Grande attesa domenica 9 novembre per la solenne celebrazione di ringraziamento che andava di fatto a sancire e a dare inizio alla nuova diocesi, sorta dall’unione delle diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo e di Montecassino con l’insediamento ufficiale del Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo. La chiesa madre di Cassino, che si preparava da giorni al grande evento, si è riempita già un’ora prima dell’inizio e quando, dalla Curia dirimpetto è cominciata la processione per fare ingresso in chiesa, era davvero uno spettacolo emozionante. Una lunga, lunghissima teoria di celebranti, aperta da ministranti, seminaristi, diaconi, completata da oltre cento sacerdoti, e conclusa dai vicari diocesani, dal Vescovo Gerardo Antonazzo e dal Nunzio Apostolico in Italia e S. Marino Mons. Adriano Bernardini, è entrata in chiesa mentre un Coro di proporzioni mai viste, nato dalla fusione di più corali, eseguiva i canti. Le bianche casule dei presbiteri hanno formato una grande macchia di colore ai lati dell’altare e davanti ad esso, in una doppia corona. Ai lati il Coro e le Autorità civili, tra cui il Prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli, il Rettore dell’Università Attaianese, rappresentanti della Regione Lazio e della Provincia, il Sindaco di Cassino e molti altri sindaci del territorio, Autorità militari, con i Comandanti provinciali delle Forze dell’Ordine. Tra le prime fila l’Unitalsi, i familiari del vescovo, religiose e religiosi, rappresentanti delle Aggregazioni ecclesiali ed esponenti di Associazioni laiche di Volontariato e tanti tantissimi fedeli.
Ognuno dei presenti vedeva ovunque una inconsueta alternanza di volti noti e volti nuovi, Cassino e Sora insieme, unite e mescolate come un’unica famiglia. Anzi: come una “bella e grande famiglia” come ha detto al termine il Vescovo Gerardo nel ringraziare. L’aveva guardata bene durante la celebrazione e solo alla fine ha espresso la sua soddisfazione nel vedere così ben iniziata quella unione additata fin dall’inizio come la strada da percorrere. Nel cuore di tutti una consapevolezza si andava confermando: siamo una diocesi nuova, in un momento cruciale di cambiamento che ci immette in un cammino inedito che, se vissuto bene, può condurre ad una comunità non solo più grande ma rinnovata e più vicina al Vangelo. Grande speranza nell’animo e al tempo stesso grande commozione.
I cassinati avvertivano che per la prima volta una così solenne celebrazione avveniva alla presenza di un unico benedettino, Dom Augusto Ricci, l’Amministratore apostolico di Montecassino in procinto di lasciare l’incarico e andar via, al quale è andato un sentito ringraziamento per bocca del Nunzio e del Vescovo, ed un forte applauso dai fedeli, per il servizio svolto nei mesi scorsi. I cassinati sapevano e sentivano anche che ormai non ci sarebbero stati più monaci e abati nelle celebrazioni diocesane: considerazione che si velava di tristezza ma al tempo stesso, in una singolare dualità di sentimenti, era accompagnata dall’entusiasmo suscitato dal nuovo vescovo. Mons. Antonazzo ha subito conquistato tutti, col suo sorriso, il suo fare aperto ed accogliente, il suo dire franco nel comunicare la sua “viva trepidazione“, e allo stesso tempo l’ “estrema fiducia nel Signore, guida e pastore della Chiesa“, con cui intraprendeva “la responsabilità di un servizio di amore più ampio a favore di questa straordinaria Comunità diocesana di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo“, aggiungendo poi parole incoraggianti: “A te amato popolo di Dio che vivi in Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, dico: non sono qui per me stesso, ma per voi, perché io ami la Chiesa più di me stesso. Grazie al ministero che il Signore mi affida sarà mia premura adoperarmi perché nessuno si senta escluso dall’amore del Signore, e nessuno rimanga indietro rispetto al cammino comune“.
Per un’occasione così importante e storica, nella chiesa era stata esposto il simulacro della Madonna Assunta, Patrona di Cassino, che rappresenta l’anima religiosa e l’identità dei cassinati e, vicino, il gonfalone della Città, con la sua medaglia d’oro: due simboli forti davanti ai quali il Sindaco Giuseppe Golini Petrarcone ha pronunciato, non senza emozione, il saluto suo e della città, una città, ha detto, “profondamente religiosa ma anche profondamente laica”.
Il vescovo Gerardo ha raccomandato di pregare… anche per lui ed ha avuto parole toccanti per chi è nel disagio e nella sofferenza: “e allora lasciatemi stringere la mano soprattutto alle famiglie che si trovano in un deficit di amore e di comunione, ai moltissimi adulti disoccupati, ai giovani esclusi e disorientati, ai malati non amati, agli anziani non accuditi nei loro sacri affetti“.
Il giorno della nomina aveva dichiarato: “Allarghiamo la Tenda senza snaturare l’identità delle nostre chiese” ed ora si stava constatando esattamente questo: la Tenda si era allargata e ci si stava dentro tutti. Bene. Non a caso tutto ciò accadeva – come ben ha sottolineato il Nunzio Apostolico nell’omelia – nel giorno della solennità della Dedicazione di S. Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente, ritenuta madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe. Dedicazione celebrata in tutto il mondo dai cattolici come se fosse la loro chiesa, celebrazione non tanto di un tempio di pietre, quanto di una comunione tra gli uomini in forza dell’amore di Dio. Perché la nostra Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo deve diventare sempre più “tempio vivo”.
Adriana Letta