In Università una Messa di suffragio per il giovane brillante ricercatore
Cassino, campus universitario della Folcara, cappella universitaria, ore 16,30. Fuori c’è il solito via vai colorito e vociante di studenti, lì dentro, invece, c’è un silenzio quasi irreale. La cappella, in cui si trova una famiglia nel dolore, si va riempiendo di studenti e docenti, arriva anche il Rettore Betta. Ci si riunisce per un momento di preghiera ma anche di condivisione di un dolore difficile da placare e sopire, e di fede. E’ la Messa di suffragio per un giovane ingegnere, neanche 30 anni, Luca Celenza, che qui ha studiato, si è brillantemente laureato con lode, ha conseguito il dottorato di ricerca, ha continuato a fare ricerca, mettendo al suo attivo già una ventina di pubblicazioni in cinque anni. Un ragazzo straordinario, a detta di tutti, non solo per le doti intellettive e l’impegno professionale, ma straordinario anche sul piano umano, sempre amico con tutti, rispettoso, aperto al sorriso e ad accogliere le opinioni altrui, disponibile.
Ha anche lottato, certo, contro una malattia devastante che alla fine l’ha avuta vinta su di lui. Ma solo apparentemente. Infatti in questa atmosfera quasi ovattata di silenzio, di rispetto, di dolore, in cui sembra che nessuno abbia il coraggio di muoversi o fare il benché minimo rumore, c’è una sensibile, misteriosa serenità che stempera il comune dolore in una fede nella sua presenza. Ha ragione Don Benedetto Minchella, il cappellano dell’università che celebra la S. Messa, quando nell’omelia dice: non possiamo dire “Luca è scomparso”, questo non è un verbo cristiano, perché nessuna vita scompare nel nulla: tutto ciò che esce dalle mani di Dio è eterno. Il segno distintivo del cristiano non è il crocifisso – ha affermato – ma la croce. Noi non preghiamo un morto, saremmo disperati; quella croce, pur strumento di morte, è vuota perché Cristo è risorto. E ha proseguito: nella Messa diciamo “affidiamo a Te colui di cui solo Tu conosci la fede”. Ora ci piace pensare che Luca vive con il Signore, in quel posto che Gesù ha preparato per lui, come ha detto nel Vangelo “Vado a prepararvi un posto…”. Luca ha terminato la sua esperienza terrena ed ora, ragazzo così luminoso come tutti coloro che l’hanno conosciuto attestano, non può che essere in Dio, sorgente della luce, che non mancherà di dare luce e consolazione anche ai suoi familiari, che sono ora in un momento di buio e di sofferenza. Le parole di Don Benedetto scendono come balsamo nell’animo di tutti, rasserenato benché addolorato.
Al termine della celebrazione, prende la parola il prof. Paolo Vigo, già Rettore dell’Università, ricordando Luca, suo allievo, “cavallo di razza della scuderia della fisica tecnica cassinate”, che si era fatto apprezzare all’interno e all’esterno dell’università e “aveva senza dubbio contribuito ad accrescere la credibilità della nostra comunità accademica”. Poi racconta un piccolo episodio in cui Luca, fresco di studi impiantistici, quasi diventando suo maestro, aveva risolto un problema della sua casa con un impianto perfettamente funzionante, che ora gli ricorda ogni giorno quel giovane brillante ingegnere.
E’ stata poi la volta del prof. Marco Dell’Isola, direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica dell’Università, secondo cui “Luca, ragazzo di una sensibilità particolare, unica, sapeva costruire con tutti un legame particolare, era un ragazzo stupendo, una giovane promessa della ricerca scientifica. Io – ha aggiunto – non so dare un senso alla morte di Luca, ma Luca è riuscito dare un senso alla sua breve ma intensa esistenza”. Il professore ha ricordato che Luca aveva “una serenità e stabilità emotiva che neanche la malattia è riuscita a scalfire”. Negli ultimi giorni il suo volto era sofferente ma sempre sorridente. “La sua morte – ha concluso con commozione – ci addolora, ma prevale la gioia e la consapevolezza di aver incontrato uno studente, un giovane ricercatore, una persona veramente eccezionale”. Dell’Isola, a cui si deve l’iniziativa di questa Messa di suffragio in università, ha poi consegnato ai genitori di Luca un piccolo libro che raccoglie le pubblicazioni di Luca. Nel clima caldo di affetti e di sentimenti che si respirava nella cappella, Luca era presente, sicuramente. Col suo sorriso.
Adriana Letta