«Voi siete il sale della terra e la luce del mondo»
Nelle opere della penitenza quaresimale Gesù chiede ai discepoli il digiuno, la preghiera e le opere di carità, compiute nel segreto per ottenere la ricompensa del Padre. Nella liturgia odierna sembra quasi che il Signore rovesci questo insegnamento. Per dare luce al mondo, immerso nelle tenebre e senza luce propria, sono necessarie le opere buone dei fedeli, così la I Lettura: «Se aprirai il tuo cuore all’affamato, allora brillerà fra le tenebre la tua luce». Ma solo Dio è Luce che non tramonta. Per questo ha inviato il suo Figlio quale «Luce delle nazioni» (Lc 2,32). E i cristiani, “figli della luce” (Ef 5,8), devono diventare “sale della terra” e “luce del mondo” attraverso gli atti di amore e di giustizia graditi a Dio. Essi possono irradiare la luce che deve splendere davanti agli uomini perché vedano le loro opere buone e diano gloria al Padre che è nei cieli (Vangelo) percorrendo la via privilegiata della testimonianza. Benedetto XVI diceva: «L’uomo incontra Dio attraverso un uomo che ha incontrato Dio». La luce del Padre sfolgora nel mondo nelle opere dei suoi figli (II Lettura).
IL tema della XXII Giornata Mondiale del Malato «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Giovanni 3,16), che si celebra l’11 febbraio (prima apparizione di Lourdes) pone ancora una volta la nostra attenzione sul rapporto tra fede e carità. Scrive Papa Francesco: «All’uomo che soffre Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino» (Lumen fidei, 57). La presenza di Dio è consolazione oltre che com-passione per quanti sono malati. Questa Presenza, discreta ed efficace, è un invito per tutti a far propria la cultura evangelica del dono, poiché «chi ama capisce che l’amore è esperienza di verità, che esso stesso apre i nostri occhi per vedere tutta la realtà in modo nuovo, in unione con la persona amata» (Lumen fidei, 27). La riflessione offerta quest’anno dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI, sul tema della Giornata del Malato e degli Orientamenti Pastorali per il decennio in corso, sottolinea la necessità di essere educati dal Vangelo alla cultura del dono, per dare senso alla nostra vita e con Cristo aprire varchi di luce nell’umanità.