Cresime nella Parrocchia di S. Pietro Apostolo in Cassino
Domenica 8, presso la Parrocchia di San Pietro Apostolo in Cassino ben 66 ragazzi della parrocchia, dopo circa 2 anni di catechismo, hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Il loro è stato un vero e sano cammino di confermazione non solo riunendosi negli incontri settimanali di catechesi, ma anche in periodici incontri di vera formazione pratica, assaporando il senso della vera cristianità nella vita quotidiana con i loro superattivi catechisti, ma anche con le attente e partecipi famiglie. Nella celebrazione presieduta dal Vescovo della Diocesi Mons. Gerardo Antonazzo e concelebrata dal parroco Don Fortunato Tamburrini e dal vice Don Tomas Horacio Jerez, si respirava un vero e profondo clima di preghiera e spiritualità, sebbene l’emozione dei cresimandi e dei catechisti che li hanno visti crescere, fosse tanta.
La parabola di oggi ci mostra l’amore di Dio che si prende cura della sua vigna, pianta che richiede particolari attenzioni: infatti il padrone la protegge con una siepe. La vigna è il suo popolo, siamo noi, apparteniamo a lui ma siamo recalcitranti di fronte a chi sembra limitare la nostra libertà: ci poniamo di fronte a Dio come davanti ad un padrone che ci sfrutta, sfrutta il nostro lavoro, vuole solo il suo tornaconto. Da qui la mormorazione, la contesa, la vendetta. «Cosa farà il padrone della vigna, dopo l’uccisione del Figlio?» ( Mt 21,33-43). La soluzione proposta dai Giudei è logica: una vendetta, nuovi vignaioli, nuovi tributi. La loro idea di giustizia è riportare le cose un passo indietro. Ma Gesù non è d’accordo e introduce la novità propria del Vangelo: il perdono. Abbiamo il compito di portare frutti, di essere l’uno per l’altro dono, senza invidie e gelosie
Lo stesso Vescovo nella sua omelia ha evidenziato come questa parola di Dio è parola per e della nostra vita, come nel contesto di oggi la vite rappresenta la nostra vita. Legame stretto e proprio riflettendo sul vangelo di oggi ci si può domandare cosa vuole dire il Signore con la vite alla nostra vita? In particolare due cose decisive per la nostra vita: la prima ce la dice con l’espressione del profeta Isaia, il quale dichiara nei confronti di Dio che aveva piantato viti pregiate, la nostra vita è un dono pregiato, qualcosa di unico, anche se oggi è degradata nei vari modi che la società purtroppo offre; il secondo messaggio è che questa che Dio ha piantato come dono pregiato, cioè il dono della nostra vita, deve portare frutto, se non lo fa c’è qualcosa che non va, e il Signore quando la sua vigna porta frutti acerbi si dispiace. Nella nostra vita questi frutti acerbi sono dati dall’egoismo in ogni campo, il problema non è l’inizio della stagione, ma quando l’intera stagione, cioè la nostra vita, produce uva acerba, selvatica, aspra, cioè senza Dio. L’uva, un frutto acerbo avvelena il palato, ma una vita acerba avvelena la persona e gli altri. L’unica dolcezza è l’Amore, imparare ad amare. Allora perché la Cresima? Perché quell’uva acerba venga trasformata in uva dolce con lo Spirito che è Amore, che è Carità. Lo Spirito di Cristo Risorto addolcisce l’uva acerba, rende il nostro cuore buono e lo aiuta a capire che se la nostra vita non serve agli altri non serve a nessuno e a niente, ma una vita vissuta nell’amore di Cristo Risorto e donato agli altri porta frutti.
Ognuno di noi è unico nella vigna del Signore e per tutti c’è un posto privilegiato: lasciamoci amare.
Aurora Capuano