40ª Giornata per la Vita in Diocesi

Sabato 3 febbraio, mattina: incontro con le scuole; pomeriggio, Sala Giovenale, Aquino: Incontro – dibattito sulle questioni bioetiche riguardanti l’inizio e la fine della vita

Nella nostra Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, la celebrazione della 40ª Giornata nazionale per la Vita ha avuto due importanti momenti sabato 3 febbraio, grazie all’Ufficio diocesano di Pastorale familiare, al Movimento per la Vita e al Centro di Aiuto alla Vita di Cassino.

La mattina, presso l’Aula Pacis di Cassino, varie classi di studenti liceali hanno assistito alla proiezione del film “Piuma” di Roan Johnson, di poco più di un anno fa: una commedia che narra di Cate e Ferro, due diciottenni innamorati, alle prese con una gravidanza inaspettata: un evento che metterà in crisi la loro vita e quella delle famiglie, ma di fronte al quale alla fine si abbandonano all’ottimismo della loro età. Al film, che tratta il tema della maternità con leggerezza ma con efficacia, è seguito un dibattito a cui i ragazzi hanno partecipato con passione e che certamente li ha aiutati a considerare con maggior consapevolezza la tematica.

In serata c’è stato un momento comunitario diocesano ad Aquino, nella Sala Giovenale: un incontro-dibattito con un grande esperto, il dott. Pino Morandini, Magistrato, vicepresidente nazionale del Movimento per la Vita italiano, sul tema: Inizio e fine vita: Facciamo chiarezza – Analisi delle questioni bioetiche più urgenti. All’ingresso, in segno di accoglienza, tante primule colorate, simbolo della forza della vita sempre pronta a rinascere, e pubblicazioni sui temi di bioetica.

E’ stata indubbiamente una importante opportunità per conoscere, capire e riflettere su questioni complesse ed estremamente attuali ed interessanti che riguardano tutti e a cui è intervenuto anche il Vescovo mons. Gerardo Antonazzo. A moderare l’incontro l’avv. Arturo Buongiovanni, che ha presentato i relatori e introdotto i lavori, dando la parola prima al Vescovo Antonazzo. Egli ha osservato che attualmente sembra esserci una certa “rassegnazione” nella società sulle questioni bioetiche. Ma non nella Chiesa, che non ha mai smesso di affermare il valore della vita. Tuttavia, se oggi c’è abbastanza consapevolezza sull’inizio vita, non altrettanto si vede intorno al fine-vita. Citando Papa Francesco in un recente discorso, ha osservato che è sulla verità che bisogna confrontarsi, non sull’ideologia. Quando la ragione umana non si raccorda con la verità e con il bene, è la fine.

Ad esempio, riguardo all’accompagnamento dei malati terminali, il processo di secolarizzazione in corso, assecondando il concetto di autodeterminazione e autonomia come discorso di civiltà, ha portato a considerare l’eutanasia come una scelta e un diritto. Ma l’autodeterminazione così intesa non è una scelta di civiltà, perché fa dell’uomo un valore solo in base alla sua efficienza e produttività, altrimenti è da “scartare”. Occorre ribadire, ha detto, che la vita umana, dal concepimento alla morte naturale, possiede una dignità intangibile. Dolore, sofferenza e morte sono realtà che la cultura contemporanea fatica a guardare con sguardo di speranza. Se la guarigione non è possibile, c’è comunque la possibilità di accompagnare la persona, in punta di piedi, con rispetto e delicatezza prendersene cura e dare significato a quelle situazioni. Ha poi ricordato la “profezia” di papa Benedetto XVI: in un mondo totalmente programmato, l’uomo si troverà in una situazione di solitudine, ed ha concluso: la Chiesa altro non cerca che verità e bene dell’uomo, che deve continuare ad annunciare.

E’ seguita poi la relazione ricchissima di spunti, di competenze, di esempi, di esperienze personali e di passione del dott. Pino Morandini. Ha raccomandato la giusta visione dell’individuo, che non è solo corpo, ma interiorità, trama di relazioni molteplici, spesso da ritessere. Nella nostra natura umana – e questo non vale solo per i credenti ma per tutti – dobbiamo incontrare l’umano, educare lo sguardo che attraversi la persona. Ciascuno è chiamato ad una presenza di vita che va oltre la dimensione terrena. Di qui la preziosità della vita umana, che è sacra perché destinata all’eternità, è un bene primario che ci è stato dato, non l’abbiamo fatto noi. Il diritto alla vita è il fondamento di tutti i diritti.

Ha poi parlato delle due “frontiere” più minacciate, l’inizio e la vita terminale. Il grado di civiltà di un popolo si misura sull’attenzione a difesa dei più deboli, dal momento che i più forti si difendono da soli. Si è soffermato sul mercimonio del corpo delle donne (utero in affitto) sul mercato dei bambini come fossero dei “prodotti”, come al tempo della schiavitù. E’ in corso, ha avvertito, un attentato alla vita umana: vogliono cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico. E’ legittimo e naturale il desiderio di un figlio, ma non è un “diritto”: non c’è un diritto al figlio, ma del figlio!

La soppressione del debole, bambino o malato terminale, è un delitto, non un diritto.

Oggi si dice “male incurabile”, ma si dovrebbe dire “inguaribile”, perché si può curare. Con la legge sulle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) l’azione del medico si fonda sulle “disposizioni” (non più “dichiarazioni”) date dal paziente magari molto tempo prima, quando stava bene, e il medico deve attuarle. Così la Medicina viene sminuita e si interroga. E qui Morandini ha portato molti esempi di storture inaccettabili rese possibili: la possibilità che ci siano tre madri, una genetica (donatrice dell’ovulo), una gestazionale (utero in affitto) una legale (colei che paga per avere un figlio); la Danimarca che si propone di fare del 2023 l’anno libero da figli Down; in Italia si è praticamente introdotta l’eutanasia per omissione di cure, perché idratazione e alimentazione sono considerate “terapie”…

Bisogna mettere in atto strategie in favore della vita. E’ davvero una questione antropologica. Oggi le urgenze sono la vita umana, la famiglia, la libertà educativa dei genitori, sono prioritarie le politiche per la famiglia.

Di fronte a tanti temi così complessi ed esperienze così coinvolgenti, come anche quella di Marina De Angelis, del CAV di Cassino, non potevano mancare gli interventi del pubblico, a cui il relatore ha risposto con grande chiarezza e pertinenza. Davvero una serata utile e preziosa, su cui continuare a riflettere e ad informarsi.

Adriana Letta

 

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