Nella parrocchia di S. Antonio a Cassino Messa solenne e Processione
Il culto di S. Anna, Madre della Vergine Maria, è tanto diffuso a Cassino perché è una delle poche “reliquie” delle tradizioni – come quella del 9 luglio – che neanche la guerra ha saputo cancellare!
Un culto che negli ultimi anni ha ripreso vigore e si è ampliato e diffuso a dismisura grazie alle iniziative del parroco di S. Antonio, Don Benedetto Minchella. Ed è lui che ne ha spiegato il perché. Infatti, ha raccontato nell’omelia della Messa solenne, dopo la totale distruzione bellica, le chiese non subito furono ricostruite, non lo fu quella di S. Anna (oggi è rimasta solo la piazza che porta questo nome), dove era molto sentita la devozione alla Santa. La prima chiesa riaperta al culto nel 1947 fu la chiesa parrocchiale di S. Antonio, dove fu portata l’immagine di S. Anna affinché il suo culto non fosse disperso ma rimanesse vivo.
Dunque è un culto che ha radici antiche, d’altronde i primi cristiani hanno conosciuto solo il culto della Vergine Maria, a cui si è aggiunto quello di S. Anna perché probabilmente si chiesero quali fossero stati i genitori che avevano avuto il privilegio di mettere al mondo la donna scelta da Dio per diventare la Madre di suo Figlio. I nomi di Anna e Gioacchino, ha ancora spiegato Don Benedetto, non sono riportati nel Vangelo, ma da una tradizione che viene da scritti non ufficiali. Secondo tale tradizione S. Anna, sempre rappresentata come donna anziana, aveva perso le speranze di diventare madre, poi in età avanzata ricevette l’annuncio di un angelo (cosa che accadde anche a Gioacchino) che avrebbe messo al mondo la “prediletta del Signore”.
Rifugiarsi sotto la protezione di Maria e di sua madre Anna – ha osservato – significa riconoscere la concretezza del nostro Dio: Gesù non è comparso improvvisamente dal cielo, ma ha avuto un padre, una madre e anche una nonna, ha voluto crescere in una famiglia come le altre per essere carne della nostra carne, valorizzando le relazioni familiari, perché nella nostra vita sono proprio gli affetti familiari, col ricevere e dare affetto, che assicurano, con certezza incrollabile, protezione, serenità, equilibrio interiore, che danno ragion d’essere a ciò che siamo.
Perciò riconoscere in S. Anna la protettrice della famiglia, delle mamme (quelle che lo sono, che stanno per diventarlo, che vorrebbero esserlo), dei bambini, delle nonne… è giusto. Ma la cosa più importante – ha scandito con forza – è imitare S. Anna, che ha saputo sensibilizzare la figlia alla Parola di Dio, per cui poi ha saputo dire il suo Sì. “Ciò che accade nella nostra vita è il frutto di ciò che siamo stati”.
Oggi – ha considerato ancora il parroco – si dice che non si crede più a niente. Perché si è rotto l’anello di trasmissione dei valori? Noi che diciamo di credere da cristiani non siamo più capaci di testimoniare alle nuove generazioni ciò in cui crediamo! Maria aveva avuto la Madre che l’aveva preparata. Ecco perché il vero culto di S. Anna non si può limitare ad una giornata con la benedizione dei bambini e delle partorienti, cosa pur buona e giusta, il vero culto è di coloro che sanno quanto è importante l’azione cristiana e l’educazione alla sensibilità alla Parola del Signore. A volte – ha rivelato – vengono al catechismo bambini che a 7-8 anni non sanno ancora fare il segno della Croce, perché nessuno in famiglia glielo ha insegnato.
Gesù nel Vangelo ci dice che chiunque può essergli madre, fratello, sorella, se ascolta la sua Parola e la conserva nel cuore per farne il perno della propria vita.
Su questo aspetto Don Benedetto ha insistito anche durante la Processione, che con grande partecipazione di popolo ha attraversato le vie della parrocchia. Nelle riflessioni intervallate al Rosario, ai canti e ai brani musicali eseguiti dalla Banda Città di S. Giorgio, ha additato la figura di S. Anna come modello per genitori, nonni, educatori e come dovere e responsabilità dei familiari tutti l’educazione cristiana delle nuove generazioni.
Dunque, se qualcuno, vedendo la lunghissima sequela di famiglie che per tutta la giornata, addirittura fino a tarda sera al rientro della processione, chiedevano la benedizione per i loro figli, fosse stato tentato di giudicarla quasi una forma di superstizione per “garantirsi” la protezione sui piccoli, quasi senza dover fare altro, se ha seguito le parole del parroco si è reso conto che ben altro spessore e significato la festa di S. Anna ha per le famiglie. Un insegnamento forte e deciso, quasi una frustata alle coscienze!
Adriana Letta