Mercoledì 2 febbraio 2017, nel giorno della Candelora e ricorrenza della Giornata della Vita Consacrata, il Vescovo Monsignor Gerardo Antonazzo ha svolto la Celebrazione Eucaristica presso la Parrocchia Santa Scolastica in Ponte Melfa, alla presenza del parroco Don Dennis Plaza, della comunità del luogo e di varie congregazioni di religiosi e religiose della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
La messa è stata animata dalla corale della parrocchia e tutta l’assemblea ha assistito alla celebrazione in profondo raccoglimento.
Sua Eccellenza ha aperto l’omelia ricordando che pochi giorni fa c’è stata a Roma la Plenaria, riunione globale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. In questa occasione Sua Santità Papa Francesco ha trattato e ribadito il problema dell’abbandono della Vita Consacrata; la Chiesa è molto preoccupata per questo fenomeno che, statisticamente, registra un abbandono della vita consacrata di circa 2.000 religiosi l’anno, o per presa di coscienza di una vocazione poco convinta o perché si opta per la vita matrimoniale.
Il Vescovo ha fatto poi riferimento al Vangelo del giorno (Lc 2,22-40) parlando della profetessa Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser, che rappresenta una bella testimonianza di fedeltà, poiché, dopo essere rimasta vedova, “non si allontanava mai dal Tempio servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”.
“La sfida della consacrazione religiosa – afferma Monsignor Antonazzo – è una sfida della fedeltà; è una sfida impegnativa ed esigente. La fedeltà del cuore più autentica, più nascosta, più profonda, più radicale, che riguarda la parte più intima di se, è anche quella più decisiva, che nella vita religiosa si traduce nell’impegno dei tre voti, dei tre consigli evangelici”. Ha poi spiegato che la fedeltà non riguarda l’obbedienza ad una regola; quella è solo un aiuto alla fedeltà. “La fedeltà riguarda un’adesione intima e convinta alle esigenze del Vangelo”. Pertanto la profetessa Anna è un ottimo esempio di fedeltà.
Il Tempio è il simbolo, la metafora della presenza di Dio; bisogna vivere la presenza di Dio nel proprio cuore e da questo non ci si può mai allontanare. Di conseguenza “non allontanarsi, in positivo, significa avvicinarsi; l’avvicinarsi il più possibile al Tempio, cioè al mistero di Dio”.
L’elemento fondamentale della Vita Consacrata è servire Dio notte e giorno, proprio come faceva Anna. “Ma servire Dio – ha poi continuato Sua Eccellenza – non è servirsi di Dio”. Chi si serve di Dio sfocia nell’idolatria, grande peccato condannato nella Bibbia, nell’infedeltà, nel non servire Dio e fa prevalere “l’autoreferenzialità, l’individualismo e quindi l’isolamento, la solitudine, che spalanca le porte a tutte le altre forme di degenerazione della propria vita” fino ad arrivare ad “una mondanità spirituale”. Non dobbiamo poi confondere il servizio di Dio con il servizio liturgico, perché “il servizio di Dio è il servizio della vita”.
“La Vita Consacrata deve essere l’avamposto della testimonianza più audace” e non dobbiamo permettere che cause come “la routine, la stanchezza, il peso della gestione delle strutture, le divisioni interne, la ricerca del potere e una maniera mondana di governare gli istituti” ci facciano allontanare da Dio, dal mistero di Dio.
Infine il Vescovo ha concluso dicendo che “se la Vita Consacrata vuole mantenere la sua missione profetica, il suo fascino, continuando ad essere scuola di fedeltà, deve mantenere la freschezza e la novità della centralità di Gesù”.
Anna Laura Tamburro