Messaggio dell’Assemblea nazionale dell’ACI alla Chiesa e al Paese

L’Azione cattolica italiana, riunita in Assemblea con i delegati delle associazioni diocesane e delle regioni italiane, insieme ai rappresentanti delle realtà delle nazioni in cui l’associazione è presente nel mondo, vuole esprimere la gioia intensa di queste giornate, condividendo con la Chiesa e con il Paese gli impegni assunti. Si tratta di intenti che l’Assemblea nazionale, dopo un ampio coinvolgimento e un largo dibattito, propone, in forma estesa, in un Documento assembleare, che ogni associazione locale è chiamata a realizzare concretamente nei prossimi tre anni, declinandoli sulla base delle esigenze e delle attese dei diversi territori che connotano il Paese. In questa occasione, l’Assemblea è culminata nell’incontro di tutti i presidenti e assistenti parrocchiali con Papa Francesco, al cui magistero ed esempio l’Azione cattolica si ispira. Il Santo Padre ha offerto tre consegne all’Azione cattolica, espresse attraverso verbi che ne attualizzano la missione: rimanere nel Signore; andare fuori; gioire. L’associazione è chiamata ora a tradurli nella vita della Chiesa per il mondo, potendo attingere alla sua capillare presenza in tutto il territorio nazionale, che rappresenta – come ha sottolineato Papa Francesco – una risorsa preziosa per essere realmente accanto alla gente.

Roma, 3 maggio 2014

Essere «corresponsabili della gioia di vivere» delle persone che condividono con noi la terra e il tempo che il Signore ci ha donati: è questo l’obiettivo che abbiamo assunto a conclusione della XV Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana.

Avvertiamo la responsabilità, nel cuore di una crisi economica che continua a scaricare sui deboli le conseguenze più drammatiche, di aiutare tutti e ciascuno a non chinare la testa di fronte alle difficoltà della vita. Avvertiamo con urgenza il dovere di sostenere le fragilità e di indicare la strada concretissima della speranza cristiana a chiunque, in questa difficile parabola della storia, abbia perso forza e fiducia.

Vogliamo tener fede a questo impegno con una salda consapevolezza: la gioia vera, quella che non appassisce, nasce e si rinvigorisce soprattutto nell’incontro con il Signore, che ci rende «persone nuove». E si alimenta ogni giorno se, accanto a ciascuno, c’è una comunità aperta, accogliente, solidale, amorevole, che, in uno stile di gratuità e libertà, aiuta a portare e sopportare le piccole e grandi croci del quotidiano. Altrimenti le paure sommergono il presente e paralizzano il futuro. Le paure soffocano la gioia, se dimentichiamo che la nostra forza è nell’Altro e nell’altro.

A conclusione di un cammino assembleare, partito mesi fa dalle parrocchie di tutta Italia e conclusosi oggi con l’elezione del nuovo Consiglio nazionale, in uno stile di intensa partecipazione e di autentica democrazia, l’Azione cattolica italiana desidera rinnovare con il Paese un impegno che proviene dalla sua storia, prossima ai 150 anni, ma che oggi ha significati rinnovati dalle mutate condizioni storiche e culturali: essere accanto a ogni donna e uomo; essere comunità di credenti che accompagna, educa, sostiene, cura; essere membra vive, attive e corresponsabili di una Chiesa che mette al centro la persona e non la struttura.

Vogliamo dire all’Italia, a tutti i nostri concittadini, senza paura di essere considerati ingenui o sognatori: la vita è bella, è fonte di gioia, è sempre degna di essere vissuta. E vogliamo dire ai nostri vescovi: noi ci siamo, nei piccoli centri di mare o di montagna, come nei grandi conglomerati urbani, nei quartieri dove straripa il malaffare e nelle cittadine operose e produttive. Ci siamo per sostenere la ricerca di senso e speranza che alberga nel cuore di ciascuno. Ci siamo per costruire “sentieri di gioia” con i ragazzi, i giovani e gli adulti dei nostri territori. Ci siamo per testimoniare l’amore privilegiato di Dio verso chi si sente vinto dalle difficoltà, in particolare i giovani senza lavoro, le famiglie in crisi, gli anziani soli, gli immigrati sfruttati, i poveri senza speranza.

Allo stesso tempo, invitiamo ad essere «corresponsabili della gioia» rappresentanti delle istituzioni, politici, imprenditori, sindacati, rendendoci disponibili a partecipare alla costruzione di un futuro migliore, secondo l’incoraggiamento ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’incontro avuto con la Presidenza nazionale durante i lavori assembleari. A coloro che hanno la possibilità di incidere sulla vita delle persone, attraverso le responsabilità pubbliche a cui sono chiamati, chiediamo di uscire dal cono d’ombra dell’autoreferenzialità, scrollandosi di dosso il torpore creato da anni di privilegi e immobilismo. Li sollecitiamo, inoltre, a restituire “senso” al ruolo dell’Italia nell’Europa e nel mondo, senza rassegnarsi ad un futuro di marginalità e mediocrità. Li incalziamo, quindi, a rompere le catene che hanno bloccato quelle minime e necessarie riforme istituzionali ed economiche di cui ha bisogno il Paese, per rafforzare la democrazia in chiave partecipativa e imboccare la strada della fiducia. Li invitiamo, in definitiva, a rimettere al centro la persona lla sua concretezza.

La gioia di chi cammina al nostro fianco dipende da noi, soprattutto da noi. Uscire di casa e porsi accanto all’altro, incontrandolo nella sua unicità e irripetibilità, è il compito che sentiamo più urgente per rinnovare la nostra testimonianza a servizio della missione della Chiesa e del bene comune. La nostra certezza è che questo amorevole lavoro di accompagnamento alla vita delle persone in carne ed ossa è il fondamento per un nuovo ordine sociale ed economico. Senza relazioni che ci rinnovano, la convivenza civile rischia di essere solo un esperimento da laboratorio. Abbiamo bisogno dell’Altro, e dell’altro, per rieducarci a credere in noi stessi, nella nostra vita, nel nostro futuro.

È questa la «vita buona del Vangelo» che, al termine della XV Assemblea nazionale, ci sentiamo di indicare.

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