Celebrazione in Università in memoria di Claudio Bernabei e Alessandro Leva
Nell’imminenza del Natale una Messa è stata celebrata mercoledì 14 nella cappella universitaria al Campus Folcara dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Duplice l’intenzione di preghiera: riflettere sul Natale e pregare in suffragio delle anime di due docenti dell’ateneo, deceduti da poco tempo: Claudio Bernabei e Alessandro Leva. Erano presenti i loro familiari e le massime autorità accademiche, il Rettore Giovanni Betta, il Direttore generale Antonio Capparelli, ma anche molti docenti, studenti, amici. Il Coro dell’Università, diretto dal M° Fulvio Venditti, ha animato la liturgia, la celebrazione è stata presieduta dal cappellano Don Benedetto Minchella e accanto a lui Don Alberto, parente del prof. Starnino.
Insufficiente la cappella a contenere tutti, eppure anche se stretti e in piedi, i partecipanti erano attenti e raccolti, con un sentimento comune di viva commozione. Nell’omelia il celebrante ha commentato il vangelo di Luca (7,19-23) in cui Gesù, per rispondere alla domanda di Giovanni Battista “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”, dice: “Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito” e lo fa dopo aver operato molte guarigioni. Come comunità accademica, ha osservato, dobbiamo chiederci il senso di questo Natale, quale significato ha nella nostra vita personale stare di fronte a Cristo. Domanda avvincente: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Ciascuno di noi qualche volta è rimasto deluso da Gesù per una grazia non ricevuta, una richiesta inascoltata, un silenzio come unica risposta alle nostre domande. Forse cerchiamo un Dio a nostra misura, a nostro uso e consumo.
Non si deve aspettare il 25 dicembre per decidere se credere o lasciar perdere. Ciascuno, ha osservato Don Benedetto, la risposta alla domanda del Battista può trovarla solo nella propria esperienza personale, solo se si è fatto mettere in crisi dalla Parola di Gesù senza blindarsi dietro corazze e meccanismi di difesa. Solo chi ha dato fiducia alla sua Parola può dire: ero cieco, zoppo, sordo, infermo, disorientato e quando ho incontrato Cristo ho visto cose che non avevo mai visto, ho udito, ho saputo dove mettere i piedi, ho trovato un orizzonte di senso alla mia vita. E’ lui che, anche se incomprensibile nella sua totalità, riesce ad illuminare il buio della nostra esistenza.
Anche il mondo civile, ha ancora osservato il celebrante, nel periodo di Natale utilizza la simbologia della luce, che trae dalla liturgia. Vogliamo chiedere al Signore che sappia riaccendere una luce che forse si è spenta, riaprire le orecchie del nostro cuore per riaprirci alla sua Parola, perché non bastano i riti più belli se non ci arrendiamo alla Parola. Allora potremo anche noi dire: ero cieco ed ora vedo… desiderando che il Signore dica anche a noi: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Un pensiero speciale lo ha infine dedicato, con parole toccanti, a Claudio Bernabei e Alessandro Leva, elevando una preghiera per le loro anime.
Al termine, anche Don Alberto ha preso la parola per farsi partecipe del comune sentire. Infine, lo scambio di saluti e gli auguri natalizi hanno concluso una mattinata particolarmente sentita e profonda.
Adriana Letta