Una Messa per Bruno Evangelista

Celebrata nell’ottavario della dipartita per iniziativa del fratello diacono Luigi e delle sorelle Genoveffa e Maria con le loro famiglie

 

Una Messa di ottavario in suffragio dell’anima di un fratello tanto amato quanto lontano, tornato alla Casa del Padre lo scorso 5 agosto, negli USA, New Jersey. Nella chiesa di S. Pietro Apostolo in Cassino, era accorsa la comunità parrocchiale per stringersi a Luigi Evangelista, diacono, per manifestargli affetto e partecipazione al suo dolore e a quello di tutta la grande famiglia Evangelista, la parte italiana e quella americana. Erano presenti, infatti, i familiari ed i parenti qui residenti. Eppure l’enorme distanza fisica non sembrava assolutamente paragonabile a quella spirituale, perché questa non era “distanza” ma “vicinanza”: vicinanza di cuori, di sentimenti, di fede, di valori. Sembrava a tutti di conoscere già Bruno, il 74enne americano, perché la sua vita, sempre illuminata da una fede granitica, visitata ampiamente dalla sofferenza senza mai cedere allo scoraggiamento e tanto meno alla disperazione, era nota a tutti. Tempo addietro, infatti, il diacono Luigi aveva chiesto preghiere per lui, le cui condizioni di salute si stavano aggravando, ma sempre con uno sguardo di fede e di fiducia in Dio.

Il Parroco, Don Nello Crescenzi, nell’omelia, ha rimarcato come il versetto del Salmo responsoriale del giorno, “Il suo amore è per sempre”, coincidesse con la vicenda di Bruno. Malato da ben 15 anni, avendo sopportato sofferenze, diversi interventi chirurgici e terapie mai risolutive, accettava tutto con il sorriso e la fiducia proprio perché credeva fermamente che l’amore del Signore “è per sempre”. E ha proseguito: Come?, diremmo noi, una persona così brava, onesta, lavoratrice, dedita alla famiglia e a chiunque avesse bisogno, come può meritare tanto patire? Perché Dio permette questo? Questo – ha spiegato – è ragionare secondo una logica solamente umana, totalmente lontana da quella di Dio, che associa a sé e alla sua sofferenza salvifica sulla croce le persone che accettano di portare la croce. Il sacrificio è sempre espressione di un amore donato.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, Luigi, che da diacono aveva assistito il celebrante all’altare, ha poi detto che un nipote gli aveva telefonato: “Se tu fossi qui in America, certamente prenderesti la parola per parlare di Nonno Bruno, e allora scrivi e mandami una copia in inglese e la leggerò io al funerale”, e così ha letto la versione italiana del suo ricordo del fratello Bruno. Commovente constatare l’unità non solo fraterna ma spirituale tra i due, l’unità familiare, la fede con cui hanno sempre saputo accettare quello che la vita riservava loro, di gioia, impegno o dolore che fosse. Tutta la vita di Bruno è stata caratterizzata da una incrollabile Fede in Dio, ha testimoniato, vissuta sopportando le atroci sofferenze causate da un cancro al pancreas senza un lamento, ma con serenità e offrendole a Dio, assiduamente partecipando ai Sacramenti, consacrandosi alla famiglia e rimanendo sempre aperto agli altri: davvero un “luminoso esempio di coerenza evangelica”.

Particolarmente toccante la testimonianza del nipote Richard, che ha descritto con bellissime parole il Nonno con affetto, ammirazione e gratitudine per i valori per cui ha vissuto e per tutto quello che ha fatto, ha insegnato e ha trasmesso come prezioso lascito ad ognuno dei nipoti.

Ecco perché non sembrava una celebrazione turbata dalla grande distanza kilometrica, e neppure a dominare era un dolore cieco e inconsolabile, non era una celebrazione di morte, ma veramente di vita e di Fede. Grazie a Bruno e Luigi Evangelista e a tutta la loro grande ed esemplare famiglia.

Adriana Letta

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