In carcere prima della prima

Si è aperto nella Casa Circondariale di Cassino il 23° “Ventotene Film Festival”

In carcere prima della prima“. Con tale slogan accattivante ha avuto inizio stamani, 24 luglio, la 23ª edizione del Ventotene Film Festival: una prestigiosa rassegna cinematografica ideata e diretta da Loredana Commonara, che porta a Ventotene film, incontri, concorsi e ospiti importanti. Ma il taglio del nastro quest’anno non è stato nell’isola pontina, bensì nella Casa Circondariale di Cassino.

Sì, proprio così, ha preso il via nel salone del carcere cassinate, con la proiezione del film Fiore e un momento di riflessione e confronto sulla storia e sulla vita dei detenuti. Tutto questo, grazie al progetto dell’Associazione culturale Artmedia curato dalla dott.ssa Daniela Attili, che lo ha illustrato ai presenti, tra cui rappresentanti delle più alte istituzioni locali e provinciali, di associazioni e di detenuti. L’idea iniziale è stata di coniugare tre elementi: la storia, il cinema e la detenzione, perché “non ci può essere Democrazia né sicurezza in una società che cerca di eliminare i suoi mali chiudendoli a chiave da qualche parte“, anzi occorre che tutti e ciascuno si sentano responsabili dell’intera società, tenendo ben presenti “gli ideali di unità e condivisione” con cui – a Ventotene – è nata l’Unione Europea.

Il legame tra Cassino e Ventotene, in particolare con il carcere borbonico per ergastolani di Santo Stefano, è dato dal fatto che quando quest’ultimo venne chiuso nel 1965, tutto il prezioso archivio storico documentale venne portato e depositato nella Casa Circondariale di Cassino, che lo conserva tuttora. E lo conserva dopo aver fatto un grande lavoro – come ha dichiarato la Direttrice dott.ssa Irma Civitareale – di riordino “per ridare dignità” alle tante persone che lì erano morte dopo avervi vissuto in condizioni spesso terribili, tutte accomunate dal “fine pena mai”. Ed ora si vuol rinnovare e arricchire tale legame con iniziative tese alla riabilitazione morale e sociale dei detenuti.

Si è parlato molto della interessante storia del carcere, definito una “tomba dei vivi”, rimasto in condizioni difficilissime fin dopo la seconda guerra mondiale, quando vi fu mandato come Direttore, all’inizio degli anni ’50, Eugenio Perucatti, uomo illuminato che di quel luogo invivibile, ancora privo di acqua corrente, fogne, elettricità e in cui c’erano divisioni e lotte, attraverso una profonda ristrutturazione materiale e morale, fece un luogo di collaborazione fra tutti, di efficienza, di rispetto della dignità umana di tutte le persone. Era presente il figlio, Antonio, autore del libro “Quel criminale di mio padre – La riforma del carcere di S. Stefano, una storia di umana redenzione“, Ed. Ultima Spiaggia, che ha mostrato come fossero d’avanguardia le idee di suo padre (aveva dotato il carcere di una cappella, di un campo di calcio e di un cinema!) e come siano tuttora attuali e richiedano ancora impegno e lavoro per realizzarle.

E’ stato poi proiettato il film “Fiore“, del regista Claudio Giovannesi, presente in sala, come presente era anche l’attrice protagonista, la giovane Daphne Scoccia. Un film avvincente, coinvolgente, duro, che mostra dal di dentro il profondo disagio giovanile, che genera cinismo, insofferenza per il mondo degli adulti e delle regole, delinquenza, violenza, errori, esperienze di carcere. Ma mostra anche come da quel mondo desolato e cupo emerge un grande bisogno di essere accolti e amati e che trovare anche un solo momento di attenzione degli altri genera finalmente qualche timido sorriso su quei visi acerbi ma induriti da esperienze di vita negative.

Bravissima l’attrice, che ha saputo dare un forte spessore interpretativo e alla quale, a fine proiezione, sono state rivolte domande, anche dai detenuti presenti, che hanno creato un utile momento di riflessione critica sul film, sul finale “aperto”, e sulle problematiche proposte. Le istituzioni presenti, la Direttrice del carcere Civitareale, il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Cinzia Calandrino, il Sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro, il Prefetto Emilia Zarrilli, tutti sono stati d’accordo sulla necessità di maggiore e costante collaborazione tra istituzioni, società e istituti penitenziari per promuovere, proprio attraverso percorsi e iniziative culturali come questa, una vera riabilitazione dei detenuti; e ancora, sulla necessità di considerare i detenuti come persone e sul necessario rispetto delle regole e della legalità. Sulla possibilità e volontà di incrementare i rapporti Cassino-Ventotene ha parlato il Sindaco dell’isola Santomauro.

Ora il Ventotene Film Festival prosegue fino al prossimo 2 agosto a Ventotene, tra proiezioni e premiazioni come per esempio la consegna del “Premio Vento d’Europa” all’attrice Margherita Buy, e la Casa Circondariale di Cassino restituirà la visita mercoledì 26, quando una piccola delegazione, compresi alcuni detenuti, si recherà nell’isola pontina e assisterà alla premiazione del Concorso “Open Frontiers”, sempre nell’ambito del Festival. Una iniziativa, insomma, davvero degna di nota, da proseguire nelle prossime edizioni.

Adriana Letta

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