Pinocchio, spettacolo teatrale in carcere

I detenuti del Laboratorio teatrale mettono in scena Pinocchio, “favola liberante”

Nella Casa Circondariale di Cassino uno spettacolo teatrale dalle molteplici valenze si è tenuto giovedì 14 giugno. Era uno spettacolo di fine anno del Laboratorio teatrale iniziato a novembre e i detenuti che lo avevano seguito erano gli attori e artefici; era dedicato ai bambini dei detenuti venuti per l’occasione con le loro mamme, e al centro della storia, anzi: della favola, c’era Pinocchio.

Proprio questo fatto dava ancora nuovo valore alla rappresentazione, perché, come spiega Paola Iacobone che ha curato la regia dello spettacolo e la conduzione del laboratorio, «Le Avventure di Pinocchio possono essere considerate una realtà parallela in cui è facile perdersi e da cui è molto difficile uscire. Un mondo fatto di parole, che ci riportano all’infanzia e che molto spesso divengono sinonimo del nostro essere, di immagini, mentali e non, di sensazioni ed emozioni». «Un testo – continua Iacobone – che durante il laboratorio abbiamo letto integralmente ognuno con il proprio libro e insieme ad alta voce nel corso delle prime sessioni, commentandolo, drammatizzandolo e facendolo nostro. Successivamente sono stati selezionati alcuni passi da portare in scena e sempre insieme abbiamo poi scelto gli interpreti per i diversi personaggi, provandoli e cambiandoli diverse volte, cercando di mantenere intatto il filo narrativo originale, ma anche evidenziando la nostra personale interpretazione. Il nostro Pinocchio sbaglia e si rialza, nel suo continuo girovagare trova il senso del suo essere e alla fine si salva da solo. La fata c’è, non potrebbe non esserci lei, protagonista con Pinocchio del libro di Collodi, ma ha un ruolo molto ridimensionato soprattutto rispetto alla trasformazione del burattino. È sorella, amica e madre che consiglia, protegge e solo grazie alla sua assenza dà a Pinocchio la possibilità di crescere e trasformarsi».

Dunque, l’attesa era grande e quando tutti gli ospiti sono arrivati, la regista Paola Iacobone, che da anni con la sua associazione lavora proficuamente nel carcere di Cassino nel campo letterario-teatrale, ha presentato il lavoro. In effetti gli otto attori, tra cui il Narratore, hanno coperto un po’ tutta la vicenda del libro di Collodi, presentando e interpretando, con pochi e semplici mezzi ma con molta efficacia, tutti i personaggi importanti: Geppetto, Pinocchio, il Grillo Parlante, Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, il Barbagianni, la Fatina, Lucignolo, la Lumaca, il Paese dei Balocchi… E sono stati bravissimi.

La favola di Pinocchio c’era, autentica e allo stesso tempo fatta propria e interpretata da chi è davvero alla ricerca di se stesso e del proprio ruolo nella vita. Infatti, continua Paola Iacobone: «Una scrittura scenica realizzata sessione dopo sessione, con esercizi fisici e vocali, improvvisazioni a partire dal testo collodiano ma al cui interno inevitabilmente ci sono i corpi, le parole, le storie di ognuno dei partecipanti. Una rilettura del testo collodiano, che ne svela significati nuovi e al tempo stesso offre la possibilità agli attori in scena e al pubblico di scoprire un nuovo Pinocchio e soprattutto un qualcosa di nuovo di sé stessi».

Mentre nella casa Circondariale di Cassino si assisteva a PINOCCHIO tratto da Le Avventure di Pinocchio di Collodi, per la regia di Paola Iacobone, in contemporanea se ne svolgeva un’altra parallela a Rebibbia, dove le detenute si cimentavano su ALICE Nel paese delle meraviglie? scritto da Laura Jacobbi per la regia di Francesca Rotolo. Tutti e due gli Istituti di pena avevano aderito al Progetto teatrale Fiabe in carcere: Alice e Pinocchio Liberanti vincitore del Bando Officine di Teatro Sociale – Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, grazie all’associazione MAST – Officina delle Arti. Il nome del progetto mantiene il termine “liberanti” inteso come participio presente del verbo liberare e quindi considerando Alice e Pinocchio come due testi capaci di “liberare” la fantasia, di condurre in luoghi sognanti e immaginari, ma indica anche, nel contesto penitenziario, quei detenuti che stanno per essere scarcerati. «Questi protagonisti, portatori di numerosi significati educativi e pedagogici diventeranno lo specchio attraverso cui madri-detenute e padri-detenuti potranno guardare se stessi e raccontarsi attraverso le parole e le avventure di questi personaggi».

Tutto questo è reso possibile grazie alla lungimiranza e apertura della Direttrice, D.ssa Irma Civitareale, e di tutti i suoi collaboratori, le Vice Direttrici, gli Educatori, il Comandante e il personale della Polizia Penitenziaria.

Adriana Letta

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