I 25 anni di servizio abbaziale di madre Cristina Pirro

«Il ministero di abate o abadessa in una comunità monastica è autentico esercizio di paternità e maternità che porta già nel suo nome delle esigenze implicite, soprattutto il dover vivere un amore ferito dal dolore e l’essere al posto di Cristo, cioè sulla croce, a ben vedere il posto più bello in cui Egli è stato». E’ uno dei passaggi salienti dell’omelia che il vescovo diocesano Gerardo Antonazzo ha pronunciato domenica 14 settembre nel monastero di sant’Andrea apostolo ad Arpino nella celebrazione eucaristica per il venticinquesimo anniversario di servizio abbaziale di madre Maria Cristina Pirro nella comunità claustrale delle benedettine. Monsignor Antonazzo ha sapientemente interpretato il senso dei 25 anni di ministero dell’abadessa dell’antico archicenobio arpinate alla luce dei contenuti della coincidente festa dell’Esaltazione della Croce. Una festa che il vescovo non ha esitato a definire «paradossale e controcorrente rispetto alla cultura odierna che tende a rimuovere la sofferenza a vantaggio dell’efficienza e del pragmatismo». In realtà, ha spiegato il vescovo, «la croce ci insegna due verità essenziali: che non c’è amore vero senza sacrificio di sé e, d’altra parte, che nessun dolore può rimanere senza il sapore dell’amore». E’ dunque nell’abbraccio di dolore e amore che va compreso il senso dell’esaltazione della croce, che è in sostanza «esaltazione di un amore ferito». Proprio a questa tipologia di amore il vescovo ha fatto riferimento parlando del ministero di madre Maria Cristina, un servizio che Antonazzo, citando la Regola di san Benedetto, ha definito «servizio di amore ad una comunità circoscritta che però ricade in modo salvifico su tutti, come del resto accade per il mistero stesso della clausura, che non è un “vivere da parte” ma un “essere a parte” per divenire ossigeno nel cuore del mondo».

Da parte sua la madre abadessa, calorosamente festeggiata dalle consorelle e da tanti amici di Arpino e non solo, ha ringraziato il Signore per la grazia che le ha concesso «senza alcun merito», chiedendo perdono per le volte in cui non avesse corrisposto appieno ai doni del Padre. Madre Cristina ha inoltre manifestato una speciale riconoscenza ai tanti benefattori e sostenitori del monastero di sant’Andrea, a cominciare da san Giovanni Paolo II, che attraverso i suoi collaboratori sostenne fattivamente, nel corso del suo pontificato, la fondazione del monastero “Mater unitatis” in Romania, nato grazie all’impegno delle monache di Arpino e dell’abadessa in prima persona. Una speciale supplica l’ha infine elevata al Signore per le sue consorelle e per la scelta di chi dovrà succederle in futuro alla guida della comunità.

 

Augusto Cinelli

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