Omelia per la festa di san Tommaso d’Aquino
(Roccasecca – Aquino, 7 marzo 2016)
Card. Francesco Monterisi
Cari Fratelli e Sorelle,
sono molto lieto di celebrare oggi con voi la festa di San Tommaso d’Aquino, vostro Patrono, vera gloria di questa terra e grande Santo e Dottore della Chiesa Cattolica. Sono da molto tempo un devoto di San Tommaso ed ho preso il suo nome, quando sono stato ammesso nel Terz’Ordine Domenicano. Ringrazio di cuore, quindi, il vostro amato Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo per avermi invitato a questa celebrazione. Auguro e prego che la Festa odierna sia ricca di frutti spirituali, per la Diocesi e la Comunità civile di questa terra, ed anche per tutta la Chiesa Cattolica, perché San Tommaso è una grande figura che tanto ha dato alla Chiesa ed alla Società.
Egli nacque proprio qui, nel Castello dei Conti d’Aquino a Roccasecca, nel 1224. Non lontano di qui, all’Abbazia di Fossanova, egli rese la sua anima a Dio, il 7 marzo 1274 (quindi, ad oggi, esattamente 742 anni fa). É giusto che questa città, questa regione e questa Diocesi onorino il loro grande Santo, nella sua Festa annuale. La sua vita si è svolta, comunque, in un ambito molto più ampio di questo territorio, e cioè tra Italia, Francia e Germania. Possiamo quindi parlare di Tommaso come di un Santo intellettuale (pensatore, filosofo e teologo) certamente italiano, ma anche di carattere europeo e di influsso mondiale e permanente.
(PERIODO STORICO) La Chiesa del suo tempo, il secolo XIII, era in un periodo di grande fioritura, anche se non mancavano problemi (pochi anni dopo la morte di San Tommaso, il Papa avrebbe dovuto lasciare Roma per risiedere ad Avignone). Erano sorti da poco i grandi Ordini Mendicanti dei Francescani e dei Domenicani, che si erano inseriti nel risveglio spirituale e culturale dell’Europa. Si erano già create le prime Università ecclesiastiche nei centri più importanti come Parigi, Bologna, Oxford e poi anche Colonia, Roma (prima ancora, a Napoli era stato Federico II ad erigere una Università “statale”). In esse si sviluppava, oltre all’insegnamento della Filosofia, della Teologia e della Sacra Scrittura, lo studio delle professioni di carattere laico (le “Arti” –così le chiamavano- e la Medicina). Gli studiosi poi si avvalevano più facilmente delle traduzioni di testi dei filosofi greci, arabi ed ebrei. Tutto questo aveva conseguenze non solo teoriche, ma anche pratiche, per la vita concreta degli uomini, nella Chiesa e nella Società. Ebbene, possiamo affermare che San Tommaso seppe comporre una sintesi ideale e programmatica e diede al mondo un indirizzo spirituale coerente e fecondo, con i principali aspetti del pensiero e della visione del suo tempo, alla luce della fede e della ragione.
(BIOGRAFIA) La Provvidenza volle che il giovane Tommaso, mandato dai genitori a studiare prima a Montecassino e poi a Napoli, vi conoscesse i Domenicani e scoprisse la sua vocazione nel loro Ordine. Vinse l’opposizione della famiglia –proprio qui, nel Castello degli Aquino a Roccasecca-, con un anno di preghiera e di studio. Quindi, i suoi Superiori, con intelligente intuizione delle sue capacità, lo destinarono a Parigi e poi a Colonia a perfezionare la sua preparazione, sotto la guida di un altro Santo scienziato Domenicano, Sant’Alberto.
Quindi, nel 1251, all’età di 27 anni, iniziò l’insegnamento all’Università di Parigi, ritenuta il centro principale degli studi della Sacra Scrittura e della Teologia e Filosofia di tutta la Cristianità. Vi rimarrà per circa 8 anni, esponendo la sua dottrina con lezioni, dibattiti e scritti a tutto campo.
Seguì un periodo di 12 anni, non meno fruttuoso, trascorso in Italia, specialmente a Roma, Napoli e Viterbo. Fra l’altro, ebbe contatti frequenti con la Curia del Papa e, sopra tutto, scrisse le sue opere più importanti: la Summa Theologica, sintesi della sua visione del mondo, e la definitiva versione della Summa Contra Gentiles, che contrastava, con attenta analisi, le dottrine degli Islamici. Svolse anche molte attività pastorali e compose i testi liturgici del Corpus Domini, con grande fede e devozione per Gesù Sacramentato.
Nel 1268, a 44 anni, San Tommaso fu inviato nuovamente a Parigi, chiamato a combattere errori e atteggiamenti molto nocivi per la Chiesa. Tornato in Italia dopo 4 anni, fu designato a Napoli, dove organizzò lo studio Domenicano presso l’Università.
Nel 1274, il Papa Gregorio X aveva convocato a Lione un Concilio, ed aveva chiamato San Tommaso a parteciparvi. Questi si mise in viaggio, nonostante la sua debolezza fisica. Giunse in questa zona del Lazio e si recò nel Palazzo di una sua nipote presso Latina, Sentitosi male, volle essere ricoverato nell’Abbazia di Fossanova. (Come detto,) Ivi lo colse la morte il 7 marzo 1274, all’età di 50 anni. Prima di consegnare la sua anima a Dio, aveva ricevuto Gesù Sacramentato a cui aveva rinnovato la sua fede, il suo amore e l’offerta della sua vita. Dopo la sua morte, le controversie sulla dottrina di San Tommaso si riaccesero vivacemente. Alla fine intervenne il Papa Giovanni XXII che, tenuto conto della devozione verso Tommaso che si diffondeva nel popolo e dopo un regolare processo sulle sue virtù, procedette alla sua Canonizzazione nel 1323. Un altro Papa, San Pio V, lo dichiarò Dottore della Chiesa nel 1567.
La venerazione per Tommaso d’Aquino, Santo e Maestro di teologi e di filosofi, è andata crescendo. Si è affermata soprattutto nei tempi moderni, anche ad opera dei Papi, in particolare di Leone XIII. Molti sono stati e sono attratti dal suo pensiero e dall’imitazione delle sue virtù e del suo lavoro. Noi pure, nella Festa di oggi, ci sentiamo portati a rendere onore e venerazione questo grande Santo, Protettore di questa terra. E ci domandiamo in che modo possiamo raccogliere la sua eredità spirituale. Le vicende della sua vita e le sue opere ci interpellano: “Cosa insegna il Santo Dottore Tommaso d’Aquino, a noi uomini del Terzo Millennio?”.
Le Letture della Messa, che abbiamo ascoltate or ora, ci danno chiare indicazioni. Si può dire che tutte e tre le Letture ci parlano della SAPIENZA. La Sapienza è la virtù che comporta conoscenze, buon senso e decisioni oculate e sicure. In effetti, la vita, i comportamenti e le opere di Tommaso sono state caratterizzate dalla SAPIENZA: essa è stata il propulsore che ha animato la sua ricerca della verità e l’impegno nella sua scrittura nell’insegnamento, che furono il tessuto di fondo di tutta l’esistenza del Santo.
Nella prima Lettura abbiamo ascoltato queste parole: “Stimai la ricchezza un nulla, al confronto della Sapienza … L’ho amata più della salute e della bellezza. Insieme alla SAPIENZA mi sono venuti tutti i beni”. San Tommaso aveva certamente queste convinzioni quando decise di farsi Religioso Domenicano, resistendo con fortezza e coraggio alle pressioni ed alle lusinghe dei suoi familiari, i potenti Conti d’Aquino. Essi gli prospettavano altri percorsi, con poteri ed onori attraenti, ma Tommaso preferì entrare nell’Ordine di San Domenico, in cui al primo posto c’era lo studio, la predicazione e l’insegnamento, la ricerca della SAPIENZA.
Questa battaglia vinta da Tommaso ci fa riflettere: nella società di oggi siamo soggetti a stimoli di tanti generi, che vogliono farci appiattire su realtà mondane, effimere, leggere e talvolta inutili. Televisione, cinema, stampa, “social network” sono mezzi che possono esserci tanto utili, ma ci inviano ”imputs” di tutti i generi, in successione quasi continua: tutto ci passa davanti come un film a ritmo veloce e non riflettiamo abbastanza su quello che vediamo e sentiamo. Non riusciamo più a valutare quello che è bene e quello che è male. Spesso diveniamo schiavi del cosiddetto “pensiero unico” che i “media” ci impongono. Per questo, abbiamo grande bisogno di sapienza, per riflettere, per giudicare con buon senso tutte le situazioni ed i problemi che incontriamo e per prendere decisioni giuste. San Tommaso scriveva: “Fra tutte le attività umane, la ricerca della SAPIENZA è quella più utile, sublime e gioiosa” (Contra Gentiles, I, 2,1).
Altrettanto “utile, sublime e gioioso” è l’insegnamento della SAPIENZA e di tutte le discipline che le si ispirano. Abbiamo ascoltato, sempre nella Prima Lettura, lo Scrittore Sacro che afferma: “Ciò che ho imparato, lo comunico senza invidia. Non nascondo le ricchezze (della SAPIENZA), perché essa è un tesoro inesauribile per gli uomini. Chi la possiede, ottiene l’amicizia di Dio”.
San Tommaso è stato un grande Maestro che non ha nascosto, anzi ha comunicato a tanti la SAPIENZA per la maggior parte della sua vita. Quando era all’Abbazia di Montecassino aveva avuto la possibilità di osservare il modo di vivere dei Monaci. Per cui non esitò a scegliere la vita dei Padri Domenicani, che gli avrebbe consentito di insegnare nelle Università più prestigiose del tempo ed entrare abitualmente in dialogo con i pensatori e la gente del suo tempo. I biografi raccontano che si tratteneva con piacere fra gli studenti, li coinvolgeva nei dibattiti, qualche volta festeggiava con loro delle ricorrenze. Nella sua Summa Theologica scriveva: “Offrire agli altri la verità, con l’insegnamento e la predicazione, è più perfetto che soltanto contemplare la verità. Per questo, Cristo ha scelto la prima via” (III,40,1).
A giusto titolo la Chiesa ha designato San Tommaso d’Aquino come Patrono di tutte le scuole nel mondo. L’amore e l’impegno di San Tommaso per la scuola e per l’insegnamento sono l’esempio più attuale che egli ci propone, in questo periodo di rapide trasformazioni. La formazione e l’educazione delle giovani generazioni è infatti la vera urgenza del momento. Il mondo di oggi ha bisogno di un rinnovamento integrale, con valori da rimettere in un nuovo assetto più elevato ed ordinato di quello esistente. Il futuro della società, dalla famiglia alla comunità nazionale, dipende dall’educazione che è data ai giovani di oggi. Investire nella scuola e nella formazione, in risorse umane e materiali, da parte della Chiesa, dei governanti, degli amministratori, degli operatori scolastici e delle famiglie, è l’operazione che si rivelerà più proficua di ogni altra, per l’avvenire delle singole persone e della società.
Anche la seconda Lettura di oggi, tratta dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, parla della SAPIENZA. Ma lo stesso Apostolo avverte che egli tratta di una “SAPIENZA che non è di questo mondo”. Questa SAPIENZA è più un dono che una conquista, è un dono dello Spirito Santo e viene concessa a quei santi che raggiungono le vette della contemplazione mistica. Dio si manifesta in questo modo intimo e misterioso a quanti si uniscono a Lui in una preghiera intensa, totalmente partecipata da cuore, anima e sensibilità, con grande gioia interiore. San Paolo ha raccontato come ebbe questa esperienza di contemplazione mistica; e la ebbe anche San Tommaso, secondo le testimonianze di suoi contemporanei. L’episodio più significativo lo provò pochi mesi prima di morire. Ebbe una visione, un’esperienza di Dio così folgorante che, da quel momento, non poté più aggiungere una riga alle sue numerose opere. Dinnanzi alla verità di Dio –diceva- tutto il resto è “paglia”.
Tommaso, in tutta la sua vicenda terrena, aveva unito sempre la preghiera allo studio ed all’insegnamento quotidiano. Dicono i suoi biografi che spesso, quando si presentavano questioni cruciali ed intricate da risolvere, egli si recava in chiesa e le dipanava con l’adorazione a Gesù Sacramentato. Anche noi dovremmo unire preghiera ed azione, specialmente nella formazione dei giovani.
A questo riguardo, nel Vangelo abbiamo ascoltato la Parola di Gesù: “Non fatevi chiamare <RABBI> (cioè “maestro”). Uno solo è il vostro RABBI (il CRISTO)… E non fatevi chiamare <GUIDE>, poiché uno solo è la vostra GUIDA, il CRISTO”. Tommaso considerava Gesù il suo vero Maestro, la sua fonte di ispirazione, la sua luce interiore. In tutte le sue opere si nota come si appellava sempre alla PAROLA di Cristo ed al suo esempio per orientarsi nella vita e nelle sue ricerche intellettuali. Potremmo dire che il suo “carisma” è stato la sintesi tra preghiera- e attività esterna, tra vita spirituale e studio-insegnamento. Cristo sia anche per noi l’unico Maestro di vita, che incontriamo nel Vangelo e nella preghiera,
Questa Santa Messa è la migliore occasione per unirci nel chiedere a Gesù, nostra Guida e Salvatore, di renderci come San Tommaso, amanti della SAPIENZA e promotori della formazione dei giovani. Tutti noi possiamo dare il nostro contributo, nella famiglia, nella scuola e nella Chiesa. Potremo così collaborare a sanare ed elevare il livello morale della nostra società.
Ce lo conceda il Signore per l’intercessione della Vergine Maria, nostra Madre tenerissima, e di San Tommaso, nostro celeste Patrono. Amen.