Presentazione del libro “Pastorale Digitale 2.0” di Riccardo Petricca
Cassino, 28 febbraio 2016
Intervento di don Alessandro Paone
Il Direttorio
C’è un testo molto bello e importante che è stato pubblicato nel 2004. La sua bellezza è nei contenuti: parla in modo semplice ed è molto organico dando delle indicazioni operative. È importante per chi opera nella comunicazione perché dà delle linee guida non esclusive, ma inclusive, ricordando che l’operatore della comunicazione svolge un servizio per tutti aiutando la comunicazione. Il testo è “Comunicazione e Missione”, Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa. La cosa ancora più importante di questo documento è la sua genesi: riprende le numerose indicazioni emerse dal Convegno Ecclesiale di Palermo (1995), nella 42 Assemblea Generale di Collevalenza (novembre 1996), agli orientamenti pastorali per il decennio 2001-2010. La stesura del documento, invece, è stata fatta attraverso la rete degli UCS di tutta Italia. La ricchezza sta dunque nella stesura. Le bozze sono state continuamente riviste e adattate alle realtà locali per far entrare la ricchezza delle esperienze e le esigenze di tutti in un documento che, purtroppo, molti oggi non conoscono.
L’UCS
Il direttorio ci dice quale è il compito dell’Ufficio diocesano per la comunicazione sociale.
“All’ufficio compete il coordinamento e l’animazione attraverso un’attenta progettazione, la formazione degli operatori e la promozione di sinergie. È inoltre importante che nelle sue iniziative l’ufficio tenga conto degli orientamenti dell’ufficio nazionale e della commissione regionale, per una più ordinata e organica pianificazione. Si debbono, inoltre, individuare alcune aeree fondamentali di competenza e di operatività relative alle peculiari esigenze della Chiesa locale e del territorio.
L’ufficio si configura come servizio alla comunità ecclesiale, e in particolare al vescovo e agli uffici pastorali mettendoli a conoscenza degli orientamenti dell’opinione pubblica sulle questioni che interessano l’azione pastorale. Il vescovo deve trovare nell’ufficio un utile supporto; per conoscere la realtà rappresentata e commentata quotidianamente dai media; per avere rassegne stampa tematiche, informazioni e pareri; per esaminare situazioni particolari e individuare l’atteggiamento da tenere e gli eventuali interventi da fare nei confronti dei media. Importanti sono, inoltre, gli incontri periodici con i direttori degli altri uffici di curia per scambi d’informazioni, possibili forme di collaborazione e iniziative comuni.”
Tutto questo ci ricorda che non lavoriamo da soli, ma siamo parte di un progetto più grande come “servitori nella vigna del Signore”.
I giornali
Andando nello specifico della comunicazione attraverso la carta stampata, l’Inter Mirifica al n. 14 esorta ad un incremento della stampa onesta. Come cristiani, a poco più di 50 anni da questo prezioso documento, a che punto siamo? La situazione odierna del quarto potere è continuamente minata: il calo dei finanziamenti statali, l’annosa questione della distribuzione postale, la diffusione di smartphone, phablet, tablet e pc, l’accessibilità all’informazione in modo gratuito abbassano la qualità dell’informazione. Tutti vogliono le notizie gratis ed oggi è facile averle: ma è vera informazione? Una inversione di tendenza sulla scia americana, è stata da poco portata dal Corriere.it rendendo a pagamento l’accesso al giornale online. Questo perché la professionalità va pagata. Il web pullula di notizie false, approssimative, tendenziose: credo che dobbiamo impegnarci di più in questo per non cadere vittima anche noi delle falsità.
Piccoli ma grandi: la Fisc
Come operatori della comunicazione siamo chiamati a stare sul territorio con la tentazione di parlare di argomenti nazionali spesso distanti da noi. Se un giornale diocesano iniziasse a trattare argomenti distanti perderebbe la sua peculiarità. La tentazione è sempre dietro l’angolo ed è dovuta al fatto di voler emergere, sentirsi più grandi perché il piccolo territorio a volte ingabbia. Ma non è così: le cose grandi sono fatte di tante piccole realtà. Così è la Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). Non un semplice accostamento di realtà giornalistiche, ma la condivisione, la messa in comune di tante ricchezze territoriali. È la voce di 193 giornali diocesani. Nel dialogo con le istituzioni nazionali questo da grande importanza: non più un giornale diocesano che parla all’Italia, ma 193 – di cui solo 5 della nostra regione – testate che dialogano con il continente.
I nuovi media
Sul testo che oggi viene presentato c’è uno sguardo molto ampio sulla pastorale digitale. Per usare delle parole del mio vescovo direi che la pastorale digitale diventa 2.0 non solo quando essa passa dal dire, come una vetrina, al far partecipare, come in un laboratorio, ma quando è in grado di generare, di coinvolgere suscitando la fede. Ma questo è solo un primo passo: non basta generare, mettere al mondo. Il secondo passo è quello della cura. È il passaggio che c’è in chi da genitore diventa padre e madre: da un atto biologico si passa ad un atto pienamente umano e spirituale insieme. È l’amore.
I nuovi media, quindi, ci chiamano ad un coinvolgimento che richiede amore. Non una semplice conoscenza di cosa sia la crossmedialità, dell’uso dei social, o della stampa, ma ad una relazione che ci chiede di sporcarci le mani dopo aver messo i nostri polpastrelli sulla tastiera o sullo schermo tattile dei nuovi dispositivi. Sporcare la vita correndo da chi ha postato una notizia, da chi ha cinguettato su twitter, da chi ha pubblicato una foto su instagram, andare da chi ha bisogno di noi e portare la parola di Gesù che vive in noi
Questo è essere cristiani: accogliere il bisogno di relazione e farlo vivere attraverso i media, non solo nei media