In principio era il Verbo: è il Verbo che ha fatto sì che l’uomo nascesse ed è al Verbo che dobbiamo la nostra creazione. È quindi dalla Parola che tutto ha inizio e noi, operatori della parola, dobbiamo essere consapevoli di questa responsabilità.
La Chiesa cattolica celebra oggi la 50esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, una ricorrenza, istituita mezzo secolo fa da Papa Paolo VI, per sensibilizzare i fedeli sull’importanza di un sano utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa in vista di una reale e positiva crescita della comunità e della società. L’esigenza dell’allora Pontefice si fa oggi più stringente e sentita.
La comunicazione viaggia veloce sui canali social, le informazioni si susseguono e inseguono rapide e spesso incontrollate. Spetta ad ognuno di noi, allora, procurarsi le lampade che permettano di far luce e quindi orientarsi in questa confusione, valutando con attenzione e spirito critico. Spetta ad ognuno di noi, però, anche il compito di offrire una comunicazione chiara e diretta, inclusiva, ma sempre coerente e obiettiva. Una comunicazione che sappia aprire le porte e costruire ponti, capace di abbattere i muri e sciogliere i nodi, soprattutto se di filo spinato. Una comunicazione che non deve solo “dire”, ma che si impegna a condividere e a spiegare e si apre all’ascolto e all’accoglienza.
Il kerigma universale dell’amore e del rispetto, in questo anno straordinario di grazia, si declina nel meraviglioso termine “misericordia”. «Come vorrei» scrive Papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata, tradizionalmente pubblicato in occasione della festività di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti «che il nostro modo di comunicare, e anche il nostro servizio di pastori nella Chiesa, non esprimessero mai l’orgoglio superbo del trionfo su un nemico, né umiliassero coloro che la mentalità del mondo considera perdenti e da scartare! La misericordia può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio».
Così l’augurio che, in quanto “comunicatori”, rivolgiamo a noi stessi e a tutti gli operatori della parola è quello dell’impegno per favorire le relazioni nell’ottica della promozione del bene comune e della prossimità. «L’amore, per sua natura» spiega ancora il Santo Padre «è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio».
Maria Caterina De Blasis