Sora. Il manto più bello per il Corpus Domini

Sora. Il manto più bello per il Corpus Domini

Solennità del Corpus Domini a Sora con la tradizionale infiorata

La concelebrazione solenne presieduta dal vescovo Gerardo Antonazzo e animata dal coro della cattedrale diretto dal M° Giacomo Cellucci, alle ore 18.30 di domenica 3 giugno, ha visto una silenziosa e raccolta partecipazione di tanti fedeli, giunti in cattedrale per condividere comunitariamente il giorno dedicato al Corpo e al Sangue di Cristo. 

Al termine il Vescovo, con il Santissimo Sacramento, ha percorso il corridoio centrale su un variopinto tappeto di petali colorati, per scendere nella piazza dove erano già incolonnate confraternite, gruppi, associazioni, i malati con i barellieri e le dame dell’Unitalsi, una moltitudine di fedeli.

Caratteristico e commovente il passaggio nella zona antica di Sora, Canceglie, dove tra gli stretti vicoli dalle finestre vestite di tovaglie e coperte preziose un lancio di petali ha salutato il passaggio del Santissimo, unito al profumo dell’incenso di innumerevoli bracieri posizionati nelle piazzette, nei largari. Così il Corpo di Cristo ha attraversato le strade ricoperte dall’infiorata, realizzata nella serata e la notte precedenti, fino a giungere in Piazza Indipendenza.

Incredibilmente poetiche le parole del Vescovo Antonazzo nell’Omelia, di seguito una sintesi: «Andare in città abitare la città, l’Eucaristia è il rapporto tra chiesa e città tra credenti e non credenti, una costatazione evidente è il crescente degrado dell’indifferenza alla fede, di anno in anno. Noi siamo discepoli poco presenti nell’oggi. Tre sono gli aspetti costitutivi di questa festa: il Corpo di Cristo siamo tutti noi come chiesa, corpo mistico di Cristo, un corpo solo, segno di unità, servizio e speranza. Se le stesse parrocchie non sono in comunione, se le aggregazioni ecclesiali sono divise, come possiamo presentarci davanti alla città? Il punto di partenza è l’Eucaristia: segno di unità. Altrimenti il corpo è disarmonico, dilaniato da conflitti; per questo è necessaria la conversione ad ogni costo. Metterci al servizio della città qualunque posto occupiamo, ecco il vero impegno da cristiani. Chi ama sa servire, chi serve dimostra di saper amare. Così saremo capaci di dare al mondo la speranza e la gioia. La chiesa deve dare gioia, deve esprimere ottimismo cristiano, non utopia ma “eutopia” il luogo buono di testimonianza e buone prassi. Nel mondo essere Cenacolo che dà con evidenza la testimonianza dell’unità, del servizio verso gli ultimi, sorgente di speranza con gli occhi rivolti all’Eucaristia». 

Al termine dopo la solenne benedizione e la reposizione del Santissimo Sacramento, il grazie di don Ruggero Martini, parroco della cattedrale, al vescovo, alle autorità, ai presbiteri e religiosi presenti, e in particolare alle decine di volontari che hanno lavorato per allestire l’ormai tradizionale infiorata che richiama in città tantissimi visitatori e fedeli.

Foto Riccardo Petricca

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