“NOI SIAMO IL PROFUMO DI CRISTO”
Omelia per la Messa Crismale,
Sora, chiesa Cattedrale, 1 aprile 2015
Amati Presbiteri,
cari Diaconi e Consacrati,
sorelle e fratelli santi per vocazione,
il clima spirituale della gioia diffusa e della comune gratitudine al Signore Gesù pervade la nostra assemblea, e provoca la mente e il cuore per una piena partecipazione ai divini misteri. Credetemi, vi prego: accolgo tutti e ciascuno con l’umiltà della mia pochezza e la fiducia sconfinata nell’opera di Dio. Un particolare saluto ai ragazi e giovani partecipi di questa azione sacra: voi siete una continua sorpresa di Dio per la speranza della Chiesa. Un ricordo speciale in questa celebrazione meritano i nostri seminaristi che sono in formazione nei Seminari Maggiori.
Prima di celebrare il solenne evento del triduo pasquale, il Signore ci convoca questa sera “al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,27). Noi siamo suo Corpo mistico e Sposa, e in noi vuole ravvivare “la gloria di proclamarci stirpe eletta, regale sacerdozio, gente santa, popolo di sua conquista, per annunziare al mondo la tua potenza, o Padre, che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce” (Prefazio T.O. I).
Olio di esultanza
Oggi le Ceneri della penitenza cedono il passo al profumo dell’olio crismale con il quale il Signore compie l’opera della nostra santificazione. Tanto grande è la misericordia di Dio, da dover gridare: “Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da’ gloria, per il tuo amore, per la tua fedeltà (Sal 115,1).
Diletta Chiesa di Dio che vivi in Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, esulta e gioisci perché Gesù Cristo, unto di Spirito Santo “comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti” (Prefazio), e ci rende “partecipi della sua consacrazione” (Colletta). In questo rito solenne ci lasciamo stordire dalla fragranza dell’olio fluente, per passare dal tanfo delle fragilità, delle divisioni e rivalità, delle incomprensioni e dei pregiudizi, al balsamo della comunione inclusiva, fraterna e accogliente.
L’olio del crisma corrobora la nostra persona “della forza dello Spirito e della potenza che emana dal Cristo” (Preghiera di benedizione del Crisma). Risplenda su di noi la luce del suo volto! La grazia dell’olio, spalmato sulla nostra vita, ci permette di assorbire la spirituale potenza divina.
L’unzione della verità
L’unzione crismale sviluppa la conoscenza e l’amore per i misteri di Cristo. Afferma l’apostolo: “Siano rese grazie a Dio, il quale diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza!“(Cor 2,14). Gli fa eco l’evangelista Giovanni: “Voi avete ricevuto l’unzione dal Santo…non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. La sua unzione vi insegna ogni cosa, ed è veritiera e non mentisce” (cfr. 1Gv 2,20.26-27). L’unzione radica la conoscenza di Gesù nel cuore del credente: “Lo Spirito della verità… voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi…lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,17.26).
L’olio crismale permette di permanere nella verità di Cristo, conserva e preserva la propria fede dalla menzogna, dall’inganno, dall’anticristo. Se la nostra vita battesimale rimane totalmente sommersa nell’olio dell’unzione ricevuta, la nostra fede si conserva viva, e non corre il rischio di essere avvelenata dal botulino della routine, dell’abitudine, del parrocchialismo, del devozionismo sterile, della finzione religiosa infarcita di ritualismi sterili e di facciata. L’unzione che garantisce la verità della fede dona lucentezza spirituale alla mente e alle opere, e ci fa brillare come astri nel mondo. L’unzione crismale fa brillare di luce diffusa la nostra vita. L’apostolo Paolo ci invita ad “essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita” (Fil 2,15-16).
Il profumo di Cristo
Continua l’apostolo Paolo: “Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo” (cfr 2Cor 2, 14-15). Dopo la Comunione pregheremo così: “Concedi, Dio onnipotente, che, rinnovati dai santi misteri, diffondiamo nel mondo il buon profumo di Cristo”. Chi marcisce nel suo peccato, nei suoi vizi e difetti, diventa odore di morte, e l’odore di morte è insopportabile se lo confrontiamo con il buon profumo della dignità battesimale. Però, se vogliamo diffondere il profumo di Cristo è necessario rompere il vasetto di alabastro: “Giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo” (Mc 14,3). Dobbiamo rompere le chiusure ermetiche dei nostri isolamenti, per spargere il profumo della comunione. E’ urgente spezzare ogni rigidità del cuore con l’urto fragoroso della compassione e della misericordia. Dobbiamo spalancare gli ambienti delle nostre parrocchie che non possono più sottostare al regime maleodorante dei fondamentalismi pastorali, gelosie e invidie, rivalità e contrasti, trincee scavate a difesa di presunti privilegi o posizioni di prestigio. Opere, queste, non dello Spirito ma della carne.
Carissimi sorelle e fratelli laici,
la vostra incidenza sul territorio è di rilevanza martiriale se profuma della santità della vita cristiana ordinaria. L’olio dello Spirito Santo lubrifica le giunture del corpo di Cristo, favorendo tra le diverse articolazione della Chiesa una migliore collaborazione, corresponsabilità e comunione. Voi laici siete consacrati per spargere il profumo del vangelo negli ambienti di vita quotidiana. Scrive s. Leone Magno: “Non è forse ministero regale che l’anima, sottomessa, sì, a Dio, faccia da guida al suo corpo? Non è forse ministero sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrire a Lui, dall’altare del nostro cuore, dei sacrifici immacolati con la nostra pietà?” (Sermo 4, 1). Cari fedeli laici sappiate sorprendere e meravigliare per la sincerità della vostra fede, sappiate stupire con un comportamento irreprensibile e invidiabile, affascinate con la qualità delle relazioni, edificate con la sobrietà dei vostri discorsi, e con l’intensità di una carità non invasiva, ma silenziosa, sincera e operosa. La Chiesa cresce per l’attrazione del suo profumo spirituale.
Carissimi Consacrati,
nella vostra vita il profumo della consacrazione battesimale si è intensificato con l’unguento dei consigli evangelici dell’obbedienza, della povertà, della castità, quale regola suprema dell’amore. In questo anno della vita consacrata non vi chiedo di fare di più, perché fate molto; già fate tutto quanto è nelle vostre possibilità. Di questo ne sono certo; lo dico perché lo vedo, e vi sono grato. Spargete più diffusamente il profumo di una vita profetica che parli di Dio come Bene assoluto, il profumo attraente della vostra appartenenza esclusiva e gioiosa all’amore di Cristo, sposo della vostra nuzialità. Papa Francesco all’Assemblea dei Vescovi italiani diceva: “Chiedete ai consacrati, ai religiosi e alle religiose di essere testimoni gioiosi: non si può narrare Gesù in maniera lagnosa; tanto più che, quando si perde l’allegria, si finisce per leggere la realtà, la storia e la stessa propria vita sotto una luce distorta” (19 maggio 2014).
Carissimi Presbiteri e Diaconi,
a voi un mio particolare pensiero nutrito di infinita gratitudine. La consacrazione del nostro battesimo è stata potenziata dal privilegio della chiamata alla sequela di Cristo come suoi apostoli, consacrati e conformati a Lui, Pastore bello particolarmente nell’atto di sacrificare la vita per le pecore. Egli ci contagia con lo splendore della sua tenerezza pastorale. Spargiamo il profumo della gioia, felici di essere preti felici. Facciamo in modo che il mondo sappia che non siamo preti per caso, o per interessi umani. Siamo chiamati a spenderci nella gratuità per coloro che non abbiamo scelto: io non ho scelto voi, voi non avete scelto me, ma siamo stati scelti gli uni per gli altri da Dio, per servire insieme coloro che non ci hanno scelti. Ognuno di noi è dono di Dio per l’altro. Spargiamo il profumo di un ministero santo, perché il Signore ha posto nelle nostre mani i santi misteri da custodire. Siate profumo di speranza per tutti, e a nessuno sia impedito per causa nostra di conoscere e amare Gesù Cristo.
Cari presbiteri e diaconi, spargiamo il profumo dell’amicizia di Cristo, nutrita di intimità e di preghiera. Parliamo di più di Lui, ma solo dopo aver parlato a lungo con Lui. Non siamo i professionisti di formule religiose, non divulgatori di pratiche sacre, non diffusori automatici di formule meccaniche, ma testimoni dell’Invisibile e sacramento di un incontro che cambia la vita. Spargiamo il profumo dell’obbedienza filiale a Dio Padre, attratti e immersi nell’obbedienza del suo figlio Gesù Cristo.
Come nel giorno della vostra ordinazione, riponete ancora, vi supplico, le vostre mani in quelle del Vescovo, per custodire integra la volontà di servire Dio nella santa Chiesa. Chiedo la vostra preghiera, perché le mie siano mani che accolgono e abbracciano, benedicono e sostengono, accarezzano per incoraggiare, si levano per indicare il cammino, mani che sollevano dalle prostrazioni e difendono dagli assalti del maligno.
Sono consapevole anche delle mie povertà, per questo vi chiedo di pregare per me, per servire nell’umiltà questa Chiesa che mi è stata affidata da Dio. La paternità del Vescovo non può indulgere a forme di paternalismo, incompatibili con il ministero della guida e della responsabilità. La paternità del Vescovo promuove l’autentica fraternità, senza esclusioni. Nessuno deve sentirsi sacerdote da solo, come fosse figlio unico e orfano. Con voi, cari presbiteri, formiamo un presbiterio, e nel calore di questa comunione con il Vescovo ognuno compie armonicamente il proprio servizio. Mi sta a cuore la vostra gioiosa serenità. Sono custode della vostra fedeltà al ministero che il Signore vi ha affidato, e del quale dovrò rispondere anch’io davanti a Dio. Il profumo del presbiterio è quello di una casa comune, abitata da una famiglia unita. Se don Tonino Bello parlava di “convivialità delle differenze”, io sento il bisogno di esortare tutti alla “riconciliazione delle differenze”. Infine, a tutti voi chiedo di unirvi alla
Preghiera del Vescovo
Signore Gesù, rinnova oggi
la consacrazione della nostra vita.
Spargi sul nostro corpo
l’effluvio odoroso dello Spirito,
perché attraverso l’unzione delle membra,
il Corpo della nostra Chiesa di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo
sia impregnato e vivificato dal tuo amore.
Rinnova Signore l’unzione del mio capo,
come nel giorno della mia consacrazione episcopale.
L’olio versato, segno della partecipazione
alla pienezza del tuo sacerdozio,
manifesti l’azione del tuo Spirito che regge e guida,
“mi conceda di pascere il tuo santo gregge
e di compiere in modo irreprensibile
la missione del sommo sacerdozio”.
L’olio versato sul capo, illumini le mie facoltà
e mi renda forte nel tempo della prova.
Rinnova Signore l’unzione delle mani aperte
dei presbiteri di questa tua Chiesa.
Riconsegna ancora i sacri misteri,
perché siano distribuiti come beni preziosi
per nutrire i fedeli con l’abbondanza della tua bontà.
Siano mani benedicenti per i cuori desolati,
mani accoglienti per i mendicanti di amicizia,
mani esperte per spargere il seme della tua Parola,
mani perforate dalle sofferenze dei più deboli.
Rinnova Signore l’unzione battesimale
sulla fronte dei diaconi, dei consacrati e dei tuoi fedeli,
perché inseriti in te, sacerdote, re e profeta,
siano sempre membra vive del tuo corpo che è la Chiesa,
pietre scelte per l’edificazione del nuovo Tempio.
Consacrali nella verità, per essere nel mondo
luce che fa brillare la tua Parola di vita.
Signore, instilla, nel cuore di questa nostra Chiesa
nuove gocce di crisma odoroso,
per rendici testimoni del Vangelo
sino ai confini della terra. Amen.
+ Gerardo Antonazzo