Cassino, una Messa per celebrare S. Giovanna Antida Thouret e la sua figura di donna di fede forte, coraggiosa e innovatrice
Nel giorno della festa di S. Giovanna Antida Thouret, le sue figlie, le Suore della Carità, l’hanno celebrata ovunque sono presenti nel mondo, grate dell’esempio luminoso che ha lasciato, grate di aver fondato la loro benemerita Congregazione, che instancabilmente continua ad occuparsi della vita e delle attività delle parrocchie, dei poveri e delle famiglie, dei malati e dei giovani. Anche a Cassino la ricorrenza non è passata sotto silenzio, ma è stata celebrata in due momenti. Al mattino con i ragazzi della Scuola S. Benedetto per un momento di preghiera e di riflessione presso la chiesa di Santa Scolastica; alla sera con una Celebrazione Eucaristica presso la chiesa parrocchiale di S. Antonio di Padova, con la presenza delle Suore, delle due postulanti che sono attualmente con loro, di molti ex allievi, amici e genitori di ex allievi.
Ed è stato un bel momento di preghiera e di incontro davanti a Dio, in cui le Suore hanno ricordato e fatto ricordare, con gioia e con fierezza, che grande donna è stata la loro Fondatrice, e gli altri presenti hanno appreso o riportato alla mente e al cuore la figura e la vita di questa donna francese, vissuta tra il ‘700 e l’800. Già la locandina preparata dalle Suore, riportava in sintesi alcuni tratti salienti, corrispondenti ai punti fermi per la Santa e per le sue seguaci: “Sono Figlia della Chiesa, siatelo anche voi con me!”. E ancora: Una vita… Una passione! Parrocchia, Poveri, Famiglia. Poi “le sue grandi passioni” e i primi passi della sua avventura, iniziata a Besançon, l’11 aprile 1799: una piccola scuola, in una camera d’affitto; il brodo per i poveri, in un cortile; la cura dei malati, nelle case buie; l’annuncio del Vangelo, nelle parrocchie.
Come ha ben sottolineato anche Don Benedetto nell’omelia, S. Giovanna Antida appare come una donna biblica, forte, risoluta, piena di fede. Nata da una povera famiglia e rimasta ben presto orfana di madre, entrò in convento solo dopo aver superato la forte contrarietà del padre e dovette presto fare i conti con la Rivoluzione francese, che sciolse con la forza l’ordine in cui era entrata. Rifugiata a Besançon, fondò la Congregazione delle Suore della Carità, che non era di clausura, ma aperta al sociale, a curare i mali e i disagi della società. E in questo appare subito come un’antesignana, una donna di vedute aperte e avanzate, se si pensa che fino ad allora le donne che si consacravano a Dio erano suore di clausura. Chiamata a Napoli a svolgere la sua opera, vi guidò un grande ospedale, ma chi le pose grossi ostacoli fu proprio l’arcivescovo di Besançon che si rifiutava di approvare l’ordine da lei fondato, nonostante il riconoscimento pontificio.
Ma lei non si scoraggiò, sapeva cogliere la presenza di Dio anche in una chiesa “acciaccata” e retrograda e continuò a sentirsene figlia. Lei, donna di ampie vedute che sapeva ben cogliere i segni dei tempi che cambiavano, continuò con le sue suore nell’impegno di carità a favore dei più poveri e nel lavoro di apostolato. Da consacrata fu una vera e propria “madre” di tutte le persone che incontrava sul suo cammino, capace di ridare loro vita. Non vacillò neppure quando le sue figlie si divisero e non ebbe, in vita, la gioia di vedere la riunificazione, che avvenne molto più tardi, ma alla fine della sua vita poté dire in tutta verità e con gioia: Sono contenta di appartenere a Dio solo!, perché solo a Dio aveva sempre obbedito e confidato. Così le sue figlie, ragazze di ogni parte del mondo che hanno scelto il percorso di vita di S. Giovanna Antida, hanno continuato e continuano instancabilmente a seguire le sue tracce, a lavorare per Dio e per la Chiesa, con encomiabile ardore.
Perciò Don Benedetto, interpretando il sentire dei presenti, li ha stimolati ad elevare una preghiera per la comunità di Cassino delle Suore della Carità e per tutta la Congregazione, perché – pur essendo provate – possano essere all’altezza del carisma che Dio ha voluto donare a S. Giovanna Antida, e testimoni gioiose dell’appartenenza unica e indefettibile al Signore della vita.
Terminata la celebrazione, i saluti, gli auguri e gli abbracci hanno preso il sopravvento per esprimere l’affetto e la riconoscenza che la gente prova per le Suore della Carità, sempre pronte e disponibili con tutti. Con gioia la Superiora diceva di aver ricevuto gli auguri anche dal Vescovo Antonazzo, pur impegnato a Roma nella Cei. Una foto di gruppo ha segnato la conclusione.
Adriana Letta