Una Messa in suffragio dei giovani defunti

La morte prematura, occasione per riflettere sul vero senso della vita

Sabato 31 ottobre alle ore 18 una Messa specialissima e toccante è stata celebrata a Cassino nella piazza antistante la chiesa di S. Antonio, per ricordare i giovani deceduti prematuramente. Sedie distanziate per permettere ai numerosi intervenuti di partecipare in tutta sicurezza, mascherine sul viso, commozione nel cuore. L’altare, ben sistemato davanti al portone della chiesa, aveva il Crocifisso e accanto, significativamente, il Cristo Risorto, e più in là una grande croce addobbata con foglie e le foto dei tanti giovani che venivano ricordati; su un leggio l'”Album del Paradiso”, dall’altro lato i cesti con la raccolta di viveri, a terra un tappeto verde adorno di piante fiorite come un giardino.

Non è facile riuscire a dare un tono di speranza e di luce ad un’occasione che riunisce genitori colpiti dal dolore incancellabile della perdita di un figlio, familiari, coetanei e conoscenti di ragazzi e ragazze saliti in cielo quando si pensava che avessero ancora “tutta la vita davanti”. Eppure l’aria che si respirava, prima ancora di cominciare, non era cupa e triste ma luminosa, colorata e suggestiva. Prevalevano la comprensione reciproca, la consolazione di sentirsi in tanti, “fratelli tutti”, il desiderio di pregare tutti insieme per coniugare il dolore umano con la speranza cristiana.

Le parole del parroco don Benedetto Minchella, nell’omelia, hanno segnato la linea di fede da seguire per riflettere. Sembra strano, ha esordito, che noi siamo qui a riflettere sulla morte mentre intorno a noi c’è tutta un’ansia di vita per il desiderio di tornare alla vita “normale” che il virus sembra averci tolto. Sembra anche che la morte abbia innalzato un muro invalicabile di fronte al quale si infrange ogni nostro pur legittimo desiderio di rivedere, riascoltare, risentire i nostri cari defunti. Ma, ha detto con forza, i morti non sono persone che ritorneranno per metterci paura, come suggerisce la festa di Halloween di stasera, festa pericolosa perché instilla nella mente dei bambini la credenza che i morti non sono persone vive che possiamo sentire vicine, ma sono “nemici” che ci vogliono portare con loro nel regno delle tenebre. E’ la cosa più anticristiana che si possa dire! Le persone non sono più in mezzo a noi perché non erano “nostre”, come egoisticamente pensiamo, la morte non ce le ha “rubate”. Pur soffrendo per il distacco, dovremmo avere una fede grande come i Santi, che hanno guardato la morte con fede. Gesù ha vissuto tutta la sua vita proiettato verso la morte, sapendo che quello sarebbe stato il momento in cui avrebbe riabbracciato Suo Padre. Chi desidera che i cari defunti tornino indietro non vuole il loro bene, perché ora si trovano in quel luogo e con quelle persone per cui sono state create. Tutti siamo stati creati per il Paradiso.

Essi adesso sono con il Signore solo con l’anima, ma alla fine dei tempi Egli tornerà a prenderci tutti e allora ci ritroveremo e ci riabbracceremo. Il fine ultimo della nostra vita è essere abbracciati per sempre a quel Dio che misteriosamente ci ha amati, creati e salvati e che chiama ciascuno di noi nella sua casa. Alla luce della fede noi consegniamo i nostri fratelli e le nostre vite. In conclusione, ha esortato Don Benedetto, diciamo insieme a Giobbe, il più paziente degli uomini: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore”.

Dopo aver dato l’informazione che quest’anno Papa Francesco ha prolungato l’Indulgenza plenaria per i defunti a tutto il mese di novembre alle solite condizioni, Don Benedetto ha dato il via ad un momento particolarmente partecipato e commovente: ha chiamato per nome e cognome tutti i giovani morti prematuramente e per ognuno un familiare andava a depositare un lumino acceso attorno al “giardino”: una lunga lista e una lunga fila di luci che ha coperto tutto il perimetro.

Al termine della celebrazione la testimonianza di due madri che hanno perso un figlio, la mamma di Mimma Panaccione e quella di Marco Vannini, ha toccato il cuore degli astanti confermando quanto la fede possa aiutare a passare dal dolore profondo per il distacco al “lasciarsi abitare dall’amore” e “alla gioia pura della resurrezione”, perché “la vita non è tolta ma trasformata”.

Per l’occasione è stato mostrato anche “l’Album del Paradiso”, un raccoglitore di nomi e foto che sarà perennemente esposto in chiesa per la preghiera di suffragio quotidiana nella cappella del Cristo morto, ma che sarà possibile sfogliare solo dopo passato il pericolo del contagio Covid-19.  Nella prima pagina un pensiero di Don Benedetto invita il lettore così: “Prega per loro, perché possano godere per sempre la gioia di vivere con il Signore della vita e affidati alla loro preghiera perché ti aiutino a trovare in Cristo il senso di questa vita terrena“.

E’ stata una celebrazione straordinariamente partecipata, che ha lasciato in tutti un desiderio di interrogarsi sul vero senso della vita. Una luce si è accesa nel cuore, perché “la vera vita non è qui”.

Adriana Letta

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