L’8 febraio 1616 una slavina travolse gli abitanti di Rocca de’ Vivi
L’8 febbraio 2015 la comunità di Roccavivi ha celebrato il quarto centenario di quel terribile disastro, ricordando e pregando per i defunti che allora ci furono.
Nella Parrocchia di Santa Maria Assunta, il parroco Don Peppino ha accolto i fedeli e il Vescovo Gerardo Antonazzo, il quale si è unito alla comunità del piccolo paesino rovetano nella commemorazione e nel ricordo dei concittadini scomparsi quasi quattrocento anni fa.
“Historia magistra vitae”, questo l’adagio da cui la comunità di Roccavivi è partita per “fare memoria” della storia del proprio territorio. Come hanno ricordato sia Don Peppino, sia il sindaco Giulio Lancia, è insieme che si lavora e si crea una nuova storia per la comunità nel suo insieme, civile e religiosa. Anche il Vescovo, nella sua omelia, ha spiegato come la collaborazione sia un valore fondamentale per il territorio e la comunità.
A Roccavivi, la speranza e la solidarietà hanno aiutato a guardare a ciò che di terribile era accaduto per poter ricostruire ed andare avanti anche nella tragedia, perché è «la perdita di speranza la vera tragedia dell’umanità». Il passato deve farci quindi da guida e da maestro, per vivere il presente in funzione di un futuro che sia fecondo e prospero di solidarietà. Grazie a questi valori i cittadini di quattrocento anni fa hanno contribuito a ricostruire e a far ripartire la nuova comunità, che oggi è il frutto della speranza di allora.
Ma qual è il metodo per recuperare la nostra vita del segno della speranza? Il Vescovo ha spiegato che la risposta a questa domanda si trova nel vivere in fraternità, nel fare insieme, perché le cose fatte insieme hanno un futuro, edificano, riparano il presente e creano un progetto.
Monsignor Antonazzo ha usato l’espressione “un cantiere aperto”: la solidarietà e la comunione, infatti, consentono di costruire una comunità compatta e di creare un tessuto sociale in cui il futuro è progetto realizzabile.
Katia Valentini