Non un mio crimine ma una mia condanna

“I diritti dei grandi cominciano dai diritti dei bambini” – Partita di calcio a 5 in carcere tra detenuti genitori e detenuti senza figli

Una partita. Sì, una partita di calcio a 5 un po’ speciale quella che si è giocata mercoledì 14.12.2016 all’interno della Casa Circondariale di Cassino, in occasione della Campagna nazionale di sensibilizzazione “Non un mio crimine ma una mia condanna. I diritti dei grandi cominciano dai diritti dei bambini”, in corso dal 20 novembre al 20 dicembre 2016, per iniziativa  dell’Associazione “Bambini senza sbarre”, a tutela dei diritti dei bambini figli di genitori detenuti. Partita giocata in tutte le carceri d’Italia con la partecipazione delle famiglie in qualità di spettatori.

Non poteva certo mancare il carcere di Cassino, sempre in prima fila, grazie alla sensibilità della  Direttrice Irma Civitareale, dei suoi collaboratori e di Enzo Tozzi, Responsabile dell’Area Giuridico-Pedagogica nonché degli operatori, quando si tratta di aiutare chi ha commesso reati a ricostruire la propria dignità umana a cominciare dai legami familiari.

L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il CUS (Centro Universitario Sportivo) di Cassino, e con il patrocinio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha permesso di portare all’attenzione il tema cruciale del diritto al mantenimento del legame affettivo tra figli e genitori detenuti, del diritto di questi ultimi alla genitorialità e all’accoglienza in carcere dei 100mila bambini che ogni anno, ogni giorno incontrano il genitore, secondo quanto previsto dalla “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”.

In gran forma e determinata la squadra dell’Università, che ha visto in campo oltre al Rettore Giovanni Betta, anche il suo vicario Raffaele Trequattrini, il presidente del CUS Carmine Calce e rappresentanti degli studenti, con la volontà di riscattarsi dalla “sonora batosta” dello scorso anno, quando furono battuti dai detenuti con un secco 13 a 1. Stavolta la partita si è conclusa con la vittoria dell’ateneo capitanato dal Rettore Betta con un 3 a 2. Ad aprire le danze è stato il presidente del Cus Cassino che ha portato in vantaggio l’ateneo. Il primo tempo, disputato tra CUS e detenuti-papà, si è concluso in parità. Poi nel secondo tempo, in cui hanno giocato i detenuti più giovani, cioè i non-papà, l’ateneo ha messo a segno altre due reti. Dunque quest’anno la squadra universitaria è uscita a testa alta e, se pur di misura, ha portato a casa la vittoria approfittando della stanchezza dei detenuti che prima della sfida con l’ateneo avevano già sulle gambe la fatica di una partita tra di loro che ha visto contrapposti i genitori e i non-papà, il tutto sotto gli occhi emozionati delle loro mogli e soprattutto dei loro piccoli.

A vincere davvero, come ogni anno, è stata ovviamente la solidarietà ed è stata l’occasione per uno scambio di auguri con i detenuti e le loro famiglie, soprattutto ai loro bimbi omaggiati dal presidente del Cus Cassino con magliette e altri regali. «Queste iniziative – spiega il professor Carmine Calce – dimostrano che il Cus di Cassino non è sensibile solo allo sport, ma intende favorire anche eventi culturali e sociali. È un modo originale per farci gli auguri di Natale e far trascorrere delle belle giornate all’insegna dello sport ai detenuti della Casa Circondariale di Cassino. Non si tratta – conclude Calce – di eventi fini a se stessi: il Cus in questi anni con altre iniziative analoghe, tra cui la maratona e le gare di atletica, ha visto emergere tanti talenti». «L’iniziativa – aggiunge la direttrice Irma Civitareale – nasce da una profonda collaborazione con l’Università di Cassino e abbraccia diversi settori, non ultimo quello sportivo. Non si tratta dunque di iniziative estemporanee, ma che hanno invece una continuità per un rapporto duraturo. Lo sport – evidenzia la direttrice – dà dei valori positivi e aiuta a vivere bene con gli altri».

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associazione@bambinisenzasbarre.orgwww.bambinisenzasbarre.org

Bambinisenzasbarre Onlus difende i diritti dei bambini. È impegnata nella cura delle relazioni familiari durante la detenzione di uno o entrambi i genitori, nella tutela del diritto del bambino alla continuità del legame affettivo e nella sensibilizzazione della rete istituzionale e della società civile. Membro della direzione della rete europea Children of Prisoners Europe (ex Eurochips) con sede a Parigi. E’ presente in Italia da oltre 10 anni, con attività di formazione e di ricerca in collaborazione con le Università e il Ministero di Giustizia. E’ attiva in rete sul territorio nazionale con il modello di accoglienza Spazio Giallo. Opera direttamente a Milano e in Lombardia.

Bambinisenzasbarre fa riferimento al sistema formativo dell’Ecole Relais Enfants Parents di Parigi, guidato dal professor Alain Bouregba, che ha certificato i suoi corsi. Il 21 marzo 2014 ha firmato con il Ministro della Giustizia, il Garante nazionale dell’Infanzia e dell’adolescenza il Protocollo d’intesa, la prima carta dei diritti dei figli di genitori detenuti in Europa.

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