Relazione Sr Antonella Piccirilli

Consigli Pastorali zonali della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo

Parrocchia S. Carlo – Isola del Liri, 1.12.2021

Sala degli abati – Cassino, 2.12.2021

 

Il mio contributo fa riferimento ai due documenti già messi in circolazione per il Sinodo dei Vescovi, che sarà celebrato nell’ottobre del 2023: il Documento preparatorio e il Vademecum per i referenti, che non è solo per i referenti ma per tutti coloro che mettono testa e cuore dentro questa esperienza del Sinodo, come operatori e come trasmettitori di una grazia, che è quella del cammino sinodale.

Il Sinodo sulla sinodalità ecclesiale, dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», si è aperto solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare.

La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo: così esordisce il primo rigo del Documento preparatorio. Infatti non sono soltanto i vescovi ad essere chiamati al Sinodo, ma tutta la Chiesa; è la prima volta che avviene una consultazione di questo tipo, che è anche diversa dalla doppia consultazione che venne fatta per il Sinodo sulla famiglia: lì vi furono dei questionari a cui risposero le varie diocesi, ma qui ora tutto il popolo di Dio viene chiamato in Sinodo. Questo è un primo elemento di grande rilevanza.

Di che tipo di consultazione si tratta? Va chiarito che non si tratta di una consultazione fine a se stessa: è una consultazione per un discernimento comune del popolo di Dio, che vuole camminare a servizio del Regno.

Tutto quello che faremo aiuterà la Chiesa a percorrere nuove strade di discernimento; si tratta di acquistare uno stile sinodale, in un’esperienza di partecipazione e comunione, che il Sinodo ci propone di avviare.

In sé la comunione è un dono, nessuno di noi può comprarla, ma tutti siamo invitati ad accoglierla, per trasmetterla. Per questo comunione, partecipazione, missione sono non soltanto tre parole del titolo del Sinodo, ma elementi essenziali della sinodalità.

Se non si cammina insieme come popolo di Dio non c’è sinodalità; non ci può essere sinodalità senza comunione con la Trinità, una comunione d’amore, una comunione esercitata attraverso la partecipazione, non per essere belli tra di noi, non per essere contenti di quello che possiamo godere, ma per una missione: siamo chiamati e mandati.

Si tratta di ripensare nell’oggi come possiamo vivere la Chiesa. Papa Francesco invita la Chiesa intera a interrogarsi su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio»[1].

La domanda fondamentale che il Sinodo si pone è:

“Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?”[2].

Non camminiamo insieme per fare una gita in montagna, ma per annunziare il Signore risorto, sotto l’azione dello Spirito Santo. Se tutti siamo protagonisti del Sinodo come Chiesa chiamata in Sinodo, allora siamo avvolti dall’abbraccio dello Spirito Santo, unico protagonista, che vuole indicarci la pista da percorrere per testimoniare il Vangelo oggi.

Il Sinodo sulla sinodalità è un cammino che comincia con una consultazione che continuerà anche dopo, come un modo di essere Chiesa nel terzo millennio.  Questo elemento è significativo, perché non lo viviamo soltanto come diocesi, ma con tutta la Chiesa, in tutti i continenti; essere popolo di Dio – nell’impegno di accogliere il dono dello Spirito e di camminare nello Spirito – è una grandissima opportunità donata dallo Spirito Santo alla Chiesa per rinnovarsi, convertirsi, in una vera conversione pastorale, nella quale noi laici siamo chiamati ad essere partecipi, presenti, propositivi.

Il Documento preparatorio e il Vademecum lo dicono chiaramente: c’è una grande rilevanza data all’ascolto e al dialogo. Occorre esercitarsi cordialmente ad ascoltare, senza pregiudizi, senza infingimenti: ascoltare con il cuore, ascoltare il diverso da noi,  ascoltare l’ultimo, ascoltare chi non la pensa come noi.

All’umiltà dell’ascolto corrisponde poi una parresia, il coraggio nel parlare, il coraggio nell’esprimere non il proprio pensiero ma quello che lo Spirito suggerisce in ogni situazione.

Non sembri dunque banale la conclusione a cui arriva tutta l’organizzazione del Sinodo: per la consultazione ogni assemblea sarà suddivisa in gruppi sinodali di 6-10 persone e anche si pensa alla possibilità di fare on-line o in chat una consultazione, proprio perché va data la possibilità a tutti di parlare e di essere ascoltati.

Perciò il Sinodo ci domanda di raccontare, di fare memoria, di rispondere alla domanda sul come camminiamo insieme come Chiesa, utilizzando alcuni strumenti che ci vengono forniti; ci sono, per esempio, molte domande per i diversi gruppi sinodali che si formeranno, ma le domande sono a favore della comunione, a servizio della comunione, della partecipazione, per un discernimento della volontà di Dio sulla storia.

Si tratta di ascoltare e ascoltarsi vicendevolmente, non soltanto l’un l’altro,  ma ascoltarsi nello Spirito Santo: ascoltarsi per ascoltare quello che lo Spirito dice alla Chiesa. Ci è chiesto di ascoltarci insieme tra di noi, i vescovi, i sacerdoti, i laici, i membri delle associazioni laicali: tutti possiamo e dobbiamo ascoltarci per raccontare quello che Dio ha già costruito nella nostra Chiesa; non solo per raccontarcelo, ma per vedere che cosa lo Spirito, attraverso quella narrazione, ci vuole mettere dentro come impulso a camminare, a continuare a camminare come popolo di Dio, per non rimanere una Chiesa stanca – con un grande passato e poco futuro – ma per guardare al futuro con speranza.

Per guardare al futuro non ci vogliono dei cervelli brillanti che pensino delle progettazioni pastorali eccellenti: ci vuole un popolo che ascolta. Questo ascolto va fatto a tutti i livelli.

Il Consiglio pastorale diocesano, come quello parrocchiale o zonale è fatto dai membri vivi della nostra Chiesa: adulti, giovani, associazioni, movimenti, comunità religiose. Abbiamo l’ardire e il dovere di ascoltare tutti per sapere cosa hanno da dire. Attorno a che cosa? Nell’ambito del dono della comunione si tratta di ascoltare l’altro, cercando di capire – dentro quello che l’altro racconta – che cosa lo Spirito Santo suscita in lui e in me. Fare memoria insieme di quello che abbiamo vissuto ci aiuterà a crescere nello Spirito.

Non è un dialogo per il dialogo: è un dialogo per l’incontro con Dio, che attinge dalla liturgia, dalla preghiera, dalla Parola di Dio.

Il centro è la Parola di Dio: i documenti che ci sono già arrivati suggeriscono due icone bibliche: i discepoli di Emmaus e le figure di Pietro e Cornelio, anche questa, un’icona di Chiesa molto interessante su cui dialogare, ma come chiesa diocesana e come gruppi possiamo sceglierne altre.

Questa sinodalità siamo invitati a condividerla concretamente nell’esperienza che faremo già da subito nei prossimi mesi, perché saremo chiamati e coinvolti per la consultazione che verrà fatta.

Si tratterà nell’immediato di individuare gli operatori che possano fare il servizio di guidare i gruppi di incontro sinodale, da attivare intanto nelle nostre parrocchie, per poi allargare l’ascolto a tutti quelli che si riuscirà a coinvolgere sul piano sociale, artistico, sanitario, scolastico, ecc.

In queste dinamiche il consiglio pastorale zonale è fondamentale. Quando il Vescovo domanderà ad ogni parrocchia, gruppo, comunità uno o due referenti che possano fare da riferimento interno per il cammino sinodale, il primo a rispondere sarà il Consiglio Pastorale zonale. Quindi va tenuto nel cuore, nella preghiera, nella mente, nella formazione di questi mesi e di questi anni il cammino sinodale, che non è una consultazione che inizia e finisce.

Quella sinodale è un’esperienza che non produrrà soltanto un documento: ci sono delle strutture, delle piste da seguire; lo stesso Consiglio pastorale – parrocchiale, zonale, diocesano – è un’organizzazione, una sorta di struttura, un organismo. Ma questo organismo non è una semplice organizzazione: è un organismo ecclesiale, ciò significa che è convocato da Dio. E questa è la forza, la diversità e la qualità della sinodalità. Papa Francesco con l’indizione del Sinodo sulla sinodalità ecclesiale ci domanda di cominciare a camminare in modo sinodale, per continuare a camminare così e dare a queste nostre assemblee di partecipazione un reale contenuto di discernimento sulla vita della Chiesa.

Non è l’acqua che parla della fontana, il libro che parla dell’inchiostro: si tratta di imparare a leggere insieme, come popolo di Dio, i segni del Regno, dentro la storia del popolo di Dio che cammina.

Tale sinodalità permetterà al popolo di Dio di camminare e di vivere la sua missione, declinata in espressioni semplici, che saremo chiamati a sperimentare. Una delle formule è il gruppo di consultazione sinodale che ha un intreccio molto interessante, molto bello che sarà spiegato a breve – e che è comunque già ben descritto nel Vademecum – e che ci darà la possibilità di fare degli incontri che hanno un carattere spirituale: non è una discussione, ma un incontrarsi per camminare insieme cercando la volontà di Dio.

In conclusione faccio mio quanto detto dalla Commissione Teologica Internazionale, che a proposito del cammino sinodale afferma:

“Questo cammino percorso insieme ci chiamerà a rinnovare le nostre mentalità e le nostre strutture ecclesiali per vivere la chiamata di Dio per la Chiesa in mezzo agli attuali segni dei tempi. Ascoltare l’intero Popolo di Dio aiuterà la Chiesa a prendere decisioni pastorali che corrispondano il più possibile alla volontà di Dio” (CTI, Syn. 68).

Questo ascolto che ci doneremo reciprocamente, attorno alla Parola di Dio e nello Spirito Santo, ci porterà anche a fornire aiuto ai nostri pastori, perché giungano a prendere delle decisioni pastorali secondo il cuore di Dio.

 

Suor Antonella Piccirilli OMB

[1] FRANCESCO, Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi (17 ottobre 2015).

[2] Documento preparatorio, 2.

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