È una consuetudine consolidata ormai da quasi un quinquennio, per il vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, i seminaristi e il loro responsabile e rettore diocesano don William Di Cicco, condividere due giorni di vita comunitaria in preparazione alla Solennità del Natale di Gesù Cristo.
L’ appuntamento, fissato al mattino del 23 dicembre, ha fatto convenire i seminaristi al Seminario sorano, situato nel complesso della sede vescovile; di lì, essi, insieme con don William, sono subito partiti per il giro di visite ad alcuni sacerdoti infermi, tra cui don Lino Ciccolini e don Mario Pozzuoli. La tranche di visite del mattino si è conclusa nella clinica “Villa degli ulivi”, a Sant’Elia Fiumerapido, dove, accolti dai responsabili ed operatori della Struttura e dal parroco del paese, don Remo Marandola, i seminaristi hanno conosciuto la residenza ospedaliera e si sono intrattenuti con gli ammalati ricoverati nei reparti, parlando con loro, donando il calore di un sorriso, di un abbraccio o di una carezza, e pregando insieme. In seguito, seminaristi, infermi e personale sanitario, hanno celebrato, presso la cappella di “Villa degli ulivi”, la Messa di Natale, presieduta dal vicario generale diocesano don Alessandro Recchia, interprete e portavoce della prossimità e degli auguri di bene da parte del Vescovo Gerardo.
Nel pomeriggio si è svolta la seconda tranche di visite ai preti infermi: a don Dionigi Antonelli, che ha esortato i seminaristi a reagire alla “contraffazione del Natale”, mistero ineliminabile dal cuore della fede cristiana (pena la sua stessa sussistenza), e a restare fedeli alla preghiera quotidiana del Breviario; don Nicola Tocci, che si è lasciato sorprendere col Breviario sul tavolo, confermando, a sua insaputa, la testimonianza sacerdotale di don Dionigi, e ha impartito ai suoi visitatori la benedizione del Signore.
A sera, il vescovo Gerardo, i seminaristi e il rettore don Willam si sono incontrati per confrontarsi sul contenuto della Lettera Apostolica di papa Francesco Admirabile signum sul valore e il significato del presepe, condividendo le proprie suggestioni circa la presenza di eventuali indicazioni vocazionali offerte dal testo. Tra i vari punti di vista espressi (l’essenzialità della nascita del bambino nella mangiatoia, la povertà e lo stupore dei pastori, il cercare dei magi), il Vescovo ha posto l’accento sui momenti di crisi, fisiologici agli inizi (e non solo) di ogni vocazione, in quanto essi sono il luogo più concreto della risposta dell’agire umano alla promessa di bene che viene da Dio, e ha sottolineato come sia emblematico in tal senso il discernimento di san Giuseppe, diviso, dopo l’annuncio dell’angelo, tra il ripudiare in segreto e l’accogliere la sua promessa sposa, la Vergine Maria, incinta per opera dello Spirito Santo.
Il secondo giorno, vigilia della Solennità del Natale, è trascorso tra i colloqui personali del Vescovo con ciascun seminarista (annualmente, una tappa fissa nei due giorni, in cui viene verificato l’andamento della formazione conseguita al Seminario regionale di Anagni e, in diocesi, nella parrocchia di tirocinio) e i preparativi del Pontificale di Natale nella Cattedrale di Sora, dopo la celebrazione dei Primi Vespri della stessa Solennità nella cappella del Seminario vescovile e la cena, nell’atmosfera della casa e della famiglia.
Nella sua omelia, il Vescovo, dopo aver marcato la connessione tra il mistero dell’incarnazione e quello della croce e della vita nella risurrezione di Gesù Cristo, ai fedeli accorsi alla celebrazione ha indirizzato le stesse parole della Lettera a Tito, la seconda lettura della Liturgia della Parola: la grazia di Dio, manifesta nella persona di Gesù Cristo, che ha dato se stesso per salvare gli uomini, insegna a respingere l’empietà (effetto della negazione aprioristica e oltranzista della religiosità) e l’iniquità (la sempre più ridotta condizione di uguaglianza sociale, politica ed economica). Parole queste nient’affatto scontate ma da gridare con ferma fede ed onestà come, ha ricordato il Vescovo, richiamandosi all’ultimo discorso pronunciato da Papa Francesco alla Curia romana, lo scorso 21 dicembre: «non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata».
Conclusa la celebrazione, dopo il tradizionale scambio di auguri nella Sala capitolare della Cattedrale con fedeli e operatori parrocchiali, il Vescovo ha congedato i seminaristi, pronti a fare rientro nelle proprie parrocchie di ministero per il tirocinio formativo in occasione delle celebrazioni natalizie.
Andrea Pantone