Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi

XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno C

In questa domenica la liturgia ci presenta la prima missione “allargata” che Gesù affida alla sua Chiesa: è la missione dei settantadue discepoli. I settantadue simboleggiano tutte le nazioni della terra che devono essere visitate dal Verbo divino. Gesù manda i suoi apostoli in condizioni di debolezza e di indigenza perché risulti chiaramente che la missione affidata loro viene dal cielo: Non portate borsa né bisaccia, né sandali. Se non sono i mezzi umani che sostengono i missionari ciò vuol dire che questi sono sostenuti dalla grazia divina. Dio apre la strada e le porte a coloro che lo annunciano.

Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Addirittura l’ostilità delle genti sarà un segno della missione. La dialettica lupo-agnello era ben conosciuta tra i pagani dalle fiabe degli antichi scrittori e Gesù la riprende per dire lo status dei suoi missionari: non hanno nessuno che li difenda né appoggi politici né sicurezze economiche né solidità culturale e dialettica. La loro sola forza è il mandato divino.

Non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. L’urgenza della missione esige la priorità assoluta su tutti gli aspetti umani. E’ più importante che la gente si salvi piuttosto che abbia amicizia umana con il missionario del Vangelo. L’apostolo non cerca la sua gloria ma la gloria che viene da Dio solo, non cerca i saluti delle piazze (Cf. Mt 23, 7), ma solo la salvezza delle anime.

In qualunque casa entriate dite: Pace a questa casa. Il missionario del Vangelo porta con sé la pace. Non come la da il mondo io la do a voi (Gv 14 27). La pace di Cristo è Cristo stesso: Cristo è la nostra pace (Ef 2, 14).

I missionari sono portatori di Cristo. Sant’Ignazio di Antiochia, il grande Vescovo e Martire, così comincia la sua Lettera agli Smirnesi: Ignazio, detto anche Teoforo, si rivolge alla Chiesa di Dio e del Diletto Figlio Suo Gesù Cristo (1. 1.) Il Santo Vescovo sa di essere “Teoforo” e non solo di nome ma perché è portatore di Dio, portatore della grazia autentica che trasforma gli uomini in santi. E’ il vero missionario della fede.

Restate in quella casa mangiando e bevendo quello che hanno. Il missionario vive del frutto della fede che dona e riceve.  Non si riesce sempre a capire questo ma il pane ricevuto per fede è pane di grazia e provvidenza, pane benedetto che sgorga da un cuore purificato dall’azione dello Spirito Santo, dallo Spirito Santo in atto nelle persone che lo ricevono. Si offre lo Spirito e si riceve pane per sovrabbondanza dello Spirito.

Quando entrerete in una città e non vi accoglieranno … si dà il caso che, come Cristo non è stato accolto, così anche i missionari del Vangelo possono non essere accolti. Ma questa sarà un’ulteriore testimonianza per la città che si dimentica o rifiuta Cristo. L’assenza del missionario, infatti, è ricevere polvere … anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. La città che rifiuta Cristo non è che polvere, gode del suo essere polvere e perirà in essa. In effetti, senza la grazia di Dio, senza Cristo, tutto si riduce a nulla. Ecco il perché del pensiero nichilista moderno, tutto ripiegato su se stesso, tutto proteso verso il nulla. Non ha aspirazioni divine e soprannaturali, non tende al Regno di Dio, non vuole Cristo. Dunque è polvere: Pulvis es et in pulvere reverteris… recita la liturgia traducendo in monito esortativo il famoso passo della Genesi sul peccato originale (Cf. Gen 3, 19).

In quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. Di quale giorno parla Gesù? Del giorno del Regno di Dio, il giorno senza tramonto. Il giorno in cui non c’è più morte, né lutto, né lamento né affanno (Ap 21,4). Sodoma subì il tremendo castigo per la sua depravazione morale (Cf. Gn 19, 23). Sembra che Gesù consideri un delitto più grave rifiutare i missionari della fede e rifiutare la sua grazia.  Sodoma avrà un castigo meno duro di chi avrà rigettato la fede. Oggi che il mondo va dietro più a Sodoma che a Cristo che deve aspettarsi dal Signore?

Un motivo di gioia dei discepoli è che anche i demoni si sottomettono. Ma Gesù sembra non dare importanza alla cosa. E’ certamente un prodigio che un demonio, che è un angelo, si sottometta a esseri umani per la sola grazia di Cristo. Ma non è questo che deve rallegrare il cuore dei missionari: la vittoria sul demonio in questo mondo è una vittoria parziale. Finché siamo nel mondo dovremo combattere contro di lui. Ciò che invece deve rallegrare il cuore dei discepoli è che i vostri nomi sono scritti nel cielo, cioè che abbiamo un avvocato presso il Padre (1Gv 2, 1) Dio con noi … (Mt 1, 23), la virtù provata (Rm 5, 3-4). Diversamente rischiamo di godere umanamente di un bene soprannaturale. E’ l’essere trasformato in Cristo che unicamente rende felici … come la Vergine Immacolata, eterna sposa del Redentore.

P.Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

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