Cresime nella parrocchia di San Pietro Apostolo in Cassino
Oggi è stato un giorno di festa nella parrocchia di San Pietro Apostolo in Cassino, dove quattordici ragazzi nella celebrazione delle 11, presieduta dal Vescovo e concelebrata dai parroci don Nello Crescenzi e don Tomas Jerez,hanno ricevuto il sacramento della cresima.
La parola che il Signore ci dona in questa domenica, di particolare festa per questa comunità, che festeggia i suoi quattordici cresimandi, è una parola che sa di Famiglia, perché questo, spiega il Vescovo, vuole Dio, a questo ci ha chiamati ad essere coppia, ad essere famiglia. E proprio questo riunirci oggi di domenica attorno a questi ragazzi che hanno ricevuto la cresima, è esempio di famiglia. Dio plasmò la donna e la condusse all’uomo; all’inizio della creazione, Dio li creò maschio e femmina; per questo i due saranno una sola carne. L’uomo e la donna sono stati creati da Dio così, perché si uniscano, perché formino una sola carne, perché diano vita all’unione coniugale. Gesù ha diritto di parlare del matrimonio e di stabilire le leggi che lo devono governare, perché è Dio che ha creato il matrimonio ed egli parla in nome e con l’autorità di Dio.
La pagina della Genesi ci presenta la realtà dell’amore di coppia alla sua origine, appena uscita dal progetto e dalle mani di Dio, una realtà ancora incontaminata, dove tutto è radioso, ordinato e profondo. Dio li benedisse dicendo:”Siate fecondi e moltiplicatevi”. Che cosa è avvenuto, in realtà, con l’istituzione dei due sessi? Quale forza Dio ha immesso nella creazione, creando l’uomo e la donna diversi e incompleti, fatti perciò l’uno per l’altra?
Bisogna scoprirlo in quel punto di partenza del progetto divino: non è bene che l’uomo sia solo. L’uomo solo e autosufficiente è un essere statico, chiuso in sé stesso e, soprattutto, esposto all’orgoglio. Dio voleva mettere la sua vita come su un piano inclinato: inclinato, però, non verso il basso, ma verso l’alto. Ha creato perciò questa attrazione e questa propensione verso l’altro sesso, come una spinta che porta l’uomo a uscire fuori di se stesso, che lo mette in moto, gli rivela il suo limite, lo lancia in un viaggio e in un’avventura che alla fine dovranno condurlo,attraverso l’altro sesso e attraverso l’amore, all’Amore che è Lui stesso.
La donna è l’aiuto simile all’uomo, una compagna di elevazione, assolutamente simile all’uomo; simile, eppure diversa, perché proprio nella diversità è la spinta verso la vita, verso la ricostruzione di una nuova unita più ricca.
Nel Vangelo di oggi, dalle parole di Gesù, scopriamo un matrimonio ben diverso da quello voluto da Dio; esso può essere rotto dal marito (e dal marito soltanto), con un semplice atto di ripudio e per qualsiasi motivo. Non c’è più la parità dei sessi nel diritto; non c’e più l’unità non c’è la logica del dono; il matrimonio non è più quella cosa seria, profonda, per tutta la vita, come Dio voleva. Il matrimonio è largamente asservito al patrimonio e da qui il predominio assoluto della prole.
Gesù, venuto per riportare tutte le cose alla purezza della loro origine, attuò questa ricapitolazione anche per il matrimonio e lo fece ripristinando la legge dell’inizio. Gesù spiega in modo inequivocabile il senso di queste sue parole, dicendo: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio. Non c’è dubbio: Gesù con queste parole esclude precisamente ciò che noi chiamiamo il divorzio (e non lo esclude solo per la donna, ma anche per l’uomo).
Gesù richiama all’unità: “saranno una carne sola”, cioè come una sola persona, con concordia di progetti e di sentimenti; implicitamente inculca dunque a costruire sull’unità, a ripristinarla giorno per giorno. Come? Sciogliendo sul nascere i contrasti, le incomprensioni, le freddezze. E se l’uomo e la donna con il sacro vincolo del matrimonio diventano una sola carne inseparabili, o non separabili senza dolore, i figli che da esso nascono sono la carne della loro stessa carne perché dal loro amore sono stati generati.
È necessario però convincersi tuttavia che tutto ciò non basta e che occorrono i mezzi spirituali: il sacrificio e la preghiera. Se il matrimonio incontra tanta difficoltà per mantenersi unito, è perché è venuto meno lo spirito di sacrificio. La preghiera migliore è quella fatta insieme: genitori e figli l’uno per l’altro, ma ad essa si è aggiunta oggi, anche quella di un’intera comunità che con le famiglie prega per i suoi giovani affinché aprano la vela della loro vita al vento dello Spirito Santo e siano nuovi testimoni del messaggio evangelico tra i loro coetanei.
Un grazie particolare alla catechista Maria Patrizia Velardi che con pazienza ed amore ha preparato i ragazzi a questo grande giorno.
Aurora Capuano