La parrocchia di S. Antonio da Padova di Cassino all’Udienza generale di Papa Francesco fa benedire in piazza S. Pietro la statua del suo Patrono
Siamo in tanti, tantissimi in piazza S. Pietro per l’Udienza generale di papa Francesco mercoledì 29 marzo, e una buona fetta della piazza brilla per i fazzoletti gialli della Parrocchia di S. Antonio di Padova, giunta con ben 12 pullman da Cassino. Più di seicento persone, adulti, giovani, ragazzi, bambini e perfino due classi di liceo, il Classico “Carducci” ed il “Varrone” delle Scienze Umane: sensibili all’invito del parroco Don Benedetto Minchella per un evento davvero storico nella vita comunitaria, sono tutti partiti prima del sorgere del sole. In questo anno 2017 si celebra il 70° anniversario della consacrazione e riapertura ai fedeli della chiesa di S. Antonio, la prima – in una Cassino ancora tutta in macerie – ad essere resa fruibile dopo la distruzione bellica: era l’8 dicembre 1947. E dunque bisogna ricordare e celebrare per rendere grazie a Dio e credere che dopo ogni distruzione – materiale o morale – con l’aiuto di Dio si può ricostruire e crescere di nuovo. Così in ciascuno si alimenta la Speranza e l’impegno responsabile. Per questo la tanto venerata statua di S. Antonio della parrocchia, è stata portata con i pellegrini dal Papa perché fosse da lui benedetta e con la statua tutta la comunità parrocchiale.
Facile a dire, ma molto complesso da realizzare! Organizzare il tutto, chiedere permessi e autorizzazioni, fare sopralluoghi e prove… poi organizzare materialmente il trasporto. Ma i generosi e forti ci sono, pronti a dare una mano e la loro competenza. La statua la sera prima è stata smontata, imballata con cura e caricata con la sua base, i fiori freschi e tutto l’occorrente su un furgone, partito alla volta di Roma. La mattina dopo, presto, i coraggiosi, capitanati da Federico Notarangelo, hanno, in un angolo di strada dietro il colonnato di S. Pietro, montato e sistemato la statua sulla sua base, portata a spalla fino in piazza, superando i rituali controlli (anche S. Antonio è passato al metal detector!), salita la rampa e finalmente – alle 8,22 – posizionata sul sagrato, pronta per il Papa. Era bello vedere quanta gente, incuriosita e stupefatta, quasi fosse davanti ad un’apparizione miracolosa!, si fermava a guardare, con un segno di croce, una preghiera e un tocco della mano, quella singolare “processione”, perché si sa, S. Antonio è un Santo molto amato ovunque.
La schiera dei seicento e più si è sistemata ed ha atteso l’arrivo del Papa col cuore trepidante per l’emozione e per la gioia di ritrovarsi in tanti accomunati dallo stesso sentire. Emozione che è scoppiata in festa all’arrivo di Francesco, con grandi sventolii di fazzoletti, applausi e clic per ricordare e condividere il momento, non serve dirlo. Il nome della parrocchia era sui 12 cartelli che raccoglievano i partecipanti dei pullman, su un grande striscione, sulle magliette indossate da molti, in particolare dai bimbi e ragazzi del Piccolo Coro “Valeria Galiero” diretto da Susy Comparone, che aveva ottenuto il permesso di cantare per il Papa. Ed erano i più emozionati. Quando il Papa, nei suoi saluti ai pellegrini presenti, ha detto: “Saluto i fedeli di Cassino, che ricordano il 70° anniversario della consacrazione della Chiesa di Sant’Antonio di Padova“, è stata un’emozione fortissima. Forte il fremito del settore cassinate della piazza e del sagrato, reso sonoro dalle grida e visibile dal giallo dei fazzoletti agitati festosamente.
Emozionatissimo Don Benedetto, ammesso al rito del baciamano al Papa e ancor più il suo braccio destro Francesco Paolo Vennitti, ammesso anche lui. Presente sul sagrato anche il rappresentante del Sindaco del Comune di Cassino, avv. Antonio Valente col Gonfalone.
“Aprite il cuore alla fede e Lui farà il resto!” è stato il messaggio più importante di papa Francesco nel suo intervento, in cui, sull’esempio di Abramo, ha parlato della grande speranza che “si radica nella fede, e proprio per questo è capace di andare oltre ogni speranza”, perché fondata sulla Parola di Dio. Invitando dunque a confidare “non tanto sulle nostre sicurezze, sulle nostre capacità”, ma “sulla speranza che scaturisce dalla promessa di Dio, come veri figli di Abramo”, perché solo così “la nostra vita assumerà una luce nuova”, ha concluso: “Se noi oggi apriamo il nostro cuore, allora ci rivedremo tutti insieme nella piazza del Cielo e riceveremo la promessa che il Signore ci ha fatto”.
Questa immagine della piazza del Cielo in cui ci ritroveremo nella gioia completa suonava come un’espansione ancora maggiore della gioia di questa piazza in cui ci si trovava, sotto un cielo di un azzurro assoluto, con un sole che andava riscaldando l’aria da tepore a calore. Sembrava facile capire il passaggio da piazza S. Pietro alla Piazza del Cielo, perché già si stava sperimentando la gioia comune, sebbene in forma terrena, minore. E davvero sembrava di intravedere una “luce nuova” negli sguardi di tutti, che dava la forza – anche ai piccoli coristi che aspettavano da ore – di resistere in quegli ulteriori momenti di attesa che il giro finale di saluti del Papa arrivasse alla parrocchia.
Il Papa, attento alle persone, ascolta e risponde, senza fretta: perciò a tanta attesa corrisponde la altrettanta soddisfazione di potergli parlare “cuore a cuore”. Don Benedetto lo ha ringraziato e gli ha spiegato il motivo del pellegrinaggio parrocchiale mostrando la statua e gli ha consegnato una busta con le offerte raccolte in parrocchia in Quaresima, dal Mercoledì delle Ceneri in poi, per la Carità del Papa. Francesco Paolo ha ringraziato a sua volta e lui, Papa Francesco, si è interessato e in risposta si è raccomandato: “Pregate S. Antonio per il vostro vescovo e per me!“. Nessuno dubita che verrà fatto e in forma pubblica e solenne. Quando è passato dalla parte del Piccolo Coro, una bambina ha gridato: Francesco, questo è per te! e subito il Coro, in piedi sulle sedie, ha cantato (benissimo!) e il Papa ha salutato con un gesto della mano. La felicità si è dipinta sul viso di tutti, cancellando stanchezza, sonno, fatica. Davvero si è toccato un pezzo di Cielo. Prima di lasciare la piazza, pellegrini e statua del Patrono si sono fermati presso l’obelisco per una foto di gruppo da eternare nel ricordo.
La statua, con i suoi puntuali e premurosi portatori ha fatto il cammino inverso alla mattina, attraversando prima trionfalmente la piazza (non capita tutti i giorni che il simulacro del proprio Patrono parrocchiale faccia la sua processione in piazza S. Pietro!) e poi, oltre il colonnato, è stata di nuovo preparata per il viaggio di ritorno.
I pellegrini, quasi tutti, si sono ritrovati alle 15.30 nella vicina chiesa di S. Spirito in Sassia dove Don Benedetto e Don Gabi hanno celebrato una Messa di ringraziamento. Una celebrazione comunitaria di grande intensità, partecipazione e coinvolgimento. E’ stato un momento di forte coesione che ha incrementato il senso di appartenenza alla comunità parrocchiale come ad un’unica grande, generosa e gioiosa famiglia. Il Padre Nostro prendendosi tutti per mano e, al termine, la preghiera per la Famiglia composta da S. Giovanni Paolo II è stata letta da una coppia, Anna Paola e Marco.
Dopo la benedizione conclusiva, un’ultima foto di gruppo sul sagrato della chiesa, poi i saluti e i ringraziamenti reciproci, per permettere ai 12 gruppi componenti dei pullman di riunirsi e dirigersi autonomamente sulla via del ritorno. Tutti, ma proprio tutti, con nell’animo la gioia di esserci stati e di aver fatto un’esperienza bellissima e indimenticabile. Lo attestano le decine e decine di messaggi, dichiarazioni, pensieri immortalati sui social. Qualcuno addirittura, con incontenibile felicità, portava con sé anche il ricordo che il proprio bambino era stato preso in braccio e benedetto dal Papa o di essere riuscito a stringergli la mano. Ha detto bene Papa Francesco: i pellegrini hanno aperto il cuore alla fede, il resto l’ha fatto il Signore regalando una gioia e una speranza senza eguali.
Adriana Letta