Non sono venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a dare compimento

VI Domenica del tempo ordinario, Anno A

di P. Luca M. Genovese

La legge del Signore, benché riguardante anche atti esterni, ha un profondo contenuto spirituale che unisce l’uomo al suo Creatore. L’uomo è chiamato ad identificarsi sempre di più con il suo Creatore e per questo è invitato ad osservare la sua legge.

Così si spiega la famosa frase di Gesù: Non sono venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a dare compimento. Qual è questo compimento della legge, così diverso dalla pratica degli scribi e dei farisei che amavano la deroga o la proroga per se stessi ma non la tolleravano negli altri?

            La legge non è solo una regolamentazione sociale. Per gli Israeliti, i primi che hanno conosciuto il Dio vivente con i patriarchi e poi con l’uscita dall’Egitto e con i profeti, la legge è perfetta, rinfranca l’anima, la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice (Sal 18, 1). Nella legge é contenuto il mistero di Dio. Osservare la legge non significa solo avere una vita ordinata, ma corrispondere alla Grazia del proprio Creatore. La Vergine Santa in obbedienza a questa logica, ha chiesto da sempre altri impegni ai suoi figli, oltre all’osservanza dei comandamenti. Ha chiesto il digiuno, la preghiera costante, la visita al Santissimo Sacramento. Ognuno può osservare questi precetti aggiuntivi con la convinzione di stare facendo un’opera gradita a Dio, senza montare in superbia perché é Dio che dà la grazia di osservare i suoi precetti.

            La novità della legge secondo Cristo è Cristo. E’ Lui che può garantire la nostra osservanza della legge. Fuori di lui non abbiamo speranza non solo di vivere, ma anche di comprendere la legge.

            Chi si segue Cristo, uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo (Gaudium et Spes, 41). La legge del Signore infatti non è ingiusta, non è gravosa, ma é perfetta, rinfranca l’anima (Sal 18, 8). Ora una legge perfetta può essere osservata solo da un uomo perfetto, il Cristo. Quest’uomo ci ha dato il potere di diventare figli di Dio (Gv 1, 12). Quindi essere uomini significa, nel linguaggio biblico ed anche per il Concilio, essere un altro Cristo, vera umanità realizzata.

            Chi segue Cristo compie le opere della legge, anche quelle che sembrano più difficili o in condizioni proibitive. Cristo è quindi il fine ultimo oltre ad essere il principio ed il mezzo della legge. Lui che è l’amore incarnato, perché Dio, condisce d’amore ogni azione ed ogni obbedienza alla legge.

            Il precetto dell’amore non fu tradito da San Massimiliano neppure nella tremenda esperienza del lager di Auschwitz. E’ l’amore la forza delle cose e quando è provato diventa più grande.

            Quel che compie la legge è l’amore. L’osservanza senza amore sarebbe sterile ed infruttuosa, arida ed inutile. L’osservanza deve essere preceduta, accompagnata e seguita dall’amore come dicevano i santi padri della Grazia che è “preveniente, concomitante e seguente” l’azione umana. La Grazia in fondo non è altro che l’amore di Dio che si spande sull’uomo. Senza questo amore il mondo è un deserto freddo, senza senso, senza scopo né origine: un inferno.

            Le sollecitazioni naturali, le catastrofi, la morte dell’uomo, tutto è conseguenza del buio e dell’aridità spuntata sulla terra per mancanza d’amore. Dio è venuto a ripristinare il flusso dell’amore divino prima dichiarandoci il suo programma, la legge scritta dell’antico testamento, la legge naturale, i dieci comandamenti; poi dandoci il modo di attuazione della legge, ovvero Cristo, la sua Grazia, i suoi comandamenti.

            Con la Grazia di Cristo c’è la possibilità anche di conoscere meglio i comandamenti. Il comandamento “Non uccidere” non significa solo che non bisogna togliere la vita al prossimo ma anche non diffamarlo, non emarginarlo non evitargli il saluto e l’onore. Il male è più spirituale che materiale, come l’amore. L’amore si sente nei modi, nei gesti ed anche negli effetti. Il male, anche se non si compie materialmente, è sempre in agguato nel cuore dell’uomo, deformato dal peccato.

            Il precetto “Non commettere adulterio” nasce anche questo dal cuore dell’uomo. Si commette adulterio nel cuore, prima che nel corpo. Basti pensare all’immondo mercato della pornografia e della propaganda contro il matrimonio per capire che c’è una presa di posizione ben precisa di mente, prima che di cuore, per opporsi al precetto divino. Purtroppo l’uomo moderno, con la sua ansia immatura di libertà, è caduto pienamente nella cattiva intenzione dei mestatori di opinioni perverse.

            “Non spergiurare, ma adempi i tuoi giuramenti”, recitava la vecchia legge. Ma in realtà il giuramento è un abuso, ci dice Gesù, perché noi non possiamo chiamare Dio a testimone delle cose nostre umane. Dobbiamo solo invocare il suo aiuto e la sua misericordia, per il fatto che noi non siamo pari a Dio: Non giurate affatto!

            Il vostro parlare sia si, si, no, no. Il di più viene dal maligno! Che sferzata per noi amanti del dialogo, proprio dal nostro Divin Maestro, Cristo! Tante questioni pensiamo di risolverle a forza di parole! Invece il precetto evangelico ci dice di stare sobri, non solo nei pensieri ma anche nelle parole! La preghiera è il luogo in cui dobbiamo effondere la nostra anima. Diamo il nostro cuore a Cristo per mezzo di Maria e non sbaglieremo!

 

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