La tradizionale processione al cimitero cittadino di Cassino, mercoledì 1° novembre, si è snodata come sempre dalla Chiesa di Sant’ Antonio ed è stata presieduta da sua Eccellenza, il vescovo Gerardo Antonazzo, che ha abbracciato la croce, simbolo di penitenza e di purificazione.
Al corteo hanno partecipato anche il vicario diocesano, don Fortunato Tamburrini, i sacerdoti della parrocchia di S. Bartolomeo, il sindaco, ing. Carlo Maria D’Alessandro, il vice sindaco, dott. Carmelo Palombo, ed altri rappresentanti dell’amministrazione comunale. A guidare nella preghiera il popolo in cammino don Benedetto Minchella, che ha meditato i misteri gloriosi, evidenziando il tema della Risurrezione e della Santità, a cui siamo destinati quali figli di Dio. Ad aprire il cuore alla speranza della vita futura la figura di Maria Assunta, Regina del Cielo, prefigurazione del nostro destino celeste e sostegno nella peregrinatio terrena. La recita del rosario è stata intervallata da canti a cui i fedeli, che sono divenuti man mano più numerosi, hanno partecipato con profonda ed intima consapevolezza.
Una volta giunti, il vescovo Gerardo ha proposto qualche spunto di riflessione e qualche ricordo speciale nel giro tra le tombe, ove sono risuonate le litanie cantate, quale ulteriore invocazione a Maria, modello e aiuto dei cristiani. La liturgia, animata dalla corale di S. Bartolomeo, ha creato un intenso clima di meditazione e raccoglimento. Mons Antonazzo, nell’omelia, ha sottolineato proprio come questo luogo sia per antonomasia lo spazio della verità, dove non c’è posto per i raggiri, l’ipocrisia, l’illusione, in quanto, incontrando i nostri parenti ed amici che dormono il sonno della pace, abbiamo l’occasione di guardare al nostro destino ultimo e di relazionarci con il Dio della Vita. Abitare questo luogo significa rafforzare il senso della speranza, ma non di una speranza precaria, bensì quella della Vita Eterna, di cui ci parla il Vangelo di S. Giovanni. Dio ha posto dentro di noi dal nostro concepimento un intimo bisogno di eternità e questo nostro anelito nel cimitero si ravviva e si rafforza. Abbiamo l’opportunità sia di guardare alle realtà del Cielo sia in contemporanea, grazie alla prima lettura tratta dall’Apocalisse, di osservare dall’Alto, dal Cielo, la nostra condizione umana e di migliorarla nel corpo e nello spirito.
A tal proposito la parola di Dio ci offre due verità fondamentali: “E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio” e “E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello» ”.Se noi seguissimo queste due verità potremmo già sperimentare un anticipo di Paradiso. In realtà invece di adorare Dio in molti casi ci innamoriamo di cose futili e quindi dovremmo capire cosa abbiamo messo al posto di Dio, diventando idolatri. Solo da Dio invece viene la nostra salvezza. Il nome Gesù significa “il Salvatore, colui che salva”. In questo luogo dove celebriamo la vera speranza, queste due verità diventino il fulcro della nostra vita proprio in virtù del ricordo di chi ci ha preceduto in Cielo e ci spronino a migliorare la nostra esistenza di pellegrini. Al termine della celebrazione il vescovo ha benedetto i presenti ed i defunti, ricordando la possibilità di lucrare l’indulgenza per le anime dei nostri cari. Il novello diacono Marcello Di Camillo ha congedato l’assemblea invitandola ulteriormente alla santità.
Biancamaria Di Meo