Il meglio deve ancora venire

 

La prospettiva che abbiamo della nostra vita, spesso, si trova a cambiare nel tempo. Quanto più siamo giovani, guardiamo avanti e vogliamo crescere. Poi, una volta che siamo diventati più vecchi, ci manca il passato e vorremmo essere di nuovo giovani.

Questo sentimento viene talora incoraggiato da una società diventata piuttosto cinica… “Devi sapere che dopo il matrimonio tutto il sentimento, il romanticismo verranno meno, perché il matrimonio è la tomba dell’amore”. Non raramente se ne sentono di  idiozie, ma questa mi sa parecchio di morti che parlano.

 

Orbene, a una società che crede che i giorni migliori siano ineluttabilmente quelli che stanno dietro, quelli che appartengono  all’infanzia o alla gioventù che pur sempre fanno parte del passato, vorrei rispondere che i giorni migliori sono quelli che viviamo con pienezza e quelli che ci stanno davanti e che ci apprestiamo a vivere con coraggio!

Sono persuasa che quando camminiamo con Dio, qualunque sia la nostra età, il meglio deve ancora venire.

Pensiamo, per esempio, alla storia di Mosè. Nel corso della sua lunga vita, Mosè fu testimone delle opere meravigliose di Dio; e molte di queste opere sorprendenti accaddero quando non era più giovane. Mosè  aveva 80 anni quando affrontò il faraone e vide Dio fare miracoli per salvare il Suo popolo dalla schiavitù (Es 3-13). Mosè vide il Mar Rosso  aprirsi a metà, vide la manna cadere dal cielo e parlò perfino con Dio “faccia a faccia” (14:21; 16:4; 33:11). Durante la sua vita Mosè visse con molte aspettative, guardando a ciò che Dio avrebbe fatto in futuro (Ebrei 11:24-27). Egli visse 120 anni su questa terra e anche alla fine comprese che la sua vita con Dio era appena all’inizio, non avrebbe mai smesso di vedere la grandezza e l’amore di Dio.

Il Signore vuole benedire la nostra vita oggi, come nei prossimi anni, così come vuole benedire la vita delle migliaia di persone che ancora non lo conoscono: c’è molto da fare.

“La mèsse è grande, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai nella sua mèsse”. (Matteo 9:37-38).

Noi tutti siamo suoi operai, ma che tipo di operai? Operai coraggiosi… o scoraggiati?
Troviamo l’etimologia di “scoraggiamento”, dal latino: “sine coraticum”= senza il cuore.
Adesso osserviamo: cosa è lo scoraggiamento per il mondo? È uno stato d’animo, un sentimento, un qualcosa legato alla parte emotiva di noi (il “cuore”). “Mi sento scoraggiato, non posso farci niente, è la parte irrazionale di me!”
Nella cultura ebraica il cuore è la sede del pensiero. Essere “sine coratium”, scoraggiato, pertanto significa essere “senza il pensiero”. Dunque possiamo concludere: sono scoraggiato, ma posso farci molto, posso ritornare a far funzionare il cervello. Lo scoraggiamento, come il suo opposto, il coraggio, sono una funzione della volontà, e non qualcosa di ineluttabile, contro cui non si può fare nulla.

“In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la  conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:3-5).

 

Se siamo stati scoraggiati qualche volta, d’altro canto, siamo in buona compagnia: gran parte dei personaggi chiave nella Bibbia lo sono stati e hanno avuto bisogno che il Signore li incoraggiasse… un esempio su tutti, Giosuè. Giosuè era “coraggioso”. Ma, nonostante questo, Dio gli dice queste  parole:

“Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dar loro. Solo sii molto forte e coraggioso… Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti  spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai” (Giosuè 1:6-7a,9).

 

Gesù ha detto più volte: “Va’ e ti sia fatto come hai creduto” (Matteo  8:13, 15:28, ecc).

E noi, cosa ci ti aspettiamo dall’oggi e dagli anni a venire? Se ci aspettiamo molto, Dio potrà fare molto, se ci aspettiamo poco, Dio potrà fare poco, se non ci aspettiamo nulla Dio non potrà fare nulla!

Del resto la fiducia (e la sfiducia!) non sono sentimenti, ma una funzione della volontà.

Lasciamo più spesso che Dio ci incoraggi, facciamo esattamente quello che Lui ci chiede di fare, ed abbiamo piena fiducia nelle sue promesse.

Le migliori cose devono ancora venire!

 

Angela Taglialatela

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