Omelia del Vescovo Gerardo per i funerali della prof.ssa Gilberta Palleschi

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IL DIO DELLA SPERANZA

Omelia per i funerali di Gilberta Palleschi

13 dicembre 2014

 

Poniamo le parole del Salmo  87  sulle labbra di Gilberta nell’ora drammatica della sua morte.

La preghiera recita così:

 

Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l’orecchio al mio lamento.

Io sono colma di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
Sono annoverata tra quelli che scendono nella terra,
sono come una donna ormai priva di forza.

Hai allontanato da me i miei compagni…
Sono prigioniera senza scampo;
si consumano i miei occhi nel patire.

Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.
Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
Hai allontanato da me amici e conoscenti *
mi sono compagne solo le tenebre.

 

Questa è’ l’ora del dolore

E’ il dolore della famiglia, della madre soprattutto. E’ il dolore di tutta la Comunità. Questo è il meriggio drammatico delle tenebre del Calvario, del rattristamento del cuore, dell’indurimento degli affetti, della rabbia. E’ il momento in cui vogliamo gridare tutti i nostri “perché”. E’ il momento dell’angoscia, dello strazio, del grido di maledizione che Gesù lancia sulla Croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”.

Mio Dio, perché? Perché tanto male verso una donna che non ha fatto nulla di male?

Perché tu, Signore, non hai prestato attenzione ai nostri appelli alle nostre ansie, paure, speranze, preghiere? Sentiamo tanta solitudine e oscurità, confusione e smarrimento. Occhi stanchi, inumiditi da lacrime ininterrotte, sguardi persi nel vuoto. Il male, la cattiveria, la follia, il peccato degli istinti più bestiali hanno prevalso sul bene della ragione, della dignità, del rispetto di una donna indifesa, generosa, amata, riservata e buona.

Sì, lo dobbiamo ammettere: questa è l’ora dell’impotenza e della sconfitta, avanza l’ora tarda del tramonto che segna la caduta della fiducia e la perdita della speranza, mentre avanza lo sconforto e un diffuso senso di paura. E’ l’ora del canto triste della nostra debolezza, è il lamento pietoso della nostra incredulità di fronte a tanta crudeltà.

Questa è anche l’ora del silenzio

Abbiamo bisogno di riflettere, dobbiamo capire, vogliamo trovare se non una soluzione almeno una spiegazione al dramma così ferocemente consumato. Ma è anche l’ora della preghiera per impedire al nostro crepuscolo di diventare terribile notte. Il silenzio della preghiera è il grembo della luce che illumina la nostra fede nella certezza che le braccia amorevoli di Dio accolgono la vita che altre braccia violente hanno sottoposto alla sofferenza e gettato nell’abbandono. E’ l’ora nella quale vogliamo consegnare e affidare a Dio l’amata Gilberta, con le stesse parole di Gesù umiliato e abbandonato sulla Croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.

La certezza del giudizio di Dio e della giustizia umana deve abbattere ogni tentazione di odio e di rancore, che a nulla servirebbe se non a continuare a fare del male a Gilberta, ora che Lei tutto e tutti vede e giudica e ama con gli occhi di Dio.

E questa è anche l’ora della denuncia

Di quale società sono figlie le follie che generano tragedie come questa? Chi avrebbe potuto fare qualcosa di più per evitare questo dramma? L’assurdità di azioni efferate, anche quando sono commesse da uno solo, chiama in causa la responsabilità di tutti, e chiede conto del compito educativo e formativo di ciascuno. E’ l’ora della domanda ineludibile: che tipo di società stiamo costruendo? Di chi è figlia tanta violenza? “Mostri” non si nasce, ma lo si può diventare nel grembo di una cultura malata di erotismo e di soddisfacimento di qualunque desiderio, peggio ancora di ogni forma di istinto. Tutto questo è spesso sbandierato e preteso in nome di una falsa libertà che nega la dignità e il rispetto per l’altro, che degrada gli affetti, i sentimenti, il pudore, il rispetto del corpo nella sua sacralità inviolabile. Quali stili di vita generano perversioni così dirompenti, pronte a degenerare nella violenza più inaudita? In che direzione sta cambiando la nostra Città di Sora? Bisogna ripopolare di figure educative valide, credibili e prestigiose le trincee della responsabilità  familiare, civile, sociale, istituzionale e religiosa, in grado di incidere a favore di una necessaria inversione di tendenza rispetto al diffuso permessivismo e al degrado della convivenza civile.

E’ l’ora del riposo e della speranza

Gilberta, che in vita non ha ceduto il suo corpo alla balordaggine della mania, ora riposa in pace, accolta dagli angeli di Dio e cullata dalla tenerezza della Madre di Gesù, anche Lei donna ferita dalla spada del dolore.

La ferita del distacco fisico da Gilberta diventi feritoia attraverso la quale passa la luce della Pasqua, della speranza nella vita eterna, e guardare oltre la coltre della tristezza e della disperazione.

A Gilberta ora non resta che il Cielo, e a noi lo sguardo elevato verso la dimora di coloro che oltre la vita terrena possono godere di una pace che non sarà mai più turbata dal male. Amen.

 

+ Gerardo Antonazzo

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