Le vie di Dio sono vie di umiltà

Natale nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in S. Angelo in Theodice

Solenne e partecipata la Messa di mezzanotte così come quella del giorno di Natale nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in S. Angelo in Theodice, con quel Bambinello bianco, davanti all’altare, contornato di stelle di natale rosse e degli altri fiori rossi ben sistemati nel presbiterio quasi ad esaltare proprio quella figura centrale, piccola e tenera, del Bambino, il Dio fatto uomo.

E’ proprio da questa immagine che è partito il discorso del Parroco, Don Nello Crescenzi, che nell’omelia ha chiesto ai fedeli: che cosa ci dice questo bambino “avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia”, questo “segno” del Dio cristiano? Che cosa ci dice la sua fragilità e tenerezza? Quali sono le sue vie? Ci dice che è un Dio che non segue né il potere, né le linee di chi nel nome di Dio uccide e vuol far prevalere la sua fede su quella degli altri. Le sue vie non sono certo di violenza, di forza nemmeno, né di potere; sono vie di umiltà. Bisogna accettare, diceva S. Bernardo di Chiaravalle, le nostre ali di umiltà per arrivare a Dio, seguiamo il suo modo di ragionare, che attraverso la fragilità, la tenerezza, l’umiltà, porta alla “pace in terra agli uomini di buona volontà”, contrariamente al mondo che ci spinge a sgomitare per superare gli altri.

Per noi cristiani i criteri da seguire non possono che essere quelli di Dio, ha aggiunto Don Nello. Allora, vi auguro un Natale “cristiano”. Gesù ci offre la via da seguire, che esclude ogni forma di violenza. Dobbiamo sentire l’abbraccio di Dio, perché senza di esso non riusciremmo ad amare gli altri ma nemmeno noi stessi. Lui ci ama per primo, ha continuato, come ci ricorda Papa Francesco. “Se il mondo non è pienamente comprensibile, sicuramente però è abbracciabile“: questa frase chiarisce bene il vero senso del nostro Natale, perché l’abbraccio di Dio che ci viene incontro in Gesù non sarà “un’idea” ma “un’esperienza”. Il Parroco ha consegnato ai fedeli una sua lettera perché potessero, una volta a casa, continuare a meditare su quanto detto, perché non dobbiamo “lasciar cadere il messaggio e tornare ai criteri e alla logica di prima, ma a quella del nostro Dio, che si fa fragile, piccolo e povero”.

Un discorso penetrante, ascoltato con attenzione dal folto uditorio che riempiva la chiesa. Concetti chiari e frasi incisive che certamente sono serviti a sbaragliare il campo della mente dei fedeli dalle false sdolcinature che a volte ricoprono e confondono il senso del Natale, che invece ha un significato forte e controcorrente, l’unico che sa dare vera gioia all’animo umano.

Adriana Letta

Foto Loredana Fargnoli

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