Non c’è esperienza più toccante ed efficace per meditare sulla Passione e morte di nostro Signore che fare la Via Crucis all’interno di un istituto di pena, con i detenuti. E’ quanto è stato fatto martedì 24 presso la Casa Circondariale di Cassino. A presiedere la celebrazione è intervenuto il Vescovo Mons. Antonazzo, accompagnato da Don Luigi D’Elia, che continua a prestare il suo supporto spirituale e umano nell’istituto di cui è stato a lungo cappellano, il seminarista Cristian Di Silvio, la Direttrice della Caritas locale M. Rosaria Lauro con alcuni volontari. La Direttrice della Casa, dott.ssa Irma Civitareale, sostenitrice sempre di ogni percorso di riabilitazione per i reclusi, ha partecipato facendo gli onori di casa, insieme al personale della direzione, agli Educatori, ai Commissari e agli agenti di Polizia Penitenziaria. Una piccola, raccolta processione ha percorso tutti i corridoi di tutti i piani di tutte le sezioni del carcere, sostando in ciascuna per due “stazioni” della Via Crucis. Le ultime due stazioni sono state meditate nel cortile della sezione dedicata ai sex offender.
Alternandosi, erano tre detenuti a portare la Croce ed i ceri che aprivano la processione, un altro leggeva il brano evangelico ed una breve riflessione per ogni stazione. Tutto intorno, le celle aperte, i detenuti liberi di partecipare o no. Molti uscivano, salutavano, si schieravano lungo le pareti del corridoio e partecipavano con convinzione ascoltando, pregando, cantando, spesso avendo messo al collo la corona del rosario. Altri restavano in cella, ma rispettosi, magari abbassavano anche il volume della radio. Il momento più forte era sicuramente la preghiera del Padre Nostro, recitato tutti insieme, quasi una rivelazione concreta e tangibile della fratellanza che unisce e deve unire tutti noi, esseri umani, figlio tutti di Dio Padre. Ma anche le letture del Vangelo e le meditazioni, che parlavano di giustizia e di ingiustizia, di condanne e di condannati, di sofferenza, di speranza, di liberazione… assumevano un sapore nuovo e più che mai attuale e vivo. Le parole del Vescovo, vibranti e chiare, davano speranza e tutto concorreva a credere davvero che una vita nuova è possibile, che Gesù ha già pagato per i nostri peccati assumendoseli tutti su di sé unicamente per amore e che per ognuno le sue braccia sono spalancate, sia sulla croce sia nella gloria della resurrezione. Una vera iniezione di speranza per tutti.
Adriana Letta