Il rito si è svolto nella Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino
Due gruppi della Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino, i “Testimoni del Risorto” (associazione di famiglie) ed il Gruppo di preghiera “S. Giovanni Paolo II“, hanno organizzato la sera di martedì 30 maggio la Via Lucis, una celebrazione nella quale si ricordano e si celebrano gli eventi della vita di Cristo e della Chiesa nascente, dalla risurrezione di Gesù alla Pentecoste.
Profonde le motivazioni: la Via Crucis che in Quaresima abbiamo praticato con costanza è estremamente importante per capire e sentire quanto Gesù ha fatto e patito per noi nella sua Passione e Morte, ma non si può dimenticare che la Croce non è la fine e la morte non ha l’ultima parola, perché Gesù è risorto: è questa la Buona Notizia, l’evento centrale della fede cristiana che ci ha fatto passare dalle tenebre del peccato alla luce della grazia (cf. Col 1, 13; Ef 5, 8). Non c’è croce senza risurrezione e non c’è risurrezione senza croce. Altra motivazione è che siamo alla vigilia della Pentecoste ed è molto efficace riflettere in questi giorni sulle apparizioni di Gesù Risorto, sugli ultimi insegnamenti e sul mandato che dà ai suoi apostoli promettendo loro lo Spirito Santo, che scende appunto nel giorno di Pentecoste.
Il Celebrante che ha guidato il percorso della Via Lucis che, specularmente alla Via Crucis, si compone di 14 tappe, è stato il Parroco Don Benedetto Minchella, che nell’introduzione ha detto: “La vita deve essere un cammino di continua risurrezione. Riscopriremo la risurrezione come fonte della pace, come energetico della gioia, come stimolo alla novità della storia. La sentiremo proclamata nel testo biblico e ampliata nell’attualizzazione al nostro oggi, che è l’«oggi» di Dio”. Su uno schermo posto davanti all’altare venivano proiettate le immagini relative alle varie tappe e ad ogni tappa un lettore diverso leggeva un brano di Vangelo o degli Atti degli Apostoli, a cui seguiva un commento letto da Marco De Angelis e poi una preghiera recitata dal Celebrante.
Si è meditato sui seguenti episodi: 1.Gesù risorge da morte; 2. I discepoli trovano il sepolcro vuoto; 3. Il Risorto si manifesta alla Maddalena; 4. Il Risorto sulla strada di Emmaus; 5. Il Risorto si manifesta allo spezzare del pane; 6. Il Risorto si mostra vivo ai discepoli; 7. Il Risorto dà agli apostoli il potere di rimettere i peccati; 8. Il Risorto conferma la fede di Tommaso; 9. Il Risorto si incontra con i suoi al lago di Tiberiade; 10. Il Risorto conferisce il primato a Pietro; 11. Il Risorto affida ai discepoli la missione universale; 12. Il Risorto sale al cielo; 13. Con Maria in attesa dello Spirito;14. Il Risorto manda ai discepoli lo Spirito promesso.
Numerosi i presenti che hanno seguito con raccoglimento e partecipazione intensa le meditazioni, capaci di mettere in luce tante situazioni di oggi in cui ci si può trovare, offrendo sempre una chiave di lettura evangelica che dona speranza, fiducia, pace. Il tutto con uno sguardo particolare alla famiglia, a come vivere in essa le esperienze, ad esempio, dei discepoli di Emmaus, del condividere la vita e il cibo, del farsi accoglienti verso chi è povero “di pane, di cuore, di senso…”, perché “l’accoglienza del Risorto si fa prima di tutto in famiglia”, per essere “riflesso luminoso del fascino del Risorto”. Prendersi cura dell’altro significa offrire una presenza rassicurante, “fatta di piccoli gesti, sorrisi, parole, attenzioni, per abbattere poco per volta il muro dell’indifferenza, della maldicenza, della chiusura”… Moltissimi gli stimoli su cui ognuno dovrà tornare e ritornare in cuor suo a riflettere: se siamo risorti con Cristo, “dobbiamo tendere ad una esistenza che abbia sapore di cielo“.
L’ultima tappa era dedicata allo Spirito Santo promesso da Gesù e che “viene e trasforma tutto quello che tocca… è fuoco, è entusiasmo”, perché “Dio non ci pone nelle mani la soluzione ai nostri problemi. Ma lo Spirito ci dà le mani e il cuore rinnovati con la sua potenza, per risolvere i problemi”. La preghiera finale del celebrante si concludeva così: “Nel nostro pellegrinaggio sei vita della nostra vita. Senza di Te noi moriamo di freddo e di angoscia. Con Te ci rianimiamo di speranza pasquale. Ed è subito pace. Ed è festa continua”. La solenne Benedizione impartita da Don Benedetto, ha siglato un momento davvero importante e indimenticabile che, in una società spesso angosciata e incline ad una cultura della morte, è uno stimolo per ristabilire una cultura della vita, aperta alle speranza e alle certezze della fede.
Adriana Letta