V Incontro della Scuola di Evangelizzazione: Scendere in strada ed annunciare Cristo

È iniziato il terzo e ultimo “blocco” della Scuola di Evangelizzazione in vista dell’imminente Missione Popolare diocesana. Dopo l’analisi dei contenuti e dei destinatari dell’annuncio, si è arrivati ad analizzare gli aspetti del metodo di evangelizzazione. Questa due giorni, come ha evidenziato il Vescovo in apertura dei lavori, viene infatti impiegata per rispondere alla domanda che si pone più frequentemente quando si parla dell’annuncio del kerygma: come si fa? «Il metodo» ha spiegato Sua Eccellenza prima di lasciare la parola ai due relatori «è già contenuto, non è solo la cornice di un quadro, ma ci dice anche il modo e, nel modo, c’è già un messaggio».

Il primo ad addentrarsi nel tema del “come annunciare” è stato Francesco Graziano, un giovane, laureato alla Pontificia Università Gregoriana, appartenente al gruppo carismatico missionario e che vive l’esperienza di vita comunitaria. «La Chiesa è nata per evangelizzare» ha esordito «l’evangelizzazione è quindi nel suo DNA». «Parliamo di una nuova evangelizzazione, che non è nuova nel messaggio» ha poi aggiunto «ma nel fervore e nella metodologia che sfrutta nuovi canali per raggiungere la gente». Graziano ha così incentrato il suo intervento sull’evangelizzazione “straordinaria”, quella, cioè, che abbandona i luoghi in cui la fede è già presente e va tra le persone, lascia la Chiesa per raggiungere la strada.

In base alle sue esperienze di vita vissuta, ha rivelato che, prima di portare l’annuncio, c’è una domanda che bisogna porre, la stessa che Gesù fece ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16, 13). Di fronte ha un tale quesito, ha raccontato, ogni persona ha una reazione differente: si passa dallo stupore allo scandalo, dalla provocazione all’indurimento, ma anche all’arricchimento. «L’importante» ha sottolineato il giovane relatore «è che nel percorso di evangelizzazione non si faccia apologia, ma si portino le persone ad incontrare Gesù. Noi, infatti, non dobbiamo insegnare niente, dobbiamo solo portare un messaggio». Proprio come ha detto Papa Francesco lo scorso agosto ai giovani asiatici: “Oggi Cristo bussa alla porta del vostro cuore, e anche del mio cuore. Egli chiama voi e me ad alzarci […] e ancora di più, Egli chiede a voi e a me di andare per le strade e le vie di questo mondo e bussare alla porta dei cuori degli altri, invitandoli ad accoglierlo nella loro vita”.Per fare questo, ogni evangelizzatore deve aver fatto esperienza personale di salvezza, amando la realtà, ma, soprattutto, dimostrando zelo ed essendo coerente con il Vangelo.

Graziano ha poi raccontato una seconda esperienza, quella della missione porta a porta, che gli ha fatto capire come il vero protagonista dell’evangelizzazione sia lo Spirito Santo. «Bisogna ascoltare lo Spirito» ha commentato «e lasciarci toccare da lui, sospendendo il nostro giudizio e chiedendo, invece, i carismi». Poi un consiglio: «Dobbiamo imparare ad ascoltare l’altro, anche iniziando il discorso con semplici domande, tipo “come stai?”, senza spaventarci del fallimento, ma insistendo con la preghiera».

Dopo l’intervento di Francesco Graziano, è stata poi la volta di un altro giovane evangelizzatore romano, Alessandro, che diverse volte ha affrontato la missione sulla strada con “Una luce nella notte”. «Questo tipo di evangelizzazione» ha affermato «riconduce l’annuncio nel luogo originario. Ci fa riportare Gesù nelle strade». È un’evangelizzazione articolata con dei momenti ben definiti, che Alessandro ha elencato a partire dai quattro punti fondamentali che rientrano nel kerygma da annunciare: la salvezza in Gesù Cristo che ci libera dal peccato; la fede e la conversione nella Signoria di Gesù; il dono dello Spirito Santo; la comunità cristiana. Ha poi spiegato che Gesù ci manda a due a due e che non si evangelizza mai da soli. Altro aspetto fondamentale nella testimonianza del messaggio cristiano è la preghiera: si deve pregare, infatti, prima di partire, durante l’evangelizzazione e alla fine della serata. «Bisogna sempre sostenere la missione con la preghiera» ha esortato, proseguendo: «sono quelle ginocchia piegate in preghiera che permettono alle gambe degli evangelizzatori di stare in piedi». Prima di concludere ha poi dispensato alcuni consigli pratici su quali tipi di persone fermare e su quale sia l’approccio migliore, fino ad arrivare all’accoglienza in Chiesa.

Dopo un appassionato e partecipato dibattito, il Vescovo ha chiuso l’incontro ricordando la differenza tra l’evangelizzazione, che è gioia dell’annuncio, e il proselitismo, che, al contrario è legato a procedimenti settari e presuppone il plagio e la paura, la quale, a sua volta, genera dipendenza. Monsignor Antonazzo, prima della benedizione, ha infine sottolineato come tutte le Persone della Trinità si siano “sporcate le mani con la nostra umanità” e quindi anche lo Spirito Santo dovrà agire tramite la nostra partecipazione.

 

– Maria Caterina De Blasis

 

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