Il Vescovo Gerardo affida ai Cresimandi il compito di fare qualcosa in favore della comunità che li ha generati alla vita cristiana
Domenica 1° ottobre si è raddoppiata la gioia festosa della comunità parrocchiale di S. Antonio di Padova in Cassino, perché – dopo la bellissima celebrazione della sera precedente – c’è stata la seconda, altrettanto intensa e partecipata Celebrazione Eucaristica, in cui altri 50 ragazzi e ragazze, come i loro compagni, hanno ricevuto nella Cresima i doni dello Spirito Santo. Anche loro hanno mostrato di essersi ben preparati e di accogliere con serietà e responsabilità il Sacramento, attenti, consapevoli e partecipi in tutti i momenti del rito. Anche stavolta il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo non ha fatto mancare la sua presenza illuminante di Pastore, la sua affabilità nell’approccio con tutti, riservando ai cresimandi una particolare intesa.
Lo si è visto anche nell’omelia che ha loro indirizzato, pur tenendo ben presenti i membri adulti, padrini, madrine, genitori, catechisti. Ma non si è ripetuto: come sempre, ha parlato in modo specifico per i ragazzi che aveva davanti, pur commentando le stesse letture liturgiche della sera prima, con sapienza e delicatezza pastorale. Si è soffermato sulla grande sfida della famiglia riguardo al compito educativo con i figli.
Con il racconto di questa parabola (Mt 21, 28-32), ha osservato, Gesù vuole mettere in risalto una questione educativa molto complessa parlando di un padre che chiede a due figli di andare a lavorare nella vigna e ne riceve risposte contrastanti: uno dice no e poi si pente e va, l’altro dice sì ma non va.
In particolare ha concentrato l’attenzione sulla vigna, immagine della comunità cristiana di cui il Signore si prende cura, coerentemente con tutta la Scrittura Sacra. La Cresima, ha detto, ci aiuta a capire che ogni cristiano battezzato è frutto della vigna, risultato di tutta l’educazione cristiana che altre persone, in famiglia e in parrocchia, hanno messo in atto per lui. Oggi per voi – ha annunciato – con la Cresima cambia qualcosa. Oggi c’è una svolta, con il dono dello Spirito Santo siete chiamati a lavorare per questa stessa vigna di cui siete il frutto. Finora avete ricevuto, adesso dovete cominciare a dare, a donare, sul modello di Gesù, figlio di Dio che si fa “schiavo” e dona la propria vita sulla croce, segno sublime di amore. Noi viviamo in una mentalità fortemente egoistica, diffusa anche nelle comunità familiari ed ecclesiali. Dobbiamo sbloccare questo problema, non si può vivere da egoisti, da persone che ricevono continuamente senza impegnarsi a ricambiare, restituire, per poter edificare anche altri con il proprio contributo.
Cosa cambia allora oggi? Voi continuerete ancora a ricevere da tutti coloro che fanno qualcosa per voi anche a livello civile, istituzionale, sociale, da tante persone che lavorano anche nell’anonimato per il vostro benessere. Si cresce se si capisce che tutti debbono contribuire. Perciò il Padre dice: Andate a lavorare nella vigna. Siamo il frutto di questa vigna per diventare agricoltori a nostra volta, operai di questa vigna, assumendoci i nostri piccoli, medi e grandi impegni e responsabilità. Almeno cominciate a chiedervi, aiutati anche da genitori, implicati e coinvolti in questa responsabilità, catechisti, padrini, sacerdoti: da oggi in poi cosa posso fare io per gli altri? Così sblocchiamo il meccanismo perverso e direi anche diabolico dell’egoismo che ci inaridisce, ci svuota, ci strozza nell’anima, cominciando a ragionare con la logica del dono, dell’altruismo, del servizio. Diceva Raoul Follerau: “Non c’è disgrazia più grande per una persona di non essere utile per nessuno”, perché: se la mia vita non serve a nessuno, vuol dire che non serve a niente. Il vescovo Gerardo ha ricordato Benedetto XVI che appena eletto di definì “un umile operaio nella vigna del Signore”. Auguro a tutti voi presenti, ha concluso, ma soprattutto a voi ragazzi di poter diventare tutti consapevoli di essere frutto dell’amore di altre persone che hanno lavorato nella vigna della nostra vita e, gradualmente, diventare operai invitati a fare qualcosa per gli altri. Così vive la comunità cristiana dove c’è sempre qualcuno che mentre continua a ricevere, comprende anche la gioia di donare.
Pregno e significativo come sempre, e vissuto in gran raccoglimento, ogni gesto del rito, dall’Eccomi alla promessa di impegno alla Professione di Fede, alla Crismazione, alla Comunione sotto le specie del Pane e del Vino. Al termine, prima della Benedizione conclusiva, essendo la prima domenica di ottobre, è stata recitata la Supplica alla Madonna di Pompei “Regina delle Vittorie”: il Vescovo leggeva, i nuovi cresimati ed i fedeli, guidati da Don Benedetto, rispondevano. Momento toccante e sentito, che ha invocato nel cuore di tutti l’aiuto della Vergine Maria su questi giovani Cresimati, perché davvero sappiano un po’ alla volta farsi parte attiva e responsabile nella vigna del Signore.
Adriana Letta