“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni magi giunsero da Oriente a Gerusalemme…”. Il Vangelo di Matteo di proietta all’interno del significato autentico dell’Epifania del Signore. Al di là dell’aggettivo indefinito, che non identifica con esattezza il numero di questi re, potenti della terra, i quali, seguendo la stella secondo la tradizione dello zoroastrismo, si inginocchiarono di fronte ad un Bambino deposto in un’umile mangiatoia, il racconto evangelico ci presenta Cristo che si manifesta al mondo.
E’ un messaggio di fratellanza universale quello che l’Epifania del Signore invia all’umanità intera: infatti Gaspare, Melchiorre e Baldassarre rappresentano simbolicamente tutti i popoli della terra che riconoscono il Salvatore del mondo, il Figlio di Dio. Anche i doni offerti a quel Bambino straordinario hanno una chiara valenza simbolica: l’oro sottintende la regalità, l’incenso la divinità, mentre la mirra è un unguento profumato che assume un duplice significato. Da un lato la mirra richiama l’Unto del Signore, il Messia atteso della profezia; dall’altro essa allude all’evento salvifico che dà un senso pieno alla storia di ognuno di noi. La mirra, infatti, serviva a cospargere il corpo dei defunti: la sua presenza nel giorno dell’Epifania anticipa il mistero pasquale, il sacrificio di Dio che redime l’umanità donando la vita eterna.
Il tempo di Natale, che terminerà domenica prossima con il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano, è tempo di grazia, perché se il Figlio di Dio non si fosse incarnato e, soprattutto, non fosse risorto per noi, come ricorda San Paolo, vana sarebbe la nostra fede.
E la Befana, che stanotte ha rallegrato gli animi di tantissimi bambini, che cosa c’entra con questa storia? C’entra, c’entra, perché le radici della nostra cultura affondano nel fertile humus della tradizione cristiana. Intanto il piccolo dono della vecchia con la scopa richiama il dono infinito dell’Epifania del Signore; ma soprattutto quella Donna Possedia, antesignana dell’odierna befana, che solcava i cieli di Roma e dintorni nei secoli passati, altro non è che una nobile citazione della preghiera che ci ha insegnato Gesù, nata dalla trasformazione della lingua dal latino al volgare: “dona nobis hodie” muta in Donna Possedia e, successivamente, nella storia della cara Befana.
Ricordando la splendida giornata di ieri con i fratelli malati e gli amici dell’UNITALSI, allietata durante la mattinata dalla preziosa visita di Mons. Vescovo Gerardo Antonazzo, oggi a San Carlo le prime ombre della sera sono scese con i bambini e le loro famiglie strette intorno alla Madonna di Canneto. Dopo la tradizionale tombolata, ogni ragazzo ha donato a Maria la sua personale preghiera…
Successivamente, gli amici della Chiesa di Sant’Antonio in Arpino si sono esibiti in uno strepitoso concerto musicale di fronte ad una platea gremitissima e competente. Il gruppo corale “Friends in Harmony”, magistralmente diretto dalla Maestra Monica Camerota, ha offerto alla Madonna e alla comunità tutta il suo meraviglio dono canoro… Gioite gente, è tempo di grazia!
– Carlo Giovannone