I destinatari dell’annuncio – IV Incontro della Scuola di Evangelizzazione

Quarto incontro, martedì 9 settembre, della Scuola di evangelizzazione per formare coloro che durante la Missione popolare diocesana saranno i portatori dell’Annuncio. Sotto la lente, come nell’incontro precedente, i destinatari dell’annuncio: a chi parliamo? L’uomo di oggi e le sue problematiche. Creare quindi una visione completa di chi e cosa vive intorno a noi. Il primo intervento, quello della prof.ssa Maria Grazia Petricca, referente per la Fondazione Migrantes e per l’ufficio antiusura della Caritas diocesana, che ha posto l’accento sulla realtà del disagio, delle povertà e dell’accoglienza attraverso la missione della Caritas, forma e vita di testimonianza cristiana soprattutto verso il prossimo. I dati forniscono un allarmante quadro della triste situazione italiana in questi anni di profonda crisi, in cui la povertà assoluta colpisce circa sei milioni di persone, senza contare poi gli ulteriori milioni di casi di povertà relativa che investe giorno dopo giorno chi perde lavoro, casa, dignità. «La Caritas – introduce la prof.ssa Petricca –  incontra vari tipi di povertà: materiale, spirituale, la mancanza di amore, di solidarietà, giustizia, la piaga di droga e alcol. Si rivolge alla Caritas chi, colpito dalla crisi, non ha più alcuna fonte di reddito.». Sono i CDA, i Centri Di Ascolto, le strutture che utilizza la Caritas per accogliere, ascoltare, rispondere ai vari bisogni e spesso rieducare. E tutto questo in collaborazione con le istituzioni civili, il Comune, la Polizia, altri enti come ad esempio l’AIPES. I Centri di Ascolto sono dislocati su tutto il territorio, e insieme alla Fondazione Migrantes, organo della CEI che presta assistenza ai migranti, si assume il compito di stimolare la valorizzazione della persona umana. Esistono poi uno sportello antiusura per l’assistenza finanziaria di soggetti in difficoltà, l’ufficio ricerca lavoro e formazione professionale, la ludoteca interparrocchiale La fortezza dei sogni, che collabora per offrire servizi ai bambini, l’Agendi, che riunisce i genitori di persone con diversa abilità per le pari opportunità e infine l’Unitalsi, che si prende cura dei disabili, offre soggiorni estivi e li accompagna in pellegrinaggio nei  grandi santuari mariani. Tutte queste grandi opere di assistenza messe in opera seguono la testimonianza e il pensiero di Madre Teresa di Calcutta Dai il meglio di te.

Il secondo intervento, da parte di Catia Coletti, responsabile del Centro servizi della Caritas Cittadini dal mondo, ha messo in evidenza quanto materialmente viene fatto giorno dopo giorno dagli operatori per tutti coloro che si rivolgono ai centri di ascolto, attraverso cui la Caritas partecipa in prima linea alla missione della Chiesa. «I Centri di ascolto sono luogo di frontiera, di mediazione. Con l’accoglienza e l’ascolto si adotta uno stile che fa riferimento all’insegnamento di Gesù, che porta ad essere attenti alla persona». I centri di ascolto rispondono ai bisogni ma hanno anche una funzione educativa: il valore aggiunto della Caritas è proprio il servizio reso alla valorizzazione della persona umana. Cittadini dal mondo, che in collaborazione con la prefettura di Frosinone ha accolto ed accoglie nelle sue strutture di Sora, Arce, Isola del Liri, anche molti dei rifugiati che in questi ultimi mesi stanno affluendo in misura massiccia sulle coste italiane, nasce dalla presa di responsabilità verso il disagio utilizzando il metodo Caritas, che porta a realizzare opere segno di speranza. L’impegno e il compito di ogni singolo operatore è quello di entrare nella storia di tutti i cittadini del mondo accolti nel centro, per farsi prossimo e offrire vero sostegno.

L’ultimo intervento, da parte dell’avv. Rino Troiani, si occupa infine del complesso mondo degli adulti.  L’analisi parte dal confronto tra due mondi, quello dei giovani e quello degli adulti: i primi una risorsa, in quanto per gli educatori ogni generazione è una nuova opportunità; i secondi «rappresentano un problema. Noi viviamo oggi in un mondo post cristiano in cui gli insegnamenti religiosi sono diventati semplicemente un fatto etico. Esiste una sorta di indifferenza religiosa, siamo quasi vaccinati contro il cristianesimo». Forte la provocazione nel risvegliare le coscienze di fronte ad una fede scontata, sonnolenta, da parte dell’avv. Troiani, che utilizza a sostegno una serie di immagini blasfeme che si possono facilmente trovare sui media ed in rete, che possono scandalizzare, ma che spesso non suscitano altre reazioni. «Si cerca di far passare la religione come un fatto culturale, mentre per altre confessioni sarebbe intollerabile un simile oltraggio. Siamo oggi diversamente cristiani, esiste una forma di protestantesimo diffuso». Cosa si può fare? Esistono due ordini di problemi: la mancanza di passione nell’annuncio e il metodo. Viene così presentato un metodo che ricalca la strategia militare: per gli adulti bisogna agire seguendo una sorta di guerriglia. Le fasi di azione: 1. Spiare, attraverso dei blitz, intromettersi nella vita delle persone, facendosi furbi come serpenti, secondo le parole di Gesù; bisogna essere presenti, pronti a colpire nel momento in cui la verità vacilla. 2. Provocare, distruggere senza pietà le loro certezze, imparando a mettere in crisi un sistema di pensiero attraverso le domande giuste, perché iniziare un percorso di consapevolezza porta all’infinito. 3. Stanare, una volta che è stata provocata, la persona va costretta a fare un passo oltre le sue certezze. 4. Colpire e demolire, “per fare male”. Cosa diceva infatti Gesù: Il mondo vi odia? Prima di voi ha odiato me. 5. Essere vicini, aiutare, consolare: bisogna essere sale e luce. Il cosa fare si potrebbe allora tradurre nella formazione degli adulti, già curata da associazioni come l’Azione Cattolica, o le comunità neocatecumenali, o ancora i gruppi di preghiera: si fa tanto, ma ancor più è ciò che bisogna fare, soprattutto non bisogna aver paura di manifestare se stessi.

Nel suo intervento conclusivo, mons. Antonazzo ha affermato che «la questione fondamentale è che la Chiesa, la fede, la pastorale sono comunione: ci si deve rapportare con la storia delle singole persone. Per lungo tempo si è vissuta una pastorale fatta di convegni, conferenze, studi… bisogna creare rapporti, relazioni, non distanze; è necessario che le persone riscoprano la bellezza della comunità. La missione è relazione, ossia ascolto, preghiera, dialogo, ma anche silenzio». In questo modo chi incontriamo sul nostro cammino sarà già predisposto a ricevere quell’annuncio di salvezza che è Cristo. È necessario avere lo spirito di chi vuol far dono, non imporre, qualcosa di straordinario. È la gioia del Vangelo: la fede è gioia. «Il kerygma  non è la prima cosa da dire quando ci si relaziona con una persona: la si coglie nella sua vita concreta» per poi portarla verso l’annuncio di Gesù. «Come afferma il Papa, il cristianesimo non cresce per proselitismo, ma per attrazione». Rendiamo bella la nostra Chiesa, mostrando negli occhi la gioia dell’aderire a Cristo.

Le foto dell’incontro  ;  Video intervento Avv. Rino Troiani

 

– Carla Cristini

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