Lo restituì a sua madre

X Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Abbiamo appena celebrato la festa del Corpus Domini. Domenica scorsa abbiamo adorato il sacro Corpo del Signore presente nella Santissima Eucaristia, segno di unione di tutto il genere umano (Cf. LG I, 1) e cibo per la vita celeste. Oggi nel Vangelo Gesù risuscita il figlio della vedova di Nain, morto prematuramente lasciando ancora più sola, sua madre già vedova. La morte sembra la suprema condanna dell’uomo, l’ultima parola su tutto il bene che si può fare in questo mondo e nella nostra vita.

Il caso è disperato. Tutti piangono sulla triste situazione della vedova: molta gente della città era con lei. Gesù va’ oltre il comune sentimento popolare. E’ venuto per donare il suo corpo al corpo e all’anima dell’uomo, offesi dal peccato. La più grande offesa subita è la morte, separazione dell’anima dal corpo, ripudio dell’opera più alta della creazione di Dio. Il dispetto sembra compiuto. Senza soluzione. Il figlio è morto. Figlio unico di madre vedova. La madre, che è ogni madre, genera un figlio che è destinato alla morte. A che pro allora tanta fatica, tanti sacrifici e sofferenze se poi il frutto del travaglio del parto è anch’esso un morto?

La risposta ce la dà Cristo. Egli è la vita: sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10, 10). Attraverso la croce Cristo si fa pane per noi, corpo per salvare il nostro corpo, vita per salvare la nostra vita: nessuno me la toglie ma io la offro da me stesso perché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo (Gv 10, 18).

Gesù è venuto per tutti. I pagani anzi sono quelli che meglio rispondono all’annuncio del Vangelo; All’udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!» (At 11, 18). L’umanità intera è rappresentata in questa donna di Nain che piange sul suo figlio, nato per morire. In effetti, ogni madre è raffigurata in questa madre perché ogni madre senza l’apporto di Cristo genera un figlio per la morte. Oggi l’umanità è proprio simile a questa madre … lontana da Cristo, più colpevole della vedova di Nain perché dopo aver conosciuto Cristo si è allontanata da lui, mentre la vedova lo vedeva per la prima volta. I frutti moderni della società senza Cristo sono solo frutti di morte: aborto, divorzio (morte del matrimonio), unioni sterili, eutanasia. Un’umanità che con la maschera della tecnologia si è tuffata nel suo suicidio.

Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Sembra strano che la prima attività di un morto che è tornato alla vita sia quella di parlare. Probabilmente qui si deve intendere che comincia di nuovo a formulare pensieri giusti, sani. La condanna di Babele era stata la confusione delle lingue (Cf. Gn 11, 7). Nessuno comprendeva più la lingua dell’altro e così la morte raggiunse quella città. Per la divisione interna la torre non fu completata: il Signore li disperse su tutta la terra (Gn 11, 9).

Così con la vita recuperata si recupera anche il sano pensiero, l’unione degli intenti, una sana lingua per cui il figlio può ancora parlare a sua madre: lo restituì a sua madre. La madre aspettava il frutto del suo grembo. Oggi Dio è come una madre che attende pazientemente i suoi figli. Egli li aspetta ma essi tardano a venire. Si compiacciono della morte. Non è la vita individua che realizza l’uomo: questa è la vita del figliol prodigo prima della conversione. La vita che Dio vuole è la vita di relazione, quella che intercorre tra madre e figlio, la più forte e la più salda che ci possa essere. Così Dio è come una madre che ha cura dei suoi figli. La dipendenza dell’uomo da Dio è causa del suo bene, della sua vita e del dono della propria vita agli altri. E’ Gesù che restituisce gli uomini ai rapporti vitali interrotti, che restituisce i genitori ai figli e i figli ai genitori, lo sposo alla sposa e la sposa allo sposo. Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo. La chiusa trionfale esprime l’entusiasmo della gente per il prodigio compiuto da Gesù. Entusiasmo legittimo ma ampiamente frustrato per l’incoerenza di chi lo esprime. Gli stessi che lo definirono profeta e addirittura Dio che ha visitato il suo popolo (Lc 7, 16) poi lo condanneranno e lo crocifiggeranno. Siamo anche noi tra loro. Nonostante tante volte Gesù ci abbia ridato la vita, fisica o spirituale, ecco che la nostra ingratitudine sale fino al cielo. Ci contentiamo dei prodigi ma non andiamo oltre, non sappiamo interpretarli alla luce dell’unico vero Dio.

Ci salvi la Santa Vergine da una fede troppo tiepida, da una vita spesa senza vero amore, senza filiale rapporto con Dio come con la propria madre! E’ la Vergine che ci facilita il compito! Creata da Dio per la missione unica di Generare il Verbo di Dio, ora è segno di sicura speranza e consolazione (LG 68), una vera madre che ci mostra il volto materno di Dio!

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio 

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