Un cammino per i giovani alla scuola di Giuseppe di Nazareth
Una “Scuola di preghiera”, questa l’iniziativa che la Pastorale Giovanile della Diocesi ha organizzato per venerdì 23 gennaio, in contemporanea in due diversi luoghi: la chiesa di S. Antonio a Cassino, per i giovani del Cassinate e quella di S. Carlo ad Isola del Liri per i giovani del Sorano. Poco prima dell’inizio, un po’ a sorpresa, a S. Antonio è arrivato il Vescovo Mons. Antonazzo, che si sapeva impegnato altrove e per questo tanto più gradita è risultata la sua presenza. Come sempre è entrato salutando uno per uno tutti quelli che incontrava e mettendosi in mezzo a loro.
Pensato per i giovani come un cammino in diverse tappe, questo appuntamento ha avuto per titolo “Insegnaci a pregare – Chiamati a mettere i nostri sogni nel sogno di Dio” ed è stato introdotto da un breve e intenso intervento del vescovo Gerardo. Egli ha ricordato e sottolineato che la preghiera non è un “ammasso di parole”, ma un incontro con il Signore, per entrare nel quale c’è bisogno di silenzio, fondamentale per entrare nella preghiera e in contatto con il Signore. Stiamo insieme, ha detto il Vescovo, come fossimo da soli, in una preghiera personale e comunitaria al tempo stesso, in cui siamo chiamati ad ascoltare e guardare: solo così potremo “vedere e gustare come è buono il Signore”. Dopo aver dato questi suggerimenti, si è messo in un banco vicino ai ragazzi e ha lasciato che fossero gli organizzatori a guidare l’incontro e fare tutto il resto, riflessioni, esposizione e benedizione col SS.mo, letture, canti. Altri sacerdoti erano come lui in mezzo ai ragazzi, disseminati qua e là nella chiesa, piena zeppa di giovani.
E’ sceso allora il silenzio totale, che ha permesso di ascoltare bene la pagina del Vangelo (Mt 1,18-25; 2,19-23) che parla di Giuseppe di Nazareth e dei suoi sogni, quello in cui un angelo gli annuncia il progetto di Dio per cui “non deve temere di prendere Maria con sé” e poi l’altro, quando l’angelo gli appare in Egitto e lo avverte che può tornare in terra di Israele perché Erode, che voleva uccidere il Bambino, è morto. Dunque l’attenzione si è concentrata proprio sulla figura emblematica di Giuseppe di Nazareth, che una piccola lectio divina offerta da Don Fabrizio, ha messo in luce. E’ stato un incontro con Giuseppe, l’uomo giusto, che nel vangelo non parla, ma esegue ciò che Dio gli chiede di fare, anche quando si rende conto che i suoi sogni personali non coincidono con i piani di Dio e deve affrontare una lotta interiore per adattarvisi. A lui l’angelo, come un padre spirituale, dice cosa deve fare e Giuseppe, che ha la vocazione ad essere padre, dimostra coraggio nel compiere la volontà di Dio. Silenzio, amore e disponibilità e poi esce di scena e scompare. Ora, ha concluso, Giuseppe ascolti la nostra personale preghiera, che ognuno scriverà sul biglietto che ha ricevuto e deporrà nel cesto ai piedi dell’altare e Giuseppe, l’uomo che sogna, sappia ascoltare i nostri sogni.
Esposta solennemente l’Eucaristia, lunghi momenti di silenzio, adorazione e meditazione, intervallati da canti e preghiere corali (tratte da bellissimi testi della Badessa Anna Maria Cànopi), hanno permesso ai presenti, molto numerosi, di interiorizzare quanto ascoltato e anche di arricchire gli spunti leggendo sul foglietto due splendidi commenti al vangelo letto: le parole “sante” di Don Tonino Bello nella sua Lettera a Giuseppe, e le parole della Chiesa, tratte dall’Esortazione apostolica Redemptoris Custos di S. Giovanni Paolo II. Ciascuno dei presenti ha scritto il sogno della propria vita e l’ha deposto, significativamente, davanti all’Eucaristia, prima della benedizione finale.
Una serata speciale, per imparare, “alla scuola di Giuseppe di Nazareth, la grande lezione di una vita umile, silenziosa, laboriosa e totalmente spesa al servizio del progetto di amore di Dio”. Una serata conclusa con il “pensiero della Buonanotte” di Mons. Fortunato Tamburrini, e in cui tutti hanno apprezzato sia i momenti di profondità interiore sia quelli del gioioso stare insieme, illuminati da una gioia senza pari.
Adriana Letta