MARIA E LA CHIESA: TEMPIO VIVO DI DIO
Omelia per la conclusione della Peregrinatio mariana
Santuario di Canneto, 26 luglio 2015
La proclamazione della Parola ci dispone all’ascolto e all’obbedienza della fede. Radunati intorno a Gesù, proprio come la grande folla che nel vangelo odierno accerchia il Maestro, riconosciamo nella sua voce la presenza del pastore che, afferrato da una compassione viscerale, raduna il suo gregge per assicurargli il pane della Parola e del cibo della vita.
Oggi questa “grande folla” siamo noi, attratti in modo speciale dalla devozione secolare verso questo tempio dedicato alla Vergine Bruna di Canneto. Ci stringiamo tutti con affetto di figli: adulti, giovani, ragazzi, laici, consacrati, presbiteri e diaconi, aggregazioni laicali, compagnie di pellegrini, istituzioni civili, militari e di volontariato, per sentirci una grande famiglia fortificata dall’affetto speciale della Madre di Dio che tutti chiama, riunisce a sé, istruise, educa, custodisce, e soccorre secondo i disegni benevoli di Dio.
Maria, santuario di Dio
Accogliendo Maria nel suo santuario, qui a Canneto, noi riconosciamo in Lei il vero Tempio del vero Dio. Sotto l’immagine del “tempio”, o santuario, si celebra la maternità divina della beata Vergine Maria e la santità della, sua vita. Maria santissima è chiamata “santuario”, “preparato con arte ineffabile” da Dio per il Figlio suo, singolare “tempio della gloria” di Dio, per “l’obbedienza della fede (…) nel mistero dell’incarnazione”. Altre immagini, tratte dalla sacra Scrittura e dalla ricca tradizione liturgica, pressoché identiche a quella del “santuario” sono interpretate come figure della beata Vergine: dimora, nella quale abita Dio e che non potrà vacillare (cfr Sal 45, 5-6; Ap 21,3); casa del Signore, che Dio ha riempito con la sua presenza (Sal 83,11); casa d’oro, “adornata dei doni dello Spirito”; aula regale, “illuminata dal sole di giustizia”, in cui abita il Re dei re.
Se Maria è il “santuario” della presenza di Dio che in Lei si fa carne, anche la dignità anche di questo amato santuario di Canneto, dove il popolo di Dio si raduna e prega con i divini misteri, deve orientare l’animo dell’orante alla bellezza del mistero di Maria, quale santuario del Dio altissimo. La vocazione e il valore dell’arte sacra è, infatti, di favorire l’incontro spirituale tra la rivelazione del Mistero e la preghiera del popolo di Dio. La bellezza architettonica e artistica di un tempio non può mai essere fine a se stessa, ma sempre via maestra della elevazione dell’animo umano verso il Dio trascendente. Per questo desideriamo promuovere la bellezza artistica e l’adeguamento liturgico di questo santuario, perchè sempre meglio orienti alla bellezza spirituale della Vergine Maria, il cui grembo è stato costituito “santuario” vivente di Cristo Gesù.
Carissimi, rientrando con la statua della Vergina Bruna in questo santuario, celebriamo anche l’ultima tappa, in ordine di tempo, del lungo e fecondo pellegrinaggio spirituale della Madonna di Canneto nelle nostre comunità nell’arco di quasi un anno di cammino. Maria ritorna oggi “a casa sua”, come fece ritorno a Nazareth dopo aver compiuto la visita alla cugina Elisabetta all’insegna della carità premurosa per l’anziana donna divenuta madre di Giovanni Battista. Oggi è in modos speciale è come riabbracciata dai suoi santi genitori, Gioacchino e Anna, i qualii raffigurano tutto il popolo dei credenti.
La nostra è la celebrazione conclusiva, ma anche decisiva, della peregrinatio mariana. E’ una celebrazione decisiva per due questioni. La prima questione ci interpella in questi termini: come vogliamo vivere la nostra vita cristiana dopo aver accolto la presenza speciale della Vergine nei nostri ambienti di vita? Se nulla dovesse cambiare nella nostra vita spirituale, la peregrinatio mariana resterà un vago ricordo di un’emozione consumata inultilmente. Cosa Maria ci ha evangelizzato, risvegliato, ri-consegnato con il cuore premuroso di Madre? Cosa si aspetta ora la Vergine santa da ciascuno dei suoi figli e devoti? S. Paolo nel secondo brano della liturgia della Parola odierna ci ha ammoniti con dei suggerimenti conceti: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, …una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione”. L’apostolo sollecita una migliore cura della fede e una formazione più seria e sistematica del nostro essere e vivere da cristiani. Anche gli interrogativi che ho posto nella Lettera, scritta per la conclusione della peregrinatio mariana diocesana, vogliono sollecitare una forma di verifica, sia personale che comunitaria, per cogliere le opportunità spirituali e pastorali del passaggio storico della Madonna di Canneto.
Una seconda questione decisiva si pone al termine della peregrinatio: cosa vogliamo che diventi questo santuario per il nostro territorio, quale centralità spirituale perché resti faro luminoso non solo per noi, ma anche per le future generazioni? Alle benemerite istituzioni civili, regionali, provinciali e locali, chiedo a nome di tutta questa assemblea di popolo, un sempre più fattivo e ritrovato impegno per favorire ed accrescere il ricco patrimonio socio-religioso che la devozione alla Madonna di Canneto rappresenta. A nessuno, credo, è lecito immaginare di poter disperdere o svilire questo millenario tesoro della pietà popolare della nostra gente. Anche per questa ragione ho inteso recepire e riproporre in termini più istituzionali, il “Cammino di Canneto”, perché diventi sempre più, per i giovani e non solo, un’esperienza significativa del plurisecolare pellegrinaggio verso questo santuario, lungo gli antichi sentieri, magari messi in maggiore sicurezza e ben evidenziati con adeguate indicazioni direzionali.
Maria membro della Chiesa-Corpo
L’apostolo, nel secondo annuncio della Parola di Dio di oggi, ci aiuta a riflettere anche sulla Chiesa che, come Maria, è “tempio di Dio” a motivo di quella maternità spirituale per la quale la Chiesa genera il mistero di Cristo nel cuore dei credenti, facendoli rinascere alla vita della fede nel sacramento del battesimo. Maria è proposta a noi come madre e maestra della Chiesa, alla quale Ella ricorda l’unico stile di vita che si addice ad ogni forma autentica di comunità cristiana: “Comportatevi con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito” (Ef 4,2-4). S. Agostino dichiara che la Chiesa è più grande di Maria perchè “santa è Maria, beata è Maria, ma più importante è la Chiesa che non la vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa, un membro santo, eccellente, superiore a tutti gli altri, ma tuttavia un membro di tutto il corpo. Se è un membro di tutto il corpo, senza dubbio più importante d’un membro è il corpo” (Serm. 72/A, 7). Come deve vivere questo corpo di Cristo che è la Chiesa? L’apostolo ricorda a noi le “virtù” che culminano nell’amore: umiltà, dolcezza, magnanimità, e amore. Di queste virtù Maria è modello e maestra. Esse sono costitutive della coesione comunitaria. Nella teologia paolina predomina l’idea dell’ unità ecclesiale, unità donata da Cristo perché costruita con il suo sacrificio di riconciliazione, ma da saper sempre custodire e promuovere. In questo momento storico la nostra diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo ha bisogno di esprimere al meglio tali virtù, per promuovere la sua unità e coesione spirituale voluta da Cristo, e lasciarsi edificare in “un solo corpo e un solo spirito…un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo…un solo Dio e Padre di tutti”. E’ questo il cammino da percorrere per arrivare alla realtà ultima, Dio.
Maria madre del corpo di Cristo
Questa Chiesa è nutrita nel deserto del suo pellegrinaggio dal pane della vita che Gesù prefigura nel segno della moltiplicazione dei cinque pani d’orzo. L’eucarestia che celebriamo e che riceviamo è il sacramento dell’unità: nutrendoci dell’unico Copro di Cristo, l’Eucarestia ci edifica, ci trasforma con la potenza dello Spirito Santo, e ci fa diventare “in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (Preghiera eucaristica III). Spiega s. Agostino: “Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen. Perché dunque il corpo di Cristo nel pane? Non vogliamo qui portare niente di nostro; ascoltiamo sempre l’Apostolo il quale, parlando di questo sacramento, dice: Pur essendo molti formiamo un solo pane, un solo corpo (1 Cor10, 17). Cercate di capire ed esultate. Unità, verità, pietà, carità” (Discorso 272).
Anche per questo pane spirituale che è Cristo siamo debitori verso Maria. Infatti, non potremmo noi oggi ricevere Cristo nella forma del pane eucaristico, e non potremmo diventare suo corpo ecclesiale nella forza dell’amore che ci fa diventare uno in Lui, pur essenso molti, se Lui, Parola eterna del Padre, non si fosse fatto prima “carne” nel grembo della Madre. Anccora uan volta, in questa santa celebrazione, la Parola annunciata si fa carne, nel pane eucaristico, e il corpo eucaristico di Cristo che riceveremo con il nostro ‘amen’ ci farà diventare corpo ecclesiale.
+ Gerardo Antonazzo