Conferimento del Sacramento della Cresima a 53 giovani nella parrocchia di San Pietro Apostolo in Cassino
Quest’ultima domenica del Tempo Ordinario e che chiude l’Anno Liturgico è stata, per la parrocchia di San Pietro Apostolo in Cassino, davvero speciale perché, nella solennità di Cristo Re, ha visto confermare nella Fede 53 giovani che, per mezzo dello Spirito Santo, hanno ricevuto il sacramento della Cresima. Tutti molto emozionati e puntuali, hanno atteso l’arrivo del Vescovo, mons. Gerardo Antonazzo, per la celebrazione, da lui presieduta e concelebrata dal parroco Mons. Fortunato Tamburrini e dal viceparroco Don Tomas Horacio Jerez. Il Vescovo all’inizio della celebrazione ha ricordato come in tale giorno, Solennità di Cristo Re, il Papa al termine dell’anno Santo dedicato alla Misericordia invitava, chiusa la Porta Santa, ad applicare con gioia la grazia ricevuta.
Il Parroco Don Fortunato Tamburrini ha presentato i ragazzi al Vescovo, descrivendo il ricco e sano cammino che hanno fatto in parrocchia e in oratorio negli ultimi anni; soprattutto i giorni precedenti la grande celebrazione hanno, con desiderio ed impegno, partecipato attivamente ad incontri e ritiri spirituali per prepararsi al meglio all’incontro con Gesù per mezzo del suo Santo Spirito.
E la solennità di Cristo Re non poteva essere giorno più adatto per confermare il loro ECCOMI a Lui, il Re della nostra vita, Il Re dei Re. Oggi i Re di questo mondo vogliono essere serviti e non servire, vogliono avere e non donare, vogliono imporre, parlare e non ascoltare, condannare ma non obbedire, i Re di questo mondo vogliono essere amati ma non amare; solo Gesù è il Re che si fa servitore, che non chiede ma dona, che si mette in ginocchio davanti agli uomini e gli lava i piedi, dona se stesso, non sacrifica nessuno, ma spezza se stesso per gli altri. Gesù è il Re che non pretende amore, ma dà amore
Il Vescovo nella sua omelia ci ricorda come tutti abbiamo bisogno di entrare nel circolo vitale della misericordia, misericordia che ci rigenera,ci dà fiducia, speranza e rende più saldi i rapporti con Dio e tra di noi, rendendoci Chiesa, peccatrice ma perdonata, riconciliata dal seme più bello di Dio che è quello della Misericordia. Questa celebrazione, afferma, è uno dei momenti più espressivi di cos’è la parrocchia, cos’è la Chiesa, tale celebrazione rende visibile fisicamente oltre che spiritualmente la vita della parrocchia, la grande famiglia delle famiglie di Dio, tutte accolte dal Signore, seppur nella diversità, perché la famiglia è germe dell’amore di Dio. Il Vescovo, contento della sicurezza espressiva dell’ “Eccomi “ di alcuni ragazzi, ha spiegato che quell’Eccomi, quel Sì, io ci sono è un ECCOMI che i ragazzi e noi tutti diciamo a Gesù, alla Chiesa. Con la Grazia della Cresima, con questo Eccomi detto al Signore chiediamo a Lui, con il dono dello Spirito Santo,di essere aiutati a crescere nella gioia della fede, nella gioia di vivere da cristiani.
E come si impara a vivere da cristiani? Cristo è Re dell’universo, come esprimere la sua regalità? E’ Lui stesso che ci regala l’icona della sua regalità, cioè la Croce, il Crocifisso, ed è da lì che capiamo che senso ha la regalità di Gesù e il senso della regalità della nostra vita, perché apprendiamo il grande dono dell’Amore. In pochi impariamo a comprendere il vero senso dell’amore, la croce è l’immagine più pulita dell’amore, amore è donare se stessi, è donare la vita; Gesù sulla croce ci insegna che l’amore per essere vero è sempre unito al sacrificio, se l’amore non costa nulla bisogna dubitare, quando l’amore non costa nulla, non è amore, è egoismo. E allora, se Dio è amore e ha dato la sua vita per la nostra salvezza, perché abbiamo bisogno del sacramento della Cresima e di chiedere la discesa dello Spirito Santo? Perché lo Spirito che invochiamo è l’amore di Gesù Cristo che viene donato nel nostro cuore, Gesù dalla croce ci dona il suo amore e permette anche a noi di amare in maniera autentica; diventare cristiani significa diventare capaci di amare e nel mondo noi dobbiamo essere capaci di fare ciò perché è questo che fa la differenza.
Questo è il nostro Dio, un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dell’amore donato l’unica misura, l’unica ragione, la sola speranza da cui prendere esempio.
Aurora Capuano