III Domenica di Quaresima, Anno A
La terza domenica di Quaresima ci presenta l’episodio della donna Samaritana. Un simbolo della Chiesa pellegrina sulla terra che ha perso la sua strada, spesso brancolando nel buio e non riuscendo a ritrovare la luce del suo Signore. Misericordiosamente è Gesù in persona che si fa incontro alla sua sposa, parla con lei, la ascolta, cerca di entrare nei suoi drammi terreni e infine le dona la parola di salvezza.
Il dialogo è iniziato da Gesù. E’ sempre Lui che prende l’iniziativa come nella grazia dell’Incarnazione o della Passione del Redentore, nessuno lo costringe, è Lui che vuole ardentemente farsi vicino all’uomo anche con la propria morte, purché l’uomo si salvi: Per questo il Padre mi ama, perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo (GV 10, 17-18).
Così, nell’episodio della Samaritana è Gesù il grande protagonista del dialogo. Egli vuole ardentemente quell’anima morta perché risusciti alla vita. Ed, infatti, il suo discorso è tutto sulla vita.
Dopo la provocazione del farsi attingere acqua, fonte della vita terrena, Gesù passa a dire che Egli può dare un’acqua “viva”, un’acqua che dà un’altra vita. La Samaritana, prima un po’ distante, poi incredula davanti alle elucubrazioni di quello strano personaggio che osa persino chiederle da bere nonostante sia un Giudeo a lei che invece era una Samaritana, a dispetto delle rigide leggi religiose di divisione che c’erano tra i due popoli, sta, in fondo, al gioco; accetta di dialogare, anche se con riserva, anche se con sospetto, e pian piano conosce la verità, sperimenta la Grazia divina che sgorga da Gesù e infine cambia la sua vita.
Gesù insiste: Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna … la catechesi sulla vita va sempre più avanti. Prima c’era solo l’acqua naturale del pozzo, poi l’acqua viva che toglie ogni sete, ora l’acqua che zampilla per la vita eterna. Sembrano tre concetti diversi ma in realtà sono un unico concetto. Proprio qui Gesù voleva arrivare: alla dimensione dell’eternità che supera totalmente tutte le ansie, le angosce e le contraddizioni terrene. L’idea dell’eternità era già presente nell’antico testamento. Infatti, si ripeteva l’espressione Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe (Es 3, 6) anche da Gesù per indicare che questi personaggi non erano morti ma erano vivi in Dio cioè vivevano nell’eternità. Ma spesso per i peccati rituali, per la confusione con altre fedi, come quella dei samaritani che erano contaminati con credenze cananee, per le persecuzioni, le guerre, le invasioni subite, il popolo spesso si dimenticava di questa realtà del tutto spirituale dell’eternità e tornava a covare solo desideri di riscatto politico ed economico semplicemente nazionalistico e terreno.
Questo sicuramente era il pensiero della Samaritana la quale, con tutta la sua vita in affanno appresso a cinque o sei mariti, non desiderava altro che un po’ di tranquillità materiale e soprattutto, lì con Gesù, di essere lasciata in pace almeno nell’atto di attingere acqua dal pozzo per i bisogni materiali della sua casa.
Ma il piano di Dio ci coglie proprio quando meno ce lo aspettiamo. Ecco perché il Signore ci dice: Vigilate … non sapete né il giorno né l’ora (Mt 25, 13), non solo della morte ma anche dell’incontro imprevisto con la Grazia di Dio. Gesù così ripristina il retto pensiero su Dio, sulla patria, sul bene. L’acqua viva serve alla vita eterna, la vita in Dio e non semplicemente alla vita terrena e materiale.
A questo punto Gesù interrompe bruscamente il discorso ponendo alla Samaritana, già attratta dalle sue parole, il problema di suo marito. Perché? Forse perché era proprio la sua vita disordinata – quello con cui stai non è tuo marito – ad impedirle l’accoglienza dell’acqua viva.
Ma dopo questo punto fermo, il peccato che impedisce il flusso della Grazia che sembra accolto dalla Samaritana che dirà poi ai suoi concittadini: mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia un profeta? Gesù fa la più grande rivelazione in assoluto a questa donna, apice del suo discorso che ci coinvolge tutti: Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. L’eternità è ormai del tutto aperta davanti ai suoi ed ai nostri occhi. Non sono i luoghi terreni che vuole conservare e custodire il Signore, anche se sono importanti per la nostra fede quaggiù, ma è il cielo la meta e l’ambizione di chi vuole compiacere il Padre celeste, il cui Figlio per degnazione divina è in mezzo noi: il Padre cerca veri adoratori, quelli che lo adoreranno nello spirito, quelli che seguono l’Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio (Ap 14, 4).
di P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale di P.Pio