I° Seminario teologico-pastorale
“Il secondo annuncio, per il risveglio della fede nell’età adulta”
10 marzo 2014
Introduzione del Vescovo Gerardo
E’ con particolare partecipazione d’animo che saluto questa assemblea diocesana, volto concreto e visibile di una Chiesa che cammina nella comunione, e nella condivisione del tempo e dello spazio, abitati entrambi dalla presenza del Signore Risorto.
Saluto con affetto di padre tutti voi laici, impegnati nella testimonianza personale del vangelo con la coerenza della vostra vita cristiana, e nell’opera evangelizzatrice della nostra Chiesa.
Abbraccio con amore fraterno tutti i sacerdoti, religiose e religiosi, ringraziandoli della fatica ordinaria del loro ministero e del loro apostolato, una fatica silenziosa, discreta, a volte anche sofferta perché generosa.
La preghiera appena celebrata orienta a Dio, le invocazioni del nostro animo, dilata la docilità all’ascolto della Parola, sollecita la prontezza nel cogliere le intuizioni dello Spirito Santo che piega le durezze delle nostre imperdonabili resistenze: “Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato” (Sequenza allo Spirito Santo).
Le parole del “secondo annuncio”
Nella costituzione conciliare “Dei Verbum” la Chiesa descrive la rivelazione biblica in questi termini: “Con questa Rivelazione Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé” [1].
A tinte molto chiare e nitide, la Scrittura sacra presenta lo stile di Dio come educatore del suo popolo, come accompagnatore del cammino della sua gente.
E’ un ottimo catecheta anche del “secondo annuncio”. Lo verifichiamo dalla rilettura di un brano, tra i diversi che potremmo considerare, che espone l’iniziativa di Dio rivolta alla rieducazione della fede di Israele, in forma di “secondo annuncio”.
Dio è un indomabile innamorato. Ha già dichiarato il suo amore fedele ed eterno per Israele. Il suo è sempre uno sguardo nuziale. Israele ha detto a Dio il suo primo “sì”, quello dell’Alleanza al Sinai. Ma nel corso dei secoli, Israele aveva contaminato la purezza della fede javista con l’introduzione di culti idolatrici. Il popolo continuava a professare con le labbra la sua fede in Dio, ma di fatto tentato di coltivare la religione degli idoli pagani.
Dio prende “inventa” un secondo annuncio per riguadagnare il popolo dalla sua parte, con il linguaggio dell’amicizia e con i legami dell’amore che guarisce le ferite delle infedeltà e delle trasgressioni.
In questo annuncio, Dio ripropone un amore di predilezione, ci passa accanto e si innamora sempre nuovamente della nostra storia, in particolare delle nostre debolezze e fragilità.
Ecco le parole del “secondo annuncio”[2]:
“Passai vicino a te e ti vidi.
Ecco: la tua età era l’età dell’amore.
Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità.
Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia.
Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio.
Ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di stoffa preziosa.
Ti adornai di gioielli. Ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo;
misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo.
Così fosti adorna d’oro e d’argento.
Le tue vesti erano di bisso, di stoffa preziosa e ricami.
Fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo.
Divenisti sempre più bella e giungesti fino ad essere regina.
La tua fama si diffuse fra le genti.
La tua bellezza era perfetta.
Ti avevo reso uno splendore. Oracolo del Signore Dio”.
Il secondo “primo annuncio” deve “trafiggere il cuore” negli snodi decisivi dell’esperienza umana, per dire a tutti la bellezza dell’amore fedele di Dio che accompagna, sostiene e non ti lascia mai. E’ la riproposizione del kerygma dell’amore che si illumina della Pasqua di Cristo e diviene condizione della riscoperta della fede battesimale nell’età adulta.
Secondo annuncio: uno sguardo d’amore
L’adulto al quale noi oggi ci rivolgiamo spesso porta con sé i segni di non pochi bisogni, soprattutto quello di sentirsi amato gratuitamente. A questo adulto dobbiamo porgere un annuncio di speranza per la sua vita, la speranza che si fonda sulla certezza dell’amore fedele di Dio per lui: Dio ti ama e, nonostante le tue debolezze, anzi proprio nelle tue debolezze, manifesta la potenza smisurata della sua misericordia e della sua incontenibile tenerezza.
Non siamo interessati alle cose del mondo, ma siamo interessati alla sua salvezza, al suo destino. Ci sta a cuore la sua speranza, perché non naufraghi nel dramma del non senso, dell’anticreazione, dell’antigenesi.
Dio ci insegna a guardare il mondo degli adulti con simpatia, anzi con passione, la stessa che Dio dimostra dall’alto del segno fragile e sconvolgente del Crocifisso: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”[3].
In questo amore crocifisso, Dio entra nel mondo non da padrone, ma da servo, e manifesta la sua regalità nel “fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61,1). E si fa compagno di strada, per entrare in alleanza con l’uomo di ogni tempo, e offrirgli “l’olio della consolazione e il vino della speranza”[4].
Compagni di viaggio
Educare non è istruire, ma è posare lo sguardo con tenerezza, e condividere con gratuità la vita dell’altro, quale compagno di viaggio. Raccoglieremo l’invocazione del nostro adulto che, anche quando sembra non chiederci nulla e non rispondere ad alcuna sollecitazione, resta terreno sul quale possiamo spargere il seme della Parola, con fiducia.
Per farsi compagno di strada è necessaria una nostra conversione pastorale e missionaria, una conversione che ci porta lontano dalle nostre sagrestie, senza per questo abbandonarle, per diffondere il piacevole profumo dell’incenso della vicinanza e della prossimità negli ambienti di vita e nei momenti di vita decisivi perché particolarmente significativi: nascita, sofferenza, gioia. Dolore, prove, speranze, tragedie.
La strategia del secondo annuncio mostra la bellezza della fede, contro la falsa immagine di un cristianesimo fatto passare come nemico dell’uomo, della sua libertà e della sua realizzazione felice.
Il secondo annuncio suggerire agli adulti quanto il vangelo possa contaminare felicemente la loro esistenza.
Per fare questo è necessario, anzitutto, mettersi in ascolto delle situazioni di vita e delle domande di senso, soprattutto nelle stagioni tristi dello smarrimento, della confusione, della solitudine.
La missione è il primo attributo della Chiesa, la Chiesa è missionaria; è l’urgenza da recuperare per le nostre parrocchie. Dove non si vive la logica, il metodo e lo stile della missione, la Chiesa è destinata a esaurire il suo compito, svilisce la sua opera, snatura la sua identità, sfigura il suo vero volto. E’ irriconoscibile, perché si “lascia morire” dentro, rispetto alla gioia del Vangelo. Il primo beneficio della missione lo vive chi annuncia, perché è provocato per primo nel dare ragione della sua speranza, ravvivandola interiormente.
L’Evangelii gaudium bolla l’«accidia pastorale» che impedisce di andare verso le periferie esistenziali del mondo; la «pastorale della tomba», che a poco a poco trasforma i cristiani in «mummie da museo»; il senso di sconfitta, che rende pessimisti scontenti e disincantati; l’immagine di una «Chiesa malata per la chiusura», nella quale non si può entrare e dalla quale il Signore che è dentro non può uscire; l’«introversione ecclesiale», ferma in un groviglio di schemi pastorali ripetitivi e sclerotizzati che tolgono la gioia e il dinamismo del Vangelo.
Si tratta di passare da una pastorale dedita ai molteplici servizi religiosi (sacramenti, funerali, benedizioni, catechismo dei bambini…) svuotata di annuncio, ad una pastorale di evangelizzazione finalizzata alla nascita (e rinascita) della fede specialmente negli adulti.
Buon lavoro a tutti.
+ Gerardo Antonazzo