Si è aperto con un segno di positività e ottimismo il II seminario teologico-pastorale diocesano: non solo i banchi, ma anche le sedie aggiunte all’interno della Chiesa di San Carlo, si sono rivelati insufficienti ad accogliere tutte le persone presenti per questo primo evento assembleare che ha visto interamente riunita la nuova diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
Ad aprire l’incontro, coordinato da don Giovanni De Ciantis e animato dai cori “S. Basilio” in Caira di Cassino e “Maria Ss.ma Assunta” in Terelle, il Vescovo Monsignor Gerardo Antonazzo, il quale ha sottolineato come l’appuntamento rappresenti un momento molto importante per il nostro itinerario diocesano, che non volta pagina rispetto a quanto è già stato costruito, ma è l’occasione per una nuova riflessione all’inizio del cammino quaresimale verso la Pasqua.
“Che cosa ci chiede di compiere il Signore? Come agire per educare alla bellezza della vita?” queste le domande a cui il seminario, intitolato “Vocazione e vocazioni: toccati dalla bellezza” intende dare risposta. «Quello delle vocazioni» ha infatti spiegato Sua Eccellenza «è un bene comune e il nostro territorio è ancora fertile e benedetto da Dio». «Se per alcuni aspetti è ai margini» ha proseguito «per altri è in piena sintonia con il piano del Signore, il quale opera nella coscienza di tante persone. Non c’è quindi una crisi di vocazioni, ma di risposte. Dio, infatti, continua a seminare a piene mani».
Relatore del primo appuntamento dei tre giorni di seminario, don Leonardo D’Ascenzo, vicedirettore dell’ufficio nazionale vocazioni. Il sacerdote ha aperto il suo intervento spiegandone il titolo “Toccati dalla Bellezza: vocazione battesimale e vita laicale”. «In genere» ha rivelato don Leonardo «associamo il Battesimo all’infanzia, ma non è così. In realtà, infatti, il Battesimo è l’inizio del nostro rapporto con Gesù, origine e radice di ogni vocazione».
Il vicedirettore ha poi continuato la sua relazione suddividendola in tre punti: “Vocazione primordiale: la vita”, “Vocazione battesimale e vita laicale”, “Considerazioni per la pastorale”. «Dove sta Dio in una società che crede che tutto accada casualmente?» ha chiesto don Leonardo, per poi rispondere che, a dispetto del destino e della casualità, la vita è dono ricevuto e, siccome non abbiamo fatto nulla per meritarlo, è anche gratuito. Non possiamo che riconoscerci, quindi, come destinatari di un dono. Ha poi aggiunto che i credenti devono spendere la propria vita per gli altri, a motivo dell’Altro. Anche il tempo di Quaresima può aiutare a vivere questa consapevolezza, ad esempio con il digiuno, che ci rende consapevoli della vita ricevuta dall’alto, ricordandoci il nostro essere creature bisognose del proprio Creatore.
«È il Battesimo» ha ricordato ancora il sacerdote «a farci vivere il dinamismo del passaggio da creature a figli. La vocazione ci tocca anzitutto nel momento della nascita e poi con il Battesimo che ci inserisce come membra vive nel corpo di Cristo».
In merito al ruolo dei laici, don Leonardo ha citato le parole di Papa Francesco che si è interrogato sul perché il loro fermento non abbia provocato un cambiamento. Due le risposte, possibili spunti di riflessione: o i laici non sono ben formati, oppure non trovano spazio nelle loro chiese particolari. Dove sono ben formati, inoltre, finiscono per essere fermento solo all’interno della Chiesa e non nella dimensione sociale, mentre il loro è un compito che va espletato anche nella società civile e politica. La Chiesa, ha poi ammonito il vicedirettore, deve servire ad accompagnare. Le persone, infatti, non possono essere funzionali a qualcosa, perché questo rientra nel reclutamento, mentre ciò di cui hanno bisogno è che l’educatore – che sia un sacerdote, una religiosa, un genitore o un catechista – offra il suo servizio di accompagnatore.
Per un itinerario battesimale vocazionale, ha chiosato don Leonardo, ognuno deve passare dal cuore di ghiaccio di Narciso, al cuore regale di Cenerentola per tendere al cuore crocifisso di Gesù. Ha poi così spiegato la sua particolare e originale indicazione: Narciso si è chiuso al sentimento della ninfa Eco, non è capace di riconoscere e accogliere l’amore che gli viene donato, morendo e seminando morte intorno a sé.
Cenerentola, invece, nonostante il suo essere sporca di cenere non solo fisicamente, ma anche esistenzialmente, ha un cuore regale con uno sguardo che sa andare oltre. Il suo è infatti uno sguardo vocazionale, come quello di Dio che, pur vedendo il nostro peccato, sa riconoscere in noi la sua immagine e sa vedere per noi un futuro regale. Così dovrebbe essere anche il punto di vista dell’educatore.
Gesù, infine, è colui che, dalla croce, dona la sua vita per tutta l’umanità, dona la salvezza per ogni persona, perché ogni donna e ogni uomo vale il suo sangue. Mentre Narciso muore tentando di abbracciare se stesso, Gesù muore in croce, con le braccia aperte, pronto ad abbracciare tutta l’umanità.
Il sacerdote ha infine chiuso il suo intervento citando il messaggio di Papa Francesco per questa Quaresima: “Per superare l’indifferenza e le nostre pretese di onnipotenza, vorrei chiedere a tutti di vivere questo tempo di Quaresima come un percorso di formazione del cuore, come ebbe a dire Benedetto XVI (Lett. enc. Deus caritas est, 31). Avere un cuore misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro”.
Prima della benedizione finale, il Vescovo Gerardo ha concluso l’incontro evidenziando come il Battesimo ci renda soggetti di diritti e di doveri nella vita della comunità cristiana, con un ruolo da protagonisti. Il nostro protagonismo, però, non deve essere dei primi posti, ma genuino, umile, orientato al servizio, perché, grazie al sacramento del Battesimo siamo, allo stesso tempo, pietre e costruttori della comunità cristiana. Un’ultima considerazione poi, in merito alla crisi delle vocazioni, letta da Sua Eccellenza come un’opportunità per comprendere e apprezzare la necessità dei laici nella Chiesa.
Maria Caterina De Blasis