Ad isola del Liri un Convegno sulla “Carità”
San Vincenzo De Paoli: uomo della Carità senza fine
San Vincenzo de “La carità ha un inizio, ma non ha una fine…” con queste parole di San Vincenzo de’ Paoli, il parroco don Alfredo Di Stefano ha dato inizio alle celebrazioni in memoria del santo degli ultimi, di coloro che, ieri come oggi, vivono la loro vita ai margini della società, in condizioni di vita precarie e nel bisogno materiale e spirituale.
A tal proposito, la parrocchia di San Lorenzo, sempre al fianco del Volontariato Vincenziano, ha organizzato giovedì sera, presso la Sala Agape, il convegno sul tema “Il cantore della carità di Dio per gli uomini di oggi”.
Davanti ad una sala gremita che ha seguito sempre con vivo interesse, don Alfredo ha ripercorso le tappe fondamentali della vicenda biografica del santo, a partire dai suoi umili natali in una famiglia contadina di Pouy in Francia. Negli anni dell’adolescenza, il periodo trascorso presso il collegio gestito dai Francescani matura nel giovane la vocazione al sacerdozio sull’esempio nobile di Francesco d’Assisi che sposa Madonna Povertà. L’incontro con Francesco di Sales, in un’epoca caratterizzata dal vivo fermento della riforma cattolica, è fondamentale per la maturazione spirituale di San Vincenzo. Nel 1633 fonda la Città dei Poveri, al cui interno le Suore di San Vincenzo cominciano a dedicarsi al servizio materiale e spirituale dei malati e dei poveri.
San Vincenzo de’ Paoli è stato un impareggiabile interprete di quel ramo della religiosità francese, il quale proponeva una riforma ecclesiastica senza rinunciare al primato di Pietro. In tal senso, il pilastro su cui poggia il pensiero vincenziano risiede nell’Umanesimo Cristocentrico che consiste nel “riprodurre per quanto più possibile, in sé e negli altri, l’umanità di Gesù Cristo quale principio dinamico dell’azione missionaria”. Il richiamo alla personificazione con Cristo, lungi dal voler essere un mero tentativo ascetico, deve essere interpretato come il desiderio di ripercorrere le parole e le intenzioni di Cristo, come afferma San Paolo nella Lettera ai Filippesi.
La missione apostolica secondo San Vincenzo, quindi, non era un semplice corso di prediche, ma un’azione di testimonianza e di carità destinata a risolvere i problemi spirituali e materiali delle popolazioni depresse ed emarginate.
Il metodo vincenziano di sostegno alle classi meno abbienti non ha mai limitato il dovere di lavorare, che spetta a chiunque secondo le proprie possibilità. In tal modo, egli è stato il primo a sostituire al tradizionale sistema dell’elemosina indiscriminata, saltuaria e spesso socialmente dannosa, quello del “soccorso ordinato”, selezionato e rispondente alla natura e all’entità del bisogno. Inoltre la sua innata propensione all’ascolto lo ha portato a migliorare le condizioni di vita dei condannati al carcere e, grazie alla sua posizione, è riuscito a ottenere un notevole miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti. Per tale motivo, San Vincenzo de’ Paoli è considerato da tutti il santo patrono delle carceri e un grande riformatore del servizio penitenziario.
Al termine dell’intervento di don Alfredo, il convegno prevedeva l’intervento di Beniamino Piedimonte, che per oltre vent’anni ha ricoperto un ruolo fondamentale nella Caritas parrocchiale e diocesana, e di Enzo Passeri, responsabile del nutrito gruppo misto di Vincenziani che da molti decenni opera nelle parrocchie della vicina Sora.
In particolare, Beniamino ha sottolineato il valore della testimonianza e dell’ascolto degli ultimi, come momento fondamentale della vita cristiana e della sequela di San Vincenzo. “Solo chi non ha cuore, non vede i poveri e le loro necessità” ha affermato ricordando l’esperienza vissuta durante gli anni Novanta, quando a Isola del Liri cominciavano ad arrivare i primi migranti dal Marocco e dall’Albania con le loro necessità e i loro bisogni. Enzo Passeri, accompagnato da numerosi confratelli venuti da Sora, invece, ha raccontato la sua cinquantennale esperienza all’interno della famiglia Vincenziana e ha illustrato le numerose progettualità del gruppo sorano, auspicando la necessità di ripetere questi momenti di formazione e di crescita nel nome di San Vincenzo de’ Paoli.
La vincenziana Patrizia Quadrini, ha recitato infine la Preghiera dei Vincenziani, invocando la benedizione del santo, affinché possa aprire i cuori. “Signore, liberami dall’egoismo, perché ti possa servire, amare e ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare”, sono le parole che chiudono tale preghiera e che indicano a tutti i presenti il cammino da seguire nella testimonianza evangelica e nell’aiuto ai fratelli che soffrono.
Venerdì 27 settembre, giorno della festa di San Vincenzo, una Santa Messa celebrata presso la Cappella dell’Istituto “San Vincenzo de’ Paoli” in via Selva ha chiuso nella preghiera e nella comunione questa due giorni di spiritualità dedicata al Santo dei Poveri.
Carlo Giovannone