“Naufragio con spettatore” di Fabio Cavalli, realizzato con i detenuti-attori di Rebibbia e i detenuti-cantanti di Cassino
Oggi, 19 dicembre, nella Casa Circondariale “San Domenico” di Cassino, domani al Rebibbia a Roma, la presentazione del film “Naufragio con spettatore”: soggetto, sceneggiatura e regia di Fabio Cavalli, realizzato con i detenuti-attori del Teatro Libero di Rebibbia. Fatto ordinario? No, per niente, anzi è un fatto straordinario, perché il film non solo si avvale per la parte musicale del contributo di due reclusi del carcere di Cassino ma perché, presentato alla 73ª Mostra del Cinema di Venezia, ha ricevuto il Premio MigrArti 2016 – Menzione Speciale della Giuria. E scusate se è poco!
Erano presenti molte autorità, a cominciare dal Prefetto Emilia Zarrillo, ai comandanti delle forze militari del territorio alle autorità religiose. Il Vescovo Antonazzo, impedito da altri impegni pastorali a presenziare, ha inviato in sua rappresentanza il suo cerimoniere, Don William Di Cicco e Don Antonio Molle, Rettore del Santuario Basilica di Canneto, “amico” dei detenuti, oltre che il cappellano Don Lorenzo Vallone. Ha accolto l’invito l’Abate di Montecassino D. Donato Ogliari, accompagnato da Don Luigi Maria Di Bussolo. Presenti anche amici e sostenitori delle attività trattamentali miranti al recupero dei detenuti.
A dare inizio ai lavori è stata la dott.ssa Irma Civitareale, Direttore della Casa Circondariale, che ha illustrato il nascere e lo svilupparsi del progetto ed ha ringraziato il regista Fabio Cavalli. Questi, prendendo la parola, ha a sua volta raccontato di sé, del suo operare da volontario con i detenuti da circa 15 anni, dell’idea che ha guidato quest’ultimo lavoro, che ha come titolo: “Naufragio con spettatore“. Titolo ripreso da un’opera di un filosofo del ‘900, Hans Blumenberg, che ne aveva fatto il “Paradigma di una metafora dell’esistenza”. A questa lettura si è per l’appunto rifatto il regista Cavalli che ha detto: “Alludo alla mia personale condizione di naufrago nella vita. Nel film parlo degli altri, ma parlo di me stesso. Siamo tutti quanti prigionieri e condannati a morte, questo ci fa tutti uguali”. Egli ha ringraziato poi calorosamente la Direttrice ed il personale, nonché gli ospiti della casa Circondariale di Cassino, per l’ospitalità e la disponibilità, il calore ed il rispetto per il suo lavoro, dimostrato, per esempio, dal grande silenzio che accompagnava il lavoro dei tecnici. Da parecchi anni ha detto di dedicarsi al volontariato in carcere, facendo teatro, cinema e attività artistiche, attività che a lui hanno dato un enorme arricchimento tanto che, ha dichiarato, “ritengo di dover più ringraziare che essere ringraziato”. Inoltre è dimostrato che il tasso di recidiva, normalmente al 65%, scende al 10% per i detenuti che fanno attività artistiche come musica e teatro.
E’ seguita la visione del cortometraggio, durato 15 minuti; grandi applausi son venuti da parte di tutti i presenti, particolarmente fragorosi, come era da prevedere, da parte dei detenuti. Il film emoziona e al tempo stesso fa riflettere e comprendere il problema del proselitismo e reclutamento islamista nelle carceri italiane, “posto all’ordine del giorno della riflessione politica e culturale negli ultimi tempi”. Naufragio con spettatore dà voce a Nadil, un giovane detenuto di origine egiziana di fede musulmana che ha incontrato in carcere alcuni jihadisti e se n’è tenuto lontano con la forza ed il desiderio di continuare ad essere se stesso, senza abiure ma anche senza cedimenti al fanatismo: Nadil ama la pittura e non può accettare l’interpretazione della legge coranica che vieta l’arte figurativa, pena la condanna eterna. La storia narrata è la storia vera di un testimone che gliel’ha raccontata, ma – per cautela – non ha voluto farsi riprendere. Infatti l’attore che lo interpreta non è colui che ha vissuto questa difficile esperienza in prima persona.
E’ stato invitato l’Abate a parlare ed ha lodato l’iniziativa e ha rivelato che immaginava di trovare nelle immagini l’intenzione profonda del regista. Ed ha aggiunto: Non c’è naufragio in cui lo spettatore non si senta coinvolto. Le scene ci hanno colpito molto, ha infine dichiarato, ma ci dicono che nella vita bisogna saper guardare sempre più in alto, sempre “oltre”.
Infine il prefetto ha incoraggiato la voglia di riscatto e di vita attraverso la bellezza della musica, della pittura e dell’arte. Occorre guardare più in alto delle sbarre e del carcere che vi circonda. Ma poiché, ha aggiunto, il male non è solo fuori ma anche dentro e il tema toccato è quanto mai arduo e attuale, occorre anche che gli operatori siano sempre più vigili e presenti di fronte a un fenomeno, quello dello jaidismo che cerca proseliti, e che si diffonde velocemente ma che va contrastato.
Al Prefetto un detenuto ha offerto un mazzo di fiori, al regista una artistica scatola di legno, decorata da un altro detenuto, che all’interno del coperchio riportava l’immagine di Montecassino, con l’augurio al regista di fare ancora tanti progetti e la raccomandazione che non si dimentichi dei detenuti di Cassino. Il detenuto Rody, “scoperto” insieme ad un altro dal regista Cavalli, ha ringraziato commosso e cantato con la sua voce calda e appassionata, dicendo – in rima! – che ora che è uscito dal carcere e riacquistato la libertà, vuol fare il cantautore, senza più delinquere. Era appunto questo il sentire di tutti i presenti, l’augurio che questi giovani uomini reclusi per qualche colpa commessa, sappiano riprendere in mano la propria vita, scovare e coltivare i talenti che sicuramente ognuno ha dentro, e possano, aiutati dalla struttura del carcere, ricostruire una nuova vita, tutta in positivo.
Adriana Letta