Omelia per l’inizio del ministero pastorale di don Tommaso Del Sorbo, parroco di Aquino
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, 12 ottobre 2013
La cordialità e l’intensità degli affetti di questa assemblea santa che si stringe intorno alla persona del nuovo parroco, il carissimo don Tommaso Del Sorbo, esprimono il ”fiuto” del popolo di Dio, capace di intuire il giusto significato degli eventi ecclesiali importanti, come quello al quale stiamo partecipando. L’orazione della Colleta di questa liturgia eucarestia domenicale, sintonizza la nostra preghiera liturgica con la certezza della presenza del Signore, e ci ha guida a chiedere a Dio la grazia di precederci e accompagnarci sempre nello sforzo di “operare il bene”.
Carissimi amici, la vita cristiana esige la continua conversione della mente e del cuore per accrescere in noi, con la grazia di Dio, la disponibilità ad operare il bene. Ma di questo siamo capaci soltanto con la grazia con cui il Signore “ci precede e ci accompagna”: “Alle spalle e di fronte mi circondi, e poni su di me la tua mano” (Sal 139,5).
Cosa significa “operare” il bene? Leggendo alcuni passi degli scritti sapienziali dell’Antico Testamento, ritroviamo questo enunciato: “Il principio della sapienza è temere il Signore” (Sir 1,9). L’amore per la sua Legge istruisce la mente e il cuore nella ricerca del vero bene. Il bene, riconosciuto alla luce della verità che viene da Dio, bisogna amarlo, accoglierlo, custodirlo come tesoro prezioso. Devo amare il vero bene: in quel bene che Dio mi indica, dimora la mia gioia.
Concretamente, carissimo don Tommaso, oggi ti viene chiesto di volere bene a questo popolo, di custodire il bene prezioso della sua fede, di svolgere bene il tuo ministero, ricercando non i propri interessi ma la il vero bene che Dio vuole compiere nella vita di ciascuno. Dio si dona attraverso tutti i germi di bene, manifestazione della sua tenerezza, che mette nelle nostre mani: in quanto spirito infinitamente perfetto, Egli è pienezza assoluta di verità e di bene, e desidera donarsi. Il bene infatti si diffonde: “Bonum est diffusivum sui” (S. Tommaso, Summa theologiae, I, q. 5 a. 4, ad 2).
Non trattenere il bene spirituale che Dio mette nelle tue mani, perché si diffonda speditamente su tutti coloro che saranno raggiunti dalla tua azione pastorale. Carissimo don Tommaso, il Signore oggi precede e accompagna questo momento della tua vita di presbitero. E’ lui a disporre della tua generosità e cordialità, di cui tutti ti siamo grati, e a renderla dono di grazia per questa comunità che ti accoglie. La Chiesa oggi ti affida questa amata e amabile parrocchia di “S. Costanzo e S. Tommaso” in Aquino, chiamandoti ad operare il bene, a favore di tutti, indistintamente. Nel nostro ministero Dio arriva per primo, ci “precede”, ama prima e più di noi le persone da guidare nel suo nome; e ci “ci accompagna”, in questo officium amoris, perché Lui stesso ci ricorda: “…senza di me non potete fare niente” (Gv 15, 5).
In che cosa consiste il bene che devi operare con la grazia di Dio?
Il bene che sei chiamato ad operare in questa Comunità è stupendamente descritto in tre espressioni della liturgia della Parola di questa domenica, che desidero sinteticamente richiamare.
“Ricordati di Gesù Cristo”
Quanto l’apostolo raccomanda al suo discepolo Timoteo, oggi lo rivolgo a te: Ricordati di Gesù Cristo!, ravviva la tua fede di battezzato e di presbitero nel Signore Gesù, il risorto. “Ricordare” non significa guardare indietro, tornare al passato, ma sentire vivo nel presente il Signore, e vivere la gioia dell’incontro con Lui. Nella santa Eucarestia celebrai il “memoriale” della morte e della risurrezione del Signore: sarà la sorgente inesauribile della tua fede e il nutrimento permanente del tuo amore. Contempla e adora, con lo stesso stupore di s. Tommaso, il mistero eucaristico: “Verbum caro panem verum verbo carnem éfficit: fitque sanguis Christi merum. Et si sensus déficit, ad firmándum cor sincérum sola fides súfficit” (S. Tommaso d’Aquino, Inno Pange lingua).
Ama Gesù Cristo con tutto il cuore, e di questo amore puro e cristallino devi nutrire in modo irreprensibile la scelta e lo stile celibatario della tua vita.
Questo è l’amore che sei chiamato a ravvivare anche nella vita di questa comunità: “Se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso (II Lettura: Tim 2,13).
“La Parola di Dio non è incatenata”
La prigionia dell’apostolo Paolo non impedisce la sua predicazione, non smorza il coraggio di annunciare la Parola per la quale è disposto a soffrire in catene, ma “la Parola di Dio non è incatenata” (II Lettura: 2Tim 2,9). Caro don Tommaso, tu sei costituito sentinella della slavezza di questo popolo, custode della sua conversione per la salvezza. Ti ricordo le parole con le quale ti è stato consegnato il Vangelo nel giorno della tua ordinazione diaconale: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunciatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.
Libera questa Parola, innanzitutto nella tua vita personale: ascolta, comprendi, prega, medita e vivi ciò che il Signore ti annuncia. Non limitare la sua forza, non distogliere il tuo cuore dalla sua luce, non indebolire la sua efficacia, non neutralizzare la sua potenza. Libera la Parola di Dio da ogni compromesso. Non avere paura di parlare con le parole del Vangelo: “Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.” (Ger 1,9) . Il pastore deve avere cura dell’arte del parlare e dell’arte di tacere. Taci quando non devi parlare, parla quando non devi tacere. La parola deve rompere il silenzio omertoso, e il silenzio deve rimanere il grambo puro della parola. L’equilibrio tra il silenzio e la parola faranno la tua saggezza. Non cercare il consenso degli uomini, ma l’approvazione di Dio. Nella «Regola pastorale», san Gregorio Magno scrive: “Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire ciò ch’è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell’errore, così un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch’è giusto e non attendono più alla custodia del gregge con amore di pastori, ma come mercenari. Fuggono all’arrivo del lupo, nascondendosi nel silenzio” (Lib 2,4)
“Guarisci e salva”
La carità pastorale con la quale sarai a servizio di questo popolo ti porterà a prenderti cura dell’uomo, di ogni uomo, di tutto l’uomo, corpo e anima. Le anime le incontei e le riconosci attraverso il volto umano che ti cerca, volto spesso ferito e martoriato. Nel vangelo di questa domenica, prima di annunciare le potenzialità della fede, incrocia l’umanità ferita dalla malattia, e guarisce dalla lebbra. Anche tu, per salvare devi prima guarire! Carissimo don Tommaso prendi a cuore le fatiche, le ansie, le prove, il pianto di molta gente. Insieme con il Vangelo, devi annunciare la dignità di ogni persona, il rispetto della giustizia, la cura dei suoi bisogni, la medicazione delle sue ferite. Al samaritano guarito insieme agli altri nove e che, unico dei dieci, ritorna per ringraziare e pe rendere gloria a Dio, Gesù dona anche la grazia della salvezza, cioè della fede in Lui quale pienezza della vita umana.
Alla Comunità di Aquino esprimo il mio apprezzamento per il cammino compiuto in questi anni, sotto la guida saggia e generosa di mons. Mario Milanese. Oggi la Comunità, accogliendo l’avvicendamento del parroco, guarda avanti con rinnovato slancio ecclesiale e missionario. Quanto il Signore oggi dichiara al samaritano con le parole “La tua fede ti ha salvato”, ditelo a tutti con le parole del salmista: “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò paura?” (Sal 27,1). Invito questa Comunità a intensificare la sua condivisione e partecipazione per tutte le iniziative destinate a promuovere la crescita culturale, spirituale e morale, favorendo una più fattiva collaborazione per il completamente anche delle necessarie strutture pastorali.
Il Signore vi ricolmi di ogni suo gesto di predilezione, perché il cuore di ciascuno sia toccato dalla certezza del suo Amore. Amen.