QUARESIMA COME QUARANTENA?
Omelia Mercoledi delle ceneri
Sora-Chiesa Cattedrale, 26 febbraio 2020
La liturgia delle Ceneri ci educa alla verità di noi stessi: la testa china, il desiderato segno delle Ceneri benedette, l’ascolto del comandamento Convertitevi e credete al Vangelo sprigionano il profumo dell’umiltà che ci accosta alla fecondità della terra (hunus) con la fiducia in una vita rigenerata dalla conversione del cuore. Da vero ambasciatore di Dio, l’apostolo Paolo chiede di non opporre resistenze: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.
Quarantena spirituale
Ironia della sorte? La celebrazione della Quaresima quest’anno coincide con l’epidemia del coronavirus che tanta ansia, e forse angoscia, sta gettando in diverse località italiane. Al fine di prevenire ogni rischio di espansione incontrollata del contagio, si adotta la scelta forzata e precauzionale della quarantena. La sua origine segue le grandi pestilenze del Trecento, che si avvicendarono con esiti devastanti: nella seconda metà del secolo, e ancor più nel Quattrocento, fu la Repubblica di Venezia ad attuare per prima politiche sanitarie sistematiche volte a evitare la diffusione dei contagi via mare. La permanenza forzata dei marinai e viaggiatori in arrivo a Venezia durava classicamente quaranta giorni (una quarantina di giorni, quarantena secondo la forma veneziana), dopo i quali si riteneva che, senza manifestazioni di malattie, non fossero portatori d’infezione e potessero entrare in città. Ma perché proprio quaranta giorni? Solo ipotesi; tuttavia, dobbiamo ricordare che la durata di quaranta giorni purificatori ha degli evidenti addentellati biblici (il Diluvio dura quaranta giorni (Gen 7), il cammino dei quarant’anni nel deserto, il cammino di Elia verso il monte Horeb dura quanta giorni 1Re 19), il regno di Davide durò quarant’anni (1Re 2), il digiuno di Cristo nel deserto dura quaranta giorni(Mt 4), e quindi la nostra Quaresima.
Virus dell’anima
Se il pericolo di un virus richiede la massima allerta e attenzione al fine di evitare il rischio di una vera pandemia, quanta cura, accortezza e vigilanza dovremmo attuare nei confronti della pericolosità di virus spirituali, morali, e pastorali che ci contagiano dentro e quindi intorno a noi? Dinanzi a tante forme di tiepidezza, sonnolenza, pigrizia o accidia riconosciamo che poco o nulla facciamo per difenderci dalla pericolosità corrosiva di tali virus altrettanto insidiosi per la vita cristiana personale (infezione) e comunitaria (contagio), causa spesso della morte dell’anima. Se nel caso di attacchi gravi e dannosi da parte di virus si impone una strategia di quarantena, altrettanto necessaria risulta la quaresima come condizione per un necessario intervento di guarigione interiore. Non abbiamo bisogno di moralismi opportunistici; ma resta vero anche per la vita cristiana l’urgenza di verificare da quali virus possiamo risultare infettati e adoperarci per una reale guarigione (conversione).
Il vangelo del mercoledì delle Ceneri è una denuncia di alcuni virus spirituali e morali, che rischiano di diventare anche pastorali, tra i più contagiosi e letali: l’ipocrisia, l’autosufficienza e l’autoreferenzialità. Il significato etimologico di “ipocrisia” ci fa capire che si tratta di un atteggiamento con il quale si cerca di recitare una parte, recitare, fingere: sia nei confronti di Dio, che degli altri. Gesù contrappone ad un’etica dell’apparire, un’etica del segreto. Gesù ci invita a non assicurare il nostro agire in base allo sguardo che gli altri posano su di noi, perché l’identità di ciascuno, per quello che si è veramente nel cuore, non si gioca in ciò che ognuno fa sotto lo sguardo degli altri, ma nella relazione filiale con Dio, il Padre che vede nel segreto. L’ipocrisia e la falsità alimentano ricerche di soddisfazione narcisistica, soprattutto nella forma di autosufficienza e autoreferenzialità. Atteggiamenti, questi che privano la persona di vera alterità, di relazioni significative, di collaborazioni e corresponsabilità, di autentica comunione presbiterale ed ecclesiale.
Seguire Gesù nel deserto
La Quaresima ci chiede di abitare un luogo speciale nel quale vivere la personale “quarantena” spirituale: il deserto. E’ il deserto del silenzio, della solitudine (vero isolamento spirituale), dell’ascolto della Parola, del discernimento. Sono queste le condizioni che possono smascherare i virus delle tentazioni che procurano molte infezioni spirituali. Gesù stesso nel deserto dei quaranta giorni insegna il discernimento sulle tentazioni del diavolo, contrapponendo la verità della Parola di Dio non manipolata, come tenta di fare il diavolo, per vincere le seduzioni, le trappole e ogni inganno che trascina verso il peccato (in Mt 4 per quattro volte Gesù ripete Sta scritto…).
“In questo tempo favorevole, lasciamoci perciò condurre come Israele nel deserto (cfr Os 2,16), così da poter finalmente ascoltare la voce del nostro Sposo, lasciandola risuonare in noi con maggiore profondità e disponibilità. Quanto più ci lasceremo coinvolgere dalla sua Parola, tanto più riusciremo a sperimentare la sua misericordia gratuita per noi. Non lasciamo perciò passare invano questo tempo di grazia, nella presuntuosa illusione di essere noi i padroni dei tempi e dei modi della nostra conversione a Lui” (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2020).
Nella Lettera per la Quaresima-Pasqua ho richiamato presbiteri e laici all’impegno di riportare in ogni maniera la Parola di Dio a fondamento dell’esperienza della fede e al centro della vita cristiana. Solo la verità della Parola, nella quale è presente Dio stesso nell’atto di rivelarsi all’uomo, è in grado di fare la radiografia della nostra condizione interiore, di rilevare le nostre infezioni spirituali, e di rivelarsi come l’unico vaccino efficace, l’antibiotico in pillole (ogni parola che esce dalla bocca di Dio): dalla bocca di Dio al cuore dell’uomo, perché guarisca da ogni contagio.
Gerardo Antonazzo