Il Vescovo incontra i Dirigenti scolastici della Diocesi
Un proficuo incontro, quello di stamattina, 21 gennaio, del Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo con i Dirigenti scolastici degli Istituti della Diocesi. L’incontro si è svolto a Cassino, presso la sala degli Abati della Curia ed ha preso inizio con la lettura della Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo. Vedendo una partecipazione interessata sì ma numericamente non elevata, il Vescovo Gerardo, comprendendo ed avendo notizia che molti non sono potuti venire per impegni istituzionali precedentemente assunti, ha chiesto quale può essere il periodo, il giorno e l’orario più adatto e conciliabile per poter ripetere questo incontro istituzionale e collaborativo tra Chiesa e Scuola. Raccogliendo i pareri dei presenti, è emersa l’indicazione di organizzarlo verso metà novembre, di pomeriggio. Cosa che verrà puntualmente sperimentata.
Il Vescovo Antonazzo, affiancato da Don Nello Crescenzi, docente di Latino e Greco nel Liceo Classico e responsabile dell’Ufficio Scuola della Diocesi, ha fatto una panoramica dei contatti esistenti tra Chiesa e Scuola, ha ringraziato i Dirigenti e Docenti presenti, oltre che per i rapporti stabili che ci sono con l’Ufficio Scuola attraverso gli Insegnanti di Religione, per le tante occasioni educative che offrono nei loro istituti, per i molteplici progetti che portano avanti e che poi espongono in giornate speciali invitandolo spesso a presenziare, cosa che lui fa volentieri e se impossibilitato, ne incarica un suo rappresentante. Altro contatto che si è stabilito è la visita che due giovani Sacerdoti, Don William Di Cicco e Don Tomas Jerez stanno compiendo per incontrare i ragazzi del biennio delle superiori ed attivare con loro un dialogo di vita. Risulta che circa il 50% di loro compila e consegna una scheda per avere un colloquio personale, il che dimostra che questo contatto con i ragazzi è importante a livello educativo. Infine il Vescovo Gerardo ha proposto di celebrare il Giubileo della Cultura, una domenica, che potrebbe essere quella dopo Pasqua, il 3 aprile, forse meglio di pomeriggio, con tutto il mondo della cultura, in uno dei luoghi giubilari della Diocesi.
Entrando poi nel cuore dell’incontro ha detto, ricordando che in università parlò dell’apertura della “Porta Santa della Cultura”, che davvero la cultura è un’opera di misericordia, “uno dei gesti di misericordia più grandi. Infatti, se si mira non solo all’informazione, ma alla formazione integrale della persona, si porge alla persona quanto di più e di meglio esiste per il pieno compimento di sé“. A questo forma la cultura, in tutti gli aspetti possibili. Forse, ha notato, non tutti convergono sulla integralità, ma la cultura diventa formazione quando coinvolge e rispetta tutte le componenti della persona, a 360°, che vanno semplicemente riconosciute perché sono costitutive della persona umana, compresa l’apertura al trascendente, comunque lo si chiami. Questo servizio alla persona che fa la cultura, e a cui lavora la Scuola, è opera di misericordia. Certo, il compimento di sé non si raggiunge al termine della scuola, altri continueranno l’opera formativa, ma non senza ciò che è stato fatto prima.
Poi Antonazzo ha ricordato i contenuti del suo Messaggio agli studenti di inizio d’anno, in cui ha richiamato il tema del convegno ecclesiale di Firenze, “nuovo umanesimo”, intendendo come la Scuola può aiutare le persone a diventare sempre più capaci di un umanesimo pieno, vero. L’umanesimo è vero quando è un umanesimo della verità, che serve la verità della persona e la fa diventare pienamente umana; delle relazioni, a partire dal rispetto della propria e altrui corporeità; della comunicazione non tecnologica ma umana e personale; dell’ascolto per generare prossimità e prendersi cura dell’altro; un umanesimo delle differenze ma non dell’indifferenza, che non lasci mai indifferenti alle situazioni e alle persone. In tutto questo, ha concluso, la Scuola è chiamata in causa con il suo impegno, così pure la Chiesa. Ecco perché la collaborazione può essere molto proficua.
Dopo questo discorso denso e corposo, ha preso la parola Don Nello Crescenzi che, citando l’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ al n. 66, ha parlato dei profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica che ci vengono dalla Bibbia, libro della Genesi, i cui “racconti suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra“. Queste tre relazioni, ha sottolineato, sono costitutive dell’essere umano, ma oggi non è così scontato, infatti secondo alcune correnti di pensiero la realizzazione di sé dipende solo da sé.
E citando il Messaggio del vescovo (distribuito in sala) a pag. 11, dove dice “Il vero umanesimo crede e difende la visione della persona in tutte le sue dimensioni ed espressioni”, ha affermato con forza che queste dimensioni sono la triplice relazione indicata da papa Francesco: con Dio, con il prossimo e con la terra, appunto. L’uomo ha una natura razionale e relazionale e citando ancora la Genesi quando parla della creazione, ha concluso che anche Dio è relazionale e se ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza” è proprio in questa natura relazionale che va ricercata la somiglianza. La frase “Facciamo l’uomo a nostra immagine…” usa quel plurale, secondo Don Nello, che è colloquiale, interlocutorio, come se Dio si rivolgesse all’essere umano: relazionandosi con lui, lo crea. Anche il Salmo 8 “Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, / il figlio dell’uomo, perché te ne curi?“, dimostra l’essere relazionale dell’uomo. Suggerisce l’idea – ha osservato ancora – che l’uomo è tale nella misura in cui Dio se ne prende cura. Il suo essere in vita è strettamente legato al Creatore. Bisogna, ha affermato, smarcare i ragazzi dall’autoreferenzialità; se facciamo questo, abbiamo fatto il grosso e li induciamo a riconoscere il valore dell’Alterità. Oggi si vuol far passare l’idea che l’uomo basta a se stesso (v. ideologia del gender), ma è proprio ciò che è diverso, altro da me, che mi completa. Sempre in base al testo biblico, l’uomo è costituito non proprietario ma custode della terra. Se viene meno anche una sola delle tre componenti della relazionalità, viene meno la persona. Insomma, un uomo senza Dio perde la sua dignità di persona umana. Da chi la riceve se non da Dio, da se stesso?
L’uditorio, molto attento e partecipe, ha apprezzato i due interventi, tanto che si è generato un interessante confronto con domande e osservazioni, a cui il Vescovo e Don Nello hanno risposto, in un clima disteso e collaborativo che rivelava bene la volontà di stabilire una vera sinergia per il bene dei ragazzi. Al termine, non è mancato un piccolo rinfresco, che ha offerto la possibilità ancora di un utile scambio di opinioni e proposte.
Adriana Letta